La sveglia di Eli suona regolarmente alle 4.30. Dal lunedì alla domenica, con il sole o con la pioggia, d’estate o d’inverno. Eli vive a Ostia e lavora in un bar della periferia di Roma. Ogni mattina impiega due ore per raggiungere il proprio posto di lavoro, e ogni sera torna a casa non prima delle dieci. Ad attenderla, il marito Mario, pluridisoccupato e idealista, e quattro figli, dalla più grande alle soglie dell’adolescenza al più piccolo nato da pochi mesi. La sua esistenza è tutta qui: una combinazione meccanica di sveglia, caffè, autobus, metro, strada, parole e odori intervallati da un ristoro casalingo sempre troppo breve. La vita di Eli si intreccia con quella di Vale, sua coetanea e amica fraterna, figlia ribelle e promettente studentessa di Fisica che ha lasciato libri e probabile carriera in un cassetto per scegliere una strada impervia e di tutt’altra natura, quella dell’arte. Un’arte anch’essa ai margini: Vale balla nei locali notturni, sfidando le regole del perbenismo imperante, e attraversa la propria esistenza in bilico alla perenne ricerca di una propria identità.

A dispetto del titolo, “Sole cuore amore” è un film coraggioso, duro e spietato, che racconta senza falsi miti la realtà vissuta da tanti nell’Italia di questi anni. Una realtà fatta di precariato e di disequilibrio, tra esistenze ondivaghe che resistono alla violenza di una vita che non fa nulla per essere meno cinica di com’è, e non offre scuse e miracoli ad alcuno. Dietro la macchina da presa, un regista militante come Daniele Vicari (“Diaz“, “La nave dolce“) offre una vicenda di denuncia sociale senza appello, dove la vita scorre veloce e uguale come una corsa della metro, e dove lo smog arriva a corrodere persino l’anima, consumando a poco a poco giorni, sogni e passioni. Isabella Ragonese incarna una Eli cazzuta e angelica al tempo stesso, ottimista e amante della vita nonostante gli schiaffi e le brutture che le riserva. Un’interpretazione eccellente, diremmo da Oscar, che offre l’immagine di una eroina del giorno d’oggi, capace di difendere con le unghie e con i denti il proprio lavoro in nero e i maltrattamenti psicologici di un capo debole e inetto (il bravo Francesco Acquaroli) e di guardare al futuro sempre con ingenua speranza.

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Francesco Montanari è Mario, in perenne contrasto con se stesso per l’incapacità di trovare un lavoro, e costretto suo malgrado a fare il babysitter e il casalingo, ma in ombra rispetto alla figura della consorte, che ama e che non tradirebbe mai, ma con il cui spessore di vita non riuscirà mai a competere. Sorprendente Eva Grieco, che offre al tristissimo personaggio di Vale una connotazione quasi asessuata, tanto lontana da una femminilità mai ostentata, con la quale si trova perennemente a disagio, forse per un’educazione troppo rigida e ipocrita, e per la quale a farne le spese è il rapporto con la madre.

Nel vedere il film, presentato alla scorsa edizione della Festa del Cinema di Roma, abbiamo scorto alcune attinenze con altre due pellicole realizzate negli ultimi anni: “La nostra vita” di Daniele Luchetti, con Elio Germano e la stessa Ragonese, e soprattutto “Gli ultimi saranno ultimi”, di Massimiliano Bruno, con Paola Cortellesi in un ruolo magistrale, sovrapponibile a quello di Eli. Storie raccontate con registri forse più plateali, alle quali la regia di Vicari si contrappone per una narrazione talmente asciutta da sembrare quasi distante, e dove il commento sonoro in chiave jazz (le musiche sono di Stefano Di Battista) conferisce quella giusta astrazione che sembra quasi allontanare il punto di vista della macchina da presa da quello dello spettatore. Storie in grigio, che raccontano il dramma di personaggi in ombra, che risplendono nella propria dignità, e che l’attualità rende protagonisti loro malgrado del precario mondo del lavoro. Per loro non può certo bastare un corteo del Primo Maggio e un comizio dei rappresentanti sindacali. E sorprende quanto la realtà degli invisibili sia descritta non tanto e non solo con gli occhi dell’extracomunitario, ma con quelli dell’italiano, costretto suo malgrado a soccombere di fronte a una realtà cattiva e velatamente razzista – singolare la scena che coinvolge la collega di Eli e la cliente che le impreca contro – che sembra non poter offrire alcuna occasione di rivalsa. Storie minime alle quali i tg non abituano, perché probabilmente non rivestono abbastanza sensazionalità rispetto alla cronaca quotidiana, pur conservando una tristezza certamente non meno palpabile.

SOLE CUORE AMORE (Italia 2016, Drammatico). Regia di Daniele Vicari. Con Isabella Ragonese, Francesco Montanari, Eva Grieco, Francesco Acquaroli. Koch Media/Fandango. In sala dal 4 maggio 2017.

SOLE CUORE AMORE – Il trailer

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...

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