L’artista napoletano Antonio Tarantino è ritenuto dalla critica specializzata uno dei più geniali e prolifici chitarristi di musica popolare brasiliana e flamenco. Ha collaborato con diverse case discografiche ed editrici tra cui Guitar Club, Chitarra Acustica, Guitar Media Collection, Eco, Berimbau, Fingerpicking, per citarne alcune; si è esibito con il chitarrista italo-brasiliano Antonio Pecci Filho alias Toquinho e lavorato con la PFM, Alex Britti, Nino D’Angelo e i Pooh. Inoltre nel 2016 è stato recensito da una delle migliori riviste di chitarra sudamericane, la Violào Mais. Le sue opere e composizioni sono conosciute e vendute in tutto il mondo, in particolare La chitarra nel flamenco moderno, edita in versione bilingue italiano –spagnolo, ha ottenuto un grande successo in Spagna e negli Stati Uniti.

Lo stile di Tarantino è uno originale, estroso, ibrido che spazia dalla musica melodica napoletana, alla musica brasiliana, dalle sonorità classiche al pop-rock, dal jazz al flamenco e alla musica latina. Il suo ultimo album, Brasileirissimo (pubblicato da Videoradio Edizioni Musicali), è caratterizzato dalle tonalità morbide e suadenti tipiche della tradizione musicale brasiliana interpretate, tuttavia, attraverso tecniche compositive moderne.

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In occasione dell’uscita dell’album, disponibile in tutti i digital store, lo abbiamo intervistato.

Antonio, lei ha studiato presso il Conservatorio di Benevento, successivamente all’Accademia Filarmonica di Bologna, ed ancora al Conservatorio di Napoli, specializzandosi poi in musica brasiliana. A cosa si deve questa passione?

Al fatto che parallelamente alla chitarra e musica classica ho sempre suonato musica latina talvolta collegandomi anche col rock. La passione per la musica brasiliana inizia intorno ai 15-16 anni dall’ascolto di Baden Powell, Toquinho, Joào Pernambuco, Paulinho Nogueira i quali mi hanno colpito subito per questo modo particolare di toccare e suonare la chitarra.

Qual è stata l’esperienza che l’ha maggiormente influenzata nel suo percorso professionale?

Tutte le esperienze mi hanno dato qualcosa di diverso e tutte hanno concorso alla mia formazione professionale ma se dovessi scegliere, direi la collaborazione avuta con la PFM nel 1995 dove il lavoro svolto in studio di registrazione è stata una vera e propria fucina per la mia crescita musicale.

Il suo ultimo lavoro Brasileirissimo, presenta delle sonorità molto delicate, a tratti malinconiche, ce ne parla?

Si, ho inteso questo disco in modo più intimo rispetto ai miei precedenti lavori discografici in quanto ho voluto avvicinarmi di più all’ascoltatore comune nel senso di non specialista del genere oltre che ovviamente agli amanti della MPB (Musica Popolare Brasiliana).

Il cd contiene 13 brani, tra tutti ce n’è qualcuno cui si sente particolarmente “legato”?

Certo, il brano da me composto “Bossa Saravà” il quale è stato creato con l’animo del musicista brasiliano associato ad un’italianità melodica con l’intento di unire le due culture musicali.

Un album dagli arrangiamenti delicati da gustare in totale relax.

 

 

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