Meno di venti minuti, mezza dozzina di shot uno dietro l’altro per una botta di comica adrenalina a indurre o accompagnare l’ultimo stordimento: ecco Il cielo non è un limite, il nuovo progetto della sempre mascherata ma riconoscibilissima M¥SS KETA. Un prodotto confezionato com’è nel suo stile, inconfondibile nelle sonorità meccanicamente elettroniche, tra techno di plastica e ritmi danzerecci, psichedelia e qualche guizzo di sperimentalismo, e nella scrittura paradossale, autoironica, a tratti irresistibile per geniale demenza (Giovanna Hardcore), a tratti spudorata (GBMH), carica di neologismi e forzature linguistiche (Photoshock), gergo da (post-)adolescente con la mania dello spritz (Rider Bitch) e tecnicismi più in.
Si diverte, M¥SS KETA, come s’è sempre divertita, ma si diverte da gran professionista, rigorosissima nel far finta di prendersi sul serio, e questo è ancora il suo talento migliore: sa come confezionare hit, come insinuarsi nelle orecchie e nei corpi dei propri ascoltatori, sa prendersi gioco di loro e di se stessa senza fronzoli che non siano quelli che lo spettacolo (la sua idea di spettacolo) prevede e pretende.
È tutto artefatto, tutto costruito, tutto sapientemente pensato e calibrato perché la macchina corra e investa chiunque, eppure, sarà per il cantato-non-cantato, tra finto rap e recitativi, sarà per la macchiettistica sensualità che anche in questo nuovo progetto la fa da padrone, alla fine il risultato cui ci si trova di fronte è quello di una grande spontaneità, di una naturale inclinazione alla scena. Scena, sì, ché questa ridda di suoni e di rumori, d’autotune e calembour sa più di varietà che di musica, più di commedia che di disco. E fosse pure, questa scena, il trionfo del trash, come sostengono i detrattori, è pur sempre un trash di gran qualità: il merito della leggerezza e della consapevolezza innalza M¥SS KETA al di sopra di tutti quei cantanti, di tutti quegli pseudo-musicisti che, incastrati nel più becero dei pop, si danno arie da grandi intellettuali.
Insomma: siamo proprio sicuri che “Anni 2000, dico, / è quello giusto: / si chiamava Wojtyla / aveva il corpo di Cristo” sia più trash dell’ennesimo infarto di un “cuore” in rima con “amore”?
M¥SS KETA – Il cielo non è un limite – Tracklist
1.Il cielo non è un limite
2.Giovanna Hardcore
3.gmbh (feat Lilly Meraviglia)
4.Rider Bitch
5.Photoshock
6.Diana (feat Priestess e Populos)
7.Due

Nasce a Roma nel 1993. Scrittore e critico teatrale, ha pubblicato i libri di poesia Pagine in corpo (Empiria, 2015) e L’uomo è verticale (Empiria, 2018) e il saggio critico Zero, nessuno e centomila. Lo specifico teatrale nell’arte di Renato Zero (Arcana, 2019). Dal 2017 collabora con il blog di R. di Giammarco Che teatro che fa su Repubblica.it.