A tredici anni di distanza dall’ultimo progetto, il cantautore “crepuscolare” pubblica un nuovo album di inediti.

NoteVerticali.it_James Taylor_Before this world_coverTredici anni è un arco di tempo sicuramente consistente. La realtà quotidiana delle persone si è fatta veloce, le informazioni corrono rapide. È diventato più arduo ritagliarsi un attimo di pace per meditare e ancora più difficile per un artista – tra l’altro meticoloso e intimista –  trovare un attimo di quiete per dare concretezza alle proprie idee. La volontà di riflessione ha segnato il percorso di James Taylor nella messa a punto del suo ultimo progetto “Before this world”: dieci tracce ideate con scrupolo e dedizione, in un progetto che ha avuto inizio nel 2010 con i colleghi Jimmy Johnson al basso e Steve Gadd alla batteria. Vengono inventate le armonie e gli accordi ma mancano ancora i testi.

Il cantautore si concede quindi una settimana a Newport (Rhode Island), e qui riesce a ritagliarsi il giusto spazio. Le parole vengono fuori come un flusso, come ci racconta Taylor nel libretto del disco: “Manciate di versi sono state segnate su tovaglioli e gli sviluppi, i piccoli stralci di musica, sono stati registrati con il telefono”. Nasce così questo ultimo lavoro, in cui la semplicità poetica della musica si sposa con un vero e proprio omaggio alle passioni e ai valori americani, un prodotto senza tempo che, nonostante non si faccia portavoce di nessuna novità, propone una autentica riflessione che pare non passare mai di moda, il tutto condito dalla voce nasale e sempreverde di Taylor.

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L’album si apre con la ballata dal sapore folk “Today today today”: il fingerpicking della chitarra e l’armonica fanno da supporto a una storia che racconta gli esordi, in riferimento al 1968 a Londra, e invita a guardare positivamente al futuro. Segue la delicata “You and I again”, dedicata alla compagna, con l’apporto corposo del violoncello di Yoyo Ma che dona al pezzo un’aria struggente e coinvolgente. I testi di “Angels of Fenway” e “Stretch of the Highway” richiamano atmosfere prettamente americane: l’una dedicata alla passione per il baseball (Fenway è lo stadio più vecchio degli USA) e l’altra è un invito a seguire il richiamo della strada, con una bella sezione di fiati che costituisce una sorta di risposta alla voce.

NoteVerticali.it_James Taylor_1In “Montana” si apprezza il timbro pastoso e morbido del cantautore, vicino al James Taylor degli esordi, quello che aveva tanto incuriosito Sir Paul McCartney e George Harrison tra le mura della Apple Records. Una bella prova di cantautorato è “Watching over me”, una sorta di ammenda, uno sguardo al passato da una prospettiva oggettiva; segue “Snowtime”, con le percussioni che arricchiscono notevolmente la sezione ritmica. Una menzione a parte va a “Before this world/Jolly springtime”, brano che dà il titolo all’album e che vede la partecipazione dell’amico Sting, oltre al ritorno del violoncello: il flusso del pezzo si ammorbidisce e si passa direttamente alla traccia successiva, con i cori che danno un azzeccato tocco country. I tempi di marcetta sul rullante di “Far Afghanistan” e la folk song di origine scozzese “Wild mountain thyme” chiudono il disco. Un album che sussurra, che non ambisce alla denuncia quanto piuttosto invita alla riflessione; soprattutto, un album che segna il ritorno in pista del cantautore sulla scena dell’inedito.