Anticipato dal singolo “Il gioco”, 9 è, manco a farlo apposta, il nono album dei Negrita, band toscana di Arezzo, considerata da sempre come una delle più rock tra quelle italiane. Questa affermazione trova conferma nel fatto che il nuovo disco è sicuramente quello che più recupera le radici rock originarie della band.
L’album precedente “Dannato vivere” nacque purtroppo sotto una cattiva stella, in quanto in quel periodo la moglie di Pau lottava contro una grave malattia. Ora che il pericolo sembra essere scongiurato, l’intera band sembra aver ritrovato se stessa e ci propone un lavoro più lucido e con alla base un’idea ben precisa. Scritto esattamente tre anni dopo l’ultimo album, la nuova fatica della band arriva a pochi mesi dal successo del musical “Jesus Christ Superstar” al quale i Negrita hanno partecipato suonando riscuotendo notevoli apprezzamenti da pubblico e critica.
L’anticonformismo che ha caratterizzato i pezzi anni 90 del gruppo, si ritrova sicuramente nel brano “Poser” che ci colpisce non solo per le melodie tipicamente rock’n’roll, ma sopratutto per un testo che non le manda a dire: “Ora tutto è cambiato si governa coi selfie… Io vi scrivo distratto dalla terra degli elfi” così recita uno dei versi della canzone e la considerazione sul presente sembra essere molto chiara. Invece nella seconda strofa troviamo il riferimento al luogo in cui l’album è stato registrato, cioè in Irlanda. Contrariamente ai sentimenti di ribellione espressi da questo brano, il primo singolo “Il gioco” sembra più una sorta di malinconico ricordo del passato. E’ tuttavia un brano positivo e dal testo intenso cosa non rara quando si parla dei Negrita. Con il terzo brano dell’album “Mondo politico” ritorniamo un po’ a ciò che abbiamo detto precedentemente per “Poser”. Il testo è piuttosto diretto ed esplicito, e le melodie sono sempre squisitamente rock. “Senza alcun progetto per il futuro con le mani in alto e le spalle al muro l’uomo nasce e cresce in cattività l’uomo vuole sangue e sempre sangue avrà” . Si tratta di parole decisamente molto forti, ma riteniamo che sia proprio a questo che i Negrita devono il loro successo. Sono politicamente scorretti e senza peli sulla lingua. Sulla stessa scia si sviluppa il brano “1989”, a metà tra riferimenti storici come la caduta del muro di Berlino e la descrizione di un amore adolescenziale ribelle. E’ un bellissimo brano e il testo è espressivo e ti dà quasi la percezione di vedere davanti agli occhi ciò che Pau sta cantando. “L’incoscienza dell’età,volevamo solo andare via.A Berlino tutto ok mentre il Muro andava in briciole!” questi alcuni dei versi ricchi di significato della canzone, ma a nostro avviso per rendere bene l’idea della bellezza del brano, bisognerebbe citare l’intero testo.
L’attualità è il tema anche del brano “Il nostro tempo è adesso” melodia indie-rock che fa da contorno ad un testo amaro che rappresenta un po’ la situazione dei giovani di oggi: “Chi correva dal meridione pulisce i cessi alla stazione. E Rachele, innamorata da sei anni laureata. Costruendo una fortezza trenta metri di incertezza”. Questo è un brano che sentiamo particolarmente nostro e ci ha colpito al primo ascolto. Per quanto riguarda invece “Que serà serà” potremmo indubbiamente dire che è molto intimista e fa riferimento quasi sicuramente al vissuto di Pau, che dà prova di grande maturità artistica, in un pezzo molto nostalgico e intenso. “Ritmo umano” è invece un brano tipicamente da Negrita. Spensierato, diretto, una comunicazione di indipendenza. “Sono libero e ancora vivo livido ma positivo liquido come un rio. Libero a modo mio!” ci sembra di risentire la leggerezza di brani come “Rotolando verso sud”. La performance registrata si avvale inoltre della collaborazione di Ted Neely, attore,cantante e compositore statunitense che interpretò tra l’altro il ruolo di Gesù nella trasposizione cinematografica del musical “Jesus Christ Superstar”.
La quinta traccia è un vero capolavoro: si tratta di “Se sei l’amore”, ballad dalla melodia intensa e accattivante. Ha un testo da brivido: “Se sei l’amore, salvami se sei l’amore, curami e metti un freno, al mio disordine grattando via la ruggine.” La melodia è minimal all’inizio, per diventare piuttosto movimentata verso metà brano, quando al pianoforte leggiadro si sostituisce una bella chitarra elettrica che accarezza e valorizza la vocalità particolare di Pau. Il brano “Baby I’m in love” si fa notare invece per le sue sonorità decise e rock. La chitarra elettrica è padrona del pezzo, e numerosi sono gli assoli che lo compongono. Il testo è sostanzialmente romantico e ci fornisce immagini forti tipiche del modus operandi della band. Anche questo brano coinvolge e convince e rende bene l’idea del progetto base dell’album. “L’eutanasia del fine di settimana” è invece una canzone leggera e disimpegnata, ma non per questo priva di impatto. Sembra piuttosto riferirsi ad una condizione attuale e alla superficialità che spesso caratterizza il nostro mondo. Questa affermazione trova facilmente conferma nella parole del testo: “Segue guerra con lo specchio e la scarpa, quella giusta. Esce musica fetente dalla porta di un locale e scosciate reginette che si affannano ad entrare. Gambe lunghe come aironi trasparenti da digiuno affonderanno i tacchi a spillo dentro i sogni di qualcuno.” Ancora una volta i Negrita hanno il merito di far vivere all’ascoltatore le parole dei loro testi. Questo verso ci ha particolarmente colpito per la realtà che cela al suo interno e per la descrizione di qualcosa che accade praticamente quotidianamente sotto ai nostri occhi. Disimpegno si, ma tanta verità. La melodia è come sempre ispirata al rock e la chitarra è anche in questo caso, padrona del pezzo.
Tra melodie avvolgenti si sviluppa la romantica “Niente è per caso” in cui Pau canta le difficoltà e i timori di un amore vissuto a distanza. Le sonorità sono movimentate e le chitarre come sempre presenti. È un brano ben fatto e il testo è parecchio coinvolgente. “Non so fare a meno di te, è inevitabile” così una parte del testo, e crediamo che da oggi anche noi non potremo fare a meno di questo brano. Penultima traccia dell’album è “Vola via con me”, le cui sonorità ci riportano un po’ ai vecchi brani dei Negrita. La chitarra è davvero la protagonista fin dalle prime battute. Si tratta di una canzone d’amore e sembra ricordare a tratti la bellissima “Brucerò per te”. Il destinatario del brano è a nostro avviso ancora la moglie di Pau. “Mi hai offerto le tue spalle per raggiungere i miei sogni mentre i tuoi come la neve si squagliavano per terra.Porterò le tue catene affilando i miei pugnali,hai salvato la mia vita tu,il mio angelo senz’ali ”. Il brano è piuttosto breve e ha il merito di mettere ben in evidenza la musica, dando spazio a lunghi giri di chitarra. Questo forse era il vero intento dei Negrita.
L’album si conclude con il brano “Non è colpa tua” che si configura come una sorta di gioco tra i membri del gruppo e Shel Shapiro, che nel musical “Jesus Christ Superstar” ha interpretato il ruolo di Caifa. E’ un brano che abbandona le sonorità rock per rivolgersi più verso il blues alternato con melodie molto vicine al rock anni sessanta.
In un periodo in cui la musica italiana soffre l’assenza di grandi artisti, l’album dei Negrita era ciò che ci voleva. Originale e sopratutto originario, il rock dei pezzi vecchi come “In ogni atomo” si respira quasi in tutti i brani e Pau sembra aver ritrovato l’ispirazione che aveva perso nel precedente disco. “9” merita indubbiamente una valutazione positiva perché gioca a carte scoperte, perché è ribelle ma malinconico. I testi ci permettono di sentirci quasi protagonisti delle situazioni che vengono narrate al loro interno. Questo forse è uno dei più grandi meriti che un’artista possa avere, e i Negrita stavolta hanno fatto centro.
Negrita – 9 (Black Out). Genere: Pop rock. Tipo album: Studio. Pubblicazione: 24 Marzo 2015. Dischi: 1 – Tracce: 13. Durata: 54′