Superata la soglia dei 42 anni, il rapper milanese J-Ax è tornato a calcare i palcoscenici e gli iPod di tutta Italia con il suo nuovo disco, Il Bello d’Esser Brutti, realizzato a 4 anni di distanza dal disco precedente, Meglio Prima (?). Il lavoro, rilasciato dall’etichetta indipendente Newtopia (fondata dallo stesso Ax), è il suo quinto album da solista e complessivamente il suo 13° album in studio contando anche quelli con gli Articolo 31 e con i Due di Picche.
Il disco, uscito il 27 gennaio 2015, è stato anticipato dal singolo Uno di quei giorni con la partecipazione di Nina Zilli. Oltre a lei, il lavoro vede anche le collaborazioni di numerosi artisti della scena rap italiana: Club Dogo, Weedo e il suo compagno d’etichetta Fedez, ma anche Il Cile, Neffa, Emiliano Valverde e Valerio Jovine.
È un disco che prosegue un percorso musicale iniziato dallo scioglimento degli Articolo 31, percorso che ha cambiato spesso forma e toni, ma che è rimasto sempre identico nella sostanza. Dopo quasi 20 anni dall’uscita di Così Com’è (secondo album degli Articolo 31 vincitore di 6 dischi di platino) non ci sembra sia rimasto più nulla del J-Ax che spaccava i palchi di tutta Italia e che, ricordiamo, ha inciso uno dei primi dischi hip hop in italiano, diventando un capostipite di questo genere nel nostro paese.
Il J-Ax che possiamo ascoltare in quest’album è lo “zio d’Italia” (come lui stesso si definisce) che rievoca i bei tempi che furono, raccontando di quanto Rock ‘n Roll abbia fatto negli anni, ma in maniera in po’ nostalgica.
È proprio nostalgia la parola chiave di quest’album.
In tutte le tracce possiamo sentire un uomo vivere una profonda crisi di mezza età: già dalla prima canzone del disco, Intro, sentiamo Ax portare sulle spalle il peso della celebrità in un pezzo ricco di extrabeat e con una base molto melodica, tematica che sembra prolungarsi per gli altri 19 pezzi.
Non mancano certo le autocelebrazioni, presenti in Old Skull, e i riferimenti alla cultura Pop, segni distintivi del cantante di Milano.
Nonostante la freschezza delle produzioni che procedono su quei ritmi Rap n’ Roll da lui stesso creati, le sonorità del rappato e del cantato restano quel mix tra anni ‘90 e 2000 che non riescono a convincere.
Una delle poche note positive la possiamo sentire in Caramelle che vede la partecipazione del suo amico/nemico Neffa, altre testimonianza del riavvicinamento dell’ex sanguemisto al mondo hip hop.
Il bello d’esser brutti farà sicuramente contenti i fan più accaniti del rapper milanese, ma non ambisce a nulla di più di quello che gli abbiamo visto e sentito fare negli ultimi dieci anni.
Resta un album mediocre che è riuscito a vincere comunque il Disco di Platino dopo solo due settimane dall’uscita. Traguardo niente male, visti i tempi che corrono, e la difficoltà del riuscire a farsi notare in una scena, come quella hip hop, ricca di giovani talenti.
J. AX – Il bello d’esser brutti