Per chi non li conoscesse, i Fucina28 sono un gruppo rock indie di Pisa nato nel 2011. Si sono formati nel corso di una cena tra amici, e il 28 nel loro nome è il numero civico di casa del cantante, chitarrista e compositore Pietro Giamattei (Peter Kuntz). Gli altri membri del gruppo sono Andrea Marra (chitarra), Riccardo Di Paola (batteria) e Ornella Varvaro (basso).
Svariate le influenze del gruppo: nei loro brani si possono riconoscere sicuramente i Marlene Kuntz, i Verdena ed il rock italiano anni ‘90 nato dalle scie del post-punk, ma le loro sonorità si avvicinano più al rock classico che ad un indie rock particolarmente alternativo.
L’11 aprile esce La pace dei sensi – il Nulla che abbiamo avuto modo di ascoltare in anteprima. Si tratta di un buon disco, il cui titolo rispecchia appieno quello che è il mood di tutto l’album. Tranquillità, pace, calma: elementi racchiusi perfettamente nel riff di chitarra di “Nel paese di Pinocchio”, traccia numero due dell’album.
Il disco non è molto lungo, composto da 8 brani, si ascolta tranquillamente e con calma in un ora. I testi sono di stampo cantautorale e trattano principalmente di un disagio sociale nato dal vivere in una società superficiale come la nostra, a partire dalla canzone che apre il disco “Riflessione dei trent’anni”, fino ad arrivare alla title track “La pace dei sensi”; qualche eccezione si trova in “Amore Blu”, un pezzo il cui testo è quello delle ballad più classiche, ma al quale si aggiunge una linea melodica caratteristica del grunge.
Nel complesso, i Fucina28 non sono nulla di più di quello che appaiono: quattro ragazzi senza troppe pretese, con una grande passione, e che cercano di esprimersi attraverso suoni puliti, semplici, senza troppi fronzoli né melodie arzigogolate, anche se, rispetto all’album precedente “E’ arrivato il tempo”, sono stati fatti passi da giganti sia per quanto riguarda le produzioni (affidate ad Andrea Salvadori) sia per ciò che concerne la qualità dei testi, semplici da capire ma non per questo banali.
In questo lavoro si percepisce sicuramente una maturazione, ma rimane comunque la stessa linea direzionale, lo stesso filone narrativo del primo album; come dimostrato dall’inserimento nel disco di “L’incostanza Volume II”, arrangiamento in chiave acustica e più melodica de “L’incostanza”, brano contenuto in “E’ arrivato il tempo”.
Peter Kuntz e compagni sono ancora un blocco di marmo grezzo da scolpire (un marmo di ottima qualità); quindi, in attesa di un Michelangelo che tiri fuori un David, non ci resta che ascoltarli così come sono, apprezzandone la genuinità, l’indipendenza, e la loro voglia di crescere per arricchirsi personalmente e musicalmente, senza secondi fini.