NoteVerticali.it_Janet-Jackson-Unbreakable-album-cover

Ha quarantanove anni. Trenta e più sono quelli di carriera alle spalle. E dopo sette anni di assenza, dopo la morte dell’amato fratello Michael, dopo l’assalto mediatico (ricordate il SuperBowl?), la regina del r&b è più in forma che mai.

Ormai è una donna e un’artista matura, che sa quel che vuole e conosce perfettamente il mondo della musica che eleva e allo stesso tempo demolisce i suoi miti. Per questo nuovo lavoro, uscito in Italia il 2 ottobre scorso, ha deciso di affidarsi proprio alla sua esperienza. Prodotto con la Rhythm Nation Records (da lei fondata), ritorna a collaborazioni “gloriose” come quella con Jimmy Jam e Terry Lewis con cui lavorò per il celebre album Rhythm Nation 1814 e The velvet rope, per citarne alcuni. Si perché, con Unbreakable, la Jackson arriva a sfornare il suo undicesimo lavoro. Il periodo che l’ha vista lontana dai riflettori le ha dato il tempo materiale, non solo di elaborare il lutto familiare, ma anche di riflettere su temi che forse nei suoi ultimi lavori aveva inconsciamente abbandonato.

L’album è stato anticipato da tre singoli: No Sleep, BurnItUp ed infine la title track. Inoltre la cantante ha deciso di anticipare l’uscita del suo album con un tour mondiale che è partito dal Canada ad agosto, per passare poi dagli USA verso il Giappone. La critica ha accolto il ritorno di questa grande artista con gaudio e apprezzamento, e questo non fa che aumentare le aspettative di ogni ascoltatore, anche il più profano del genere.

Bene, Janet non delude.

La tracklist vanta un elenco di 17 brani inediti, che raccontano la vita e descrivono l’artista e l’evoluzione emotiva che l’ha condotta ad oggi. In questo album infatti è presente tutta la sua personalità, la sua vita, i suoi pensieri, i suoi ricordi e le sue speranze. Musicalmente parlando, ricopre diversi campi e si districa agevolmente passando da un genere all’altro. L’ascolto parte con la title track Unbreakable, che è un vero e proprio omaggio ai fan che l’anno sempre sostenuta e mai abbandonata. Già la voce della cantante, a un primissimo ascolto, ricorda quella di Michael Jackson. Straordinario come per certe caratteristiche fisiche la genetica sia così gentile da regalare a più di un membro della stessa famiglia doni tanto preziosi come la voce e il talento. Michael in quest’album è una presenza imprescindibile. Lo sentiamo riecheggiare, la sorella lo vuole ricordare, ne parla, lo omaggia, lo vuole far rivivere con le sue parole e le sue note.

Ma già dalla seconda track, il tono viene smorzato e Janet ci regala momenti di puro dancefloor. Le sonorità e il testo di BurnItUp! e Damnn Baby ci portano in un club dalle luci psichedeliche. In BurnItUp! Janet collabora con la regina incontrastata dell’hip hop Missy Elliot e, con loro, non si può che ballare incoraggiando il DJ ad alzare il volume della musica. Lasciate alle spalle queste sonorità elettroniche, house, dance (anche piuttosto invadenti), l’ascolto ci sorprende nuovamente. Da questo momento, la Jackson inizierà a “parlare” di argomenti a lei cari e lo fa abbandonando il “chiasso” e abbracciando l’ascoltatore con sonorità più pop e melodiche. Con The great forever vengono introdotti temi attualissimi. Tra questi l’accanimento mediatico e le sue controindicazioni. L’invidia mediale è ormai un problema diffuso nella società dello sharing virale, ma la cantante non vuole arrendersi a questo dilagante problema. “Maybe you could get a life […] Living my life the way that I hope” è questo quello che si augura di poter fare.

Seguendo questa scia non possono mancare brani che trattano temi sociali, contro gli abusi, contro la violenza e l’intolleranza. “We tolerete no abusese”, “We are ready for real solution” (Should Know better). Si parla anche di femminismo e difesa delle donne di colore dalla discriminazione, tutti temi cari alla cantante (Lessons Learned). Non mancano altresì i ricordi autobiografici, che vengono raccontati in una ballad malinconica accompagnata con il solo piano (After you fall), dove l’artista canta la sua personale situazione di dolore in seguito alla perdita di un caro, alla fine di un lungo amore. Tutto per sfociare poi in quella che è la canzone dedicata al fratello, Broken Heart Heal, per la cui descrizione non bastano le parole. Un brano che deve essere ascoltato, per assimilarne in toto tutte le sfumature intimiste che lo contraddistinguono. “I remember it like yesterday. Amazing time while we were growing”.

Ovviamente, la Jackson non è ritornata per volersi snaturalizzare, anzi. E così ci propone diversi brani che ci riportano alla mente la sua immagine così com’è impressa nella nostra memoria, cioè la grande artista che ha segnato il mondo dell’r’n’b degli ultimi vent’anni. Ma è alla fine, con gli ultimi tre brani, che questo disco tocca i ricordi di un’intera generazione che con Michael Jackson e fratelli, è cresciuta e ha ballato. Con un brano dal ritmo incalzante, davvero piacevole da ascoltare (e riascoltare), che unisce il country, il folk con il funk tipico, Janet omaggia il ricordo dei Jackson Five, e riporta in auge il soul e con un uso della voce per lei quasi inedita, ma con la quale lavora egregiamente. Una Janet rinnovata e allo stesso tempo ritrovata. È stato un vero piacere ascoltarla nuovamente. Un’artista che ormai ha una carriera incredibile alle spalle, ma che è riuscita ad attualizzarsi senza snaturare le sue origini, riuscendo a proporre una Janet rinnovata nell’immagine e nella voce.

JANET JACKSON – BURNITUP!

 

Di Suhail Ferrara

Palermitana di origini asiatiche. Amore per il cinema, le istantanee e le storie. Scrive per dar voce alle sue passioni e vivere la vita è la sua aspirazione più grande. “Carpe diem” il suo motto.