L’attore calabrese, accompagnato da Massimo Garritano, porta in scena un reading dedicato alla figura dell’uomo che nel 1933 attentò alla vita del presidente Usa
Dietro la storiografia ufficiale, che ammanta di superficialità eventi e situazioni, si annidano tanti microcosmi che non avranno, forse mai, diritto di cronaca. Eppure sarebbe doveroso concederglielo, per dar voce a chi non l’ha avuta ma è stato ricoperto di oblio ingiusto, dettato dalla forza di chi, da vincitore, ha deciso di negargliela.
Su questa linea si colloca l’opera di Ernesto Orrico, attore e regista teatrale calabrese tra i più prolifici della nuova generazione, da sempre molto legato alla propria terra e attento a riproporre sul palcoscenico storie che indagano sul passato cercando di attualizzarlo alla luce del presente.
Storie che danno evidenza a personaggi dimenticati come Giuseppe “Joe” Zangara, anarchico calabrese nato a Ferruzzano (RC) ed emigrato in USA, che il 20 Marzo 1933, a soli 33 anni, viene giustiziato sulla sedia elettrica, nel penitenziario di Raiford, in Florida. La sua colpa, aver cercato di uccidere il presidente americano Franklyn Delano Roosevelt a Miami, in un attentato nel quale perse la vita il sindaco di Chicago Anthon J. Cermak. Una vicenda intricata e oscura, liquidata troppo presto da canoni e logiche frettolose che hanno deciso una linea in realtà assai poco chiara, di cui già si era occupato il musical del 1990 “Assassins” scritto da John Weidman e musicato da Stephen Sondheim.
Ma cosa aveva portato Zangara a quella decisione così cruenta? E chi aveva armato la sua voglia di colpire la più alta carica istituzionale nel paese che lo aveva ospitato? Orrico cerca con merito di dare una risposta a queste domande, nel reading “La mia idea“, che prende liberamente spunto dal memoriale scritto da Zangara qualche giorno prima di essere giustiziato, e che vede sul palco l’attore calabrese accompagnato dal chitarrista Massimo Garritano.
Uno spettacolo che è frutto di uno studio teatrale avviato da Orrico da qualche anno, che, attraverso la volontà di far luce sulle vicende dell’emigrazione italiana in America, mostra parallelismi quantomai evidenti con le migrazioni di cui è piena la cronaca dei nostri giorni.
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Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…