NoteVerticali.it_Anime nereOltre alle cartoline alimentate dai selfie estivi, che lo dipingono giustamente come un angolo di paradiso, il nostro Sud resta purtroppo una terra di mille contraddizioni, dove arretratezza e povertà fanno rima con miseria e violenza. Un’immagine ancestrale, selvaggia, alimentata certo da pregiudizi ma purtroppo confermata dalla triste realtà che vede la criminalità arruolare giovani alle prese con una disoccupazione galoppante. E’ un paese a due velocità, il nostro, che vede nel Meridione la patria di un disagio che la cattiva politica tende ad alimentare con lassismo e incompetenza. “Anime nere“, film di Francesco Munzi, è una sorta di “Gomorra” calabrese. Ambientato in Aspromonte, patria di Corrado Alvaro ma anche delle faide. Il lungometraggio, tratto da un romanzo del 2008 di Gioacchino Criaco edito dalla calabrese Rubettino, è prodotto da Cinemaundici e Babe Films con Rai Cinema, e distribuito dalla Good Films, e vede nel cast Peppino Mazzotta, Marco Leonardi, Fabrizio Ferracane, Anna Ferruzzo, Giuseppe Fumo e Barbora Bobulova. E’ stato accolto molto positivamente a Venezia (ben 13 minuti di applausi) ed è nelle sale italiane dal 18 settembre.

La storia è quella di tre fratelli, figli di pastori, vicini alla ‘ndrangheta, e della loro anima scissa. Il più anziano, Luciano, è anche il più distante mentalmente e geograficamente da Luigi, il più giovane, divenuto trafficante internazionale di droga, e da Rocco, milanese acquisito, che dietro l’apparente normalità, nasconde un destino da imprenditore con soldi riciclati dai traffici di Luigi. Esistenze apparentemente normali, nelle quali piomba il tarlo ndranghetista quando il figlio di Luciano, Leo, si trova a compiere un atto intimidatorio contro un bar protetto dal clan rivale. E’ il riacutizzarsi della faida antica, che riporta i tre fratelli in un orizzonte che sembra non essere mai cambiato, è il dramma che torna a vestire di tragedia il quotidiano, e che sembra tratto dalla tanta cronaca che purtroppo troppe volte dipinge la Calabria come un territorio senza legge.

Il film è stato girato nei luoghi del romanzo, tra Africo, Bianco, Bova e Locri, nel territorio figlio della Magna Grecia. Il dialetto usato dagli attori riempie di ulteriore veridicità le scene narrate, con una fotografia scarna e triste che tende ancor di più a caratterizzare le anime dei protagonisti tinte del nero colore del male. Una storia che mostra una realtà senza apparente riscatto, figlia forse di preconcetti e stereotipi, ma non lontana, ahinoi, da alcuni squarci di presente che abbondano a queste latitudini.

Guarda il trailer di “Anime nere” di Francesco Munzi:

 

 

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