Sono passati appena due anni dal suo esordio come cantautore, un esordio inaspettato che fu insieme fulmine nel cielo fin troppo sereno della musica italiana e vera e propria manna sull’ormai quasi sterile terra del cantautorato, con quel Credo tutto personale che ha girato mezzo mondo mettendo d’accordo, rara avis, e pubblico e critica (qui la nostra recensione) – sono passati appena due anni e lui, Vincenzo Incenzo, torna ora con un singolo che anticipa un nuovo progetto discografico (Ego, previsto per settembre). Un singolo che è una cannonata d’innovazione e d’inventiva, una canzone che sin dal titolo (che si riallaccia idealmente al disco del 2018, anticipato dagli strali di Je suis) dichiara l’energia e l’entusiasmo, la polemica e lo slancio alla rinascita e alla rivincita che sono la sostanza di musica e parole: Allons enfants!
Scritto interamente da Incenzo e prodotto dal genio internazionale di Jurij Ricotti, Allons enfants! è uno di quei brani che hanno la rara capacità di sedurre e al tempo stesso straniare l’ascoltatore, uno di quei brani che sanno come accattivarsi un pubblico verosimilmente vasto senza però mai scadere nella banalità, nella faciloneria compositiva – uno di quei brani, insomma, che non si scrivono quasi più. Sì, perché una canzone estremamente curata, pensata, articolata e anche, in un certo senso, ostica per scelte di scrittura e d’arrangiamento, che però sappia trascinare e invogliare all’ascolto il pubblico più variegato è qualcosa a cui, oggi, non siamo quasi più abituati. E sta proprio in questa abilità lo specifico qualitativo e artistico, profondamente artistico, di Incenzo, che scrive seguendo sinceramente la propria vena creativa, le proprie urgenze espressive e emotive, fedele a se stesso e con se stesso intransigente, sempre devoto alla propria peculiare ricerca, riuscendo al tempo stesso a incontrare le esigenze del pubblico.
Merito, questo, della formazione e della gavetta anche, per dir così, letteraria di Incenzo, che sa usare gli strumenti più raffinati della retorica senza ostentarli, che sa veicolare messaggi e suggestioni dosando sapientemente – con studio e rigore, cioè, ma senza calcoli né inganni – prosa e poesia, riflessione esistenziale e tangibile critica sociale: “È questo il momento di far esplodere / i siti d’incontri e il populismo, / mandiamoli a casa gli opinionisti: / conservino il fiato per un orgasmo”. Non le manda a dire, come si dice, insomma, Incenzo, e quando canta “spariscano i tossici del consenso / e questa musica da trogloditi” non possiamo non sentire un brivido, a un tempo, d’imbarazzo e di fierezza: Incenzo non scrive né canta solo a noi, per noi, ma anche, senza peli sulla lingua, di noi e addirittura contro di noi – quel “noi” massificato che puntualmente si autoassolve accusando “loro”: “gli altri”. Ci costringe, allora, Incenzo, a fare i conti con gli aspetti deteriori della nostra società e di noi stessi, offrendoci, con sacrosanto orgoglio che non è mai vanità ma sempre slancio comunitario, quasi pedagogico, una prospettiva di vita sociale alternativa: ogni sua parola (e ogni sua nota: gli schiaffi che ci dà la partitura di Allons enfants!, ritornello in primis, mascherati da invito alla danza, hanno la forza del monito) vibra di protesta, di impegno mai blando. Fatto, questo, dimostrato anche dal singolo precedente ad Allons enfants!, Un’altra Italia, rilasciato agli inizi di giugno: “L’udienza è tolta / colpevole nessuno, / cavalca l’onda ormai / questa idea di uomo / di cui non ci sarebbe memoria / in un’altra Italia”.
Continuando così il discorso iniziato da Credo, Incenzo promette un progetto forse addirittura superiore al disco d’esordio, campione com’è di coerenza e di creatività, meritatamente nel novero dei nostri migliori cantautori: non ce n’era bisogno, in realtà, ma a quella manciata di scettici che forse ancora preferiscono ricordarlo esclusivamente come il brillante autore di canzoni per altri (Cinque giorni e L’elefante e la farfalla per Zarrillo, Il cavallo di legno per la Pfm, L’impossibile vivere, Pura luce, In apparenza e molte altre perle “di” Renato Zero ecc.) basterà ascoltare anche un solo passaggio di Allons Enfants! per prendere atto della qualità della musica di Incenzo: una musica che sa essere popolare e mai solo pop, ricercata ma mai virtuosistica, politica e impegnata ma mai partitica e manichea. Per prendere atto, insomma, della vera statura di Vincenzo Incenzo: cantautore.

Nasce a Roma nel 1993. Scrittore e critico teatrale, ha pubblicato i libri di poesia Pagine in corpo (Empiria, 2015) e L’uomo è verticale (Empiria, 2018) e il saggio critico Zero, nessuno e centomila. Lo specifico teatrale nell’arte di Renato Zero (Arcana, 2019). Dal 2017 collabora con il blog di R. di Giammarco Che teatro che fa su Repubblica.it.