Ana Arabia”, regia di Amos Gitai, presentata al Festival di Venezia, è un unico piano sequenza di 81 minuti. Il film racconta, con grande intensità, la vita di una piccola comunità di reietti, ebrei e arabi, che vivono insieme in una enclave dimenticata al “confine” tra Jaffa e Bat Yam in Israele. Yael, una giovane giornalista, decide di visitare la piccola comunità. In quelle baracche fatiscenti, tra i frutteti carichi di limoni, circondate da gigantesche abitazioni popolari, scopre una serie di personaggi distanti dai cliché con i quali viene descritta la regione. Yael ha la sensazione di aver scoperto una miniera di umanità. Non pensa più al suo lavoro. Le facce e le parole di Youssef e Miriam, Sarah e Walid, e dei loro vicini e amici la introducono alla vita, ai sogni e alle speranze, agli amori ai desideri e alle illusioni. La loro relazione con il tempo è diversa da quella della città che li circonda. In quel luogo provvisorio e fragile, c’è la possibilità di coesistere, di vivere insieme.

Qui il trailer di “Ana Arabia”, ultima fatica del regista israeliano Amos Gitai.