La musica è espressione nobilissima, che viaggia libera nell’universo della creatività, manifestandosi in prismi che riflettono connotazioni sonore variegate e distinte, che, unite tra loro, generano combinazioni artistiche infinite. Proprio come i colori, unici e diversissimi tra loro, ma al tempo stesso avvicinabili, e la cui fusione genera altre nuove meravigliose unicità. Musica e colori, un binomio naturale se si parla dei Multicolor, band giovane ma che ha già alle spalle percorsi creativi di rilievo. Stefano Mancuso, Riccardo Guido, Maurizio Mirabelli e Tonino Chiodo, quattro ragazzi di Cosenza che fanno musica, secondo uno stile interessante, producendo un sound piacevole e non banale, anzi. Atmosfere beatlesiane, e molti echi di progressive rock, per esperimenti sonori che hanno portato alla nascita di “Sunday”, il loro ultimo lavoro discografico, che viene presentato in anteprima assoluta al Teatro dell’Acquario di Cosenza, giovedì 8 gennaio, a partire dalle 21,30.
“Sunday”, che abbiamo avuto il privilegio di ascoltare in anteprima, è un disco corposo e libero al tempo stesso, dove le influenze del pop d’autore di matrice anglosassone non rappresentano puro esercizio di stile, ma sono esse stesse espressione di un percorso artistico con una propria identità. Arrangiamenti curati, testi in inglese e riff ricercati che restano in mente, dove l’avventura in note, sormontata da una struttura acusticamente solida, si fa eleganza d’insieme, e decorata di una certa crepuscolarità di matrice romantica che impreziosisce il tutto. Non vorremmo esser tacciati di blasfemia, ma a noi “Sunday”, declinato in otto brani, dalla titletrack a “No words”, fa venire in mente la PFM di “Chocolate kings”.
Abbiamo incontrato la band alla vigilia del debutto di “Sunday”.
Il titolo del vostro nuovo lavoro, ‘Sunday’, fa pensare alla festa (domenica) e alla solarità (sun, sole). Una lettura che suona in antitesi se messa a confronto con i suoni crepuscolari della titletrack e di diverse tracce del disco. Cosa ne pensate in proposito?
Il titolo dell’album è un inno alla domenica, il giorno del riposo, un riposo che è quasi diventato paradossalmente un’ossessione per i giorni nostri, trascorrere tutta la settimana senza una prospettiva lavorativa stabile pensandoci un po’ sembrerebbe essere sempre domenica, sempre a riposo. Paranoie a parte Sunday che è la prima canzone che apre l’album è un testo legato alla domenica immaginaria trascorsa in una casa ideale, un sogno di una vita, dove i bimbi corrono su per le scale a prima mattina e il pensiero di guardare il cielo terso e sereno. Dopotutto chi è che vorrebbe una domenica piovosa? La titletrack è stato un totale esperimento e ha meritato concettualmente il nome del disco.
Nelle vostre produzioni si percepiscono forti influenze musicali di impronta anglosassone. Quali sono gli artisti a cui vi sentite più legati? E nella scrittura chi o cosa vi influenza di più?
Ci si sente legati a tantissimi artisti del panorama Rock ma gli ascolti dei MULTICOLOR sono legati essenzialmente ad un ascolto “multicolore” per ogni componente escluso nessuno. Siamo grandi appassionati dei Pink Floyd, Led Zeppelin, dei Beatles, insomma i mitici anni ’60 in cui maggior parte della comunicazione musicale è esplosa in un progresso continuo e molte cose tralasciate sembrano essere sempre fonte d’ispirazione più alta…come dire “avanti”; una buona dose di musica elettronica ma prettamente fedeli alla linea della musica strumentale. La scrittura musicale e dei testi è sempre un grande “Ensemble” di energie e grande passione in cui ognuno da il suo contributo, cosa ci influenza sono i tanti stati d’animo della vita che va presa sempre con grande ironia.
Come mai la scelta di scrivere in lingua inglese? Un modo per mascherare le vostre emozioni, una strada per dare maggior spazio alla musica o un artificio per raggiungere un pubblico più vasto?
Tendenzialmente la seconda che hai detto (come disse QUELO di Guzzanti). Giusto, è il modo migliore per dar maggiore spazio alla musica poi se si è abbastanza curiosi, cosa rara, non diciamo tante cazzate, abbiamo comunque un minimo di filo letterario e poetico. Probabilmente un limite a livello comunicativo per chi è poco curioso, ma la musica è libera, tutti possiamo scegliere quale sia la canzoncina che va di moda al momento …magari fosse una nostra! E poi l’italiano è una lingua difficile musicalmente parlando, non è semplice non cadere nello scontato o banale…ricordiamo che i grandi autori italiani sono inarrivabili ed è sempre un po’ difficile creare un testo autentico.
Cosa pensare di poter aggiungere al panorama musicale contemporaneo?
Possiamo ambire al fatto di essere un gruppo di persone davvero umili e senza sovrastrutture che amano i propri strumenti e danno del loro meglio senza filtri, proprio come la nostra musica: emozionale, emozionante. La musica è la vera protagonista di ogni nostra creazione.
Come nasce una vostra canzone?
Un riff che colpisce, un accordo che svolta uno stato d’animo, ritmi coinvolgenti e armonie inaspettate. Questo è il mix giusto per la nascita di una canzone dei MULTICOLOR. I testi son frutto di ispirazione musicale e nascono immediatamente dopo…sembra strana come cosa ma è così il testo prende forma perfettamente su quello che suoniamo.
In ogni gruppo ciascun elemento ha uno specifico ruolo, indipendentemente dallo strumento che suona. In questo senso come sono organizzati i Multicolor?
Prediligiamo un LOW PROFILE di base per cui i ruoli non sono sempre così ben definiti. Ma il è bello è proprio questo! Dal caos si arriva sempre a definire se stessi in ogni situazione e in ogni spazio musicale. Ci piace l’improvvisazione, godiamo davvero quando siamo concentrati nelle nostre parti riuscendo a creare tutt’uno senza avere ruoli specifici, questa è per noi la vera organizzazione.
NoteVerticali.it è una testata digitale. Ritenete che la Rete possa migliorare la diffusione della musica o attraverso la pirateria può rappresentare un ostacolo?
Internet è il futuro che lo vogliamo o no, per cui è assolutamente uno dei migliori sistemi di conoscenza, creatività e interazione, senza ovviamente perdere di vista quello che l’universo dei contatti sociali autentici e dal vivo soprattutto. Esempio lampante sono gli appuntamenti musicali come quello di stasera al Teatro dell’Acquario di Cosenza che anche grazie a questa intervista sarà di gran monito per la buona riuscita dell’evento.
Oltre alla musica, ci occupiamo anche di letteratura, cinema e teatro. Ci sono opere letterarie, cinematografiche o teatrali che influenzano la vostra creatività e il vostro stile?
Bè il nome del gruppo è un derivato da Tecnicolor quindi tutta quella branca cinematografica dei primi anni ’60 che hanno restituito il colore alle immagini reali. Per esempio il nostro primo EP “First Spaceship on Venus” deriva ed è puramente ispirato al nome di un film del 1960 dalla regia di Kurt Maetzig. Ultimamente abbiamo pubblicato sul nostro canale youtube (MLTCLR) un inedito dell’EP: UPSIDE DOWN è stato un esperimento video ricreato con dei documentari anni ’30 ormai di dominio pubblico grazie alle Creative Commons di cui siamo forti sostenitori per un utilizzo creativo delle opere in genere.
Cosa si prova a suonare nella propria città d’origine, Cosenza?
È un grande privilegio suonare nella propria città, parliamoci chiaro, siamo sempre a casa nostra per cui è bello sentire il calore della gente che viene ad ascoltare la tua musica, a condividere con te questa grandissima emozione. Una piccola tournée è doverosa per un prodotto come MULTICOLOR, chissà anche all’estero?
Quali anticipazioni possiamo dare sulla evoluzione dei Multicolor?
Registrare i brani nuovi che sono ancora in fase embrionale per via delle mille rincorse ad una posizione lavorativa stabile, sperando che il mercato musicale si allarghi tanto da abbracciarci e accoglierci finalmente. Abbiamo comunque in progetto di registrare i brani che abbiamo elaborato due anni or sono con il mitico Alessandro Mazzotta (ex chitarra dei Miss Fraulein) sono dei pezzi eccezionali che non aspettano altro che le vostre orecchie.
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…