Quando le radici dei propri luoghi d’origine possono evolversi indisturbate, esprimendo un afflato artistico sofisticato, si è di fronte a qualcosa di magico e irripetibile, capace di catturare le emozioni altrui e dar loro una linfa nuova e, perché no, piuttosto interessante. Un percorso semplice da esplicare, ma che ha una sua genesi complicata, fatta di esperienze pregresse dal notevole spessore formativo. Quanto detto sino ad ora rispecchia, in toto, l’ascesa di Gera Bertolone, una poliedrica cantante siciliana – oltre che clarinettista e etnomusicologa – che ha lanciato sul mercato, sotto le etichette Seahorse Recordings e Sonora Recordings, il suo disco d’esordio, La Sicilienne.
Un debutto voluto, agognato da tempo e perfezionato con cura maniacale grazie ad un background artistico e culturale di livello superiore, che ha il proprio punto di origine con l’avvicinarsi al mondo della musica e del clarinetto a soli 7 anni e l’ingresso pressoché immediato in numerose band locali. La passione per tutto ciò che concerne la musica, inclusa la scoperta dei suoi aspetti più reconditi, convince la ragazza di Mussomeli ad intraprendere gli studi di musicologia ed etnomusicologia presso l’Università di Palermo; un viatico che poi la condurrà a perfezionare il suo timbro di voce estremamente comunicativo, figlio di un repertorio classico ma per nulla superato.
Il successivo trasferimento a Parigi, nel 2009, allarga i temi alla base della predetta ricerca accademica, divenuta ormai un vero e proprio fattore di elevazione personale e professionale, inducendo Gera Bertolone ad iniziare numerose attività mirate alla preservazione del patrimonio culturale siciliano, come manifestazioni, iter formativi e molto altro ancora, in cui c’è il diretto coinvolgimento di luoghi ed istituzioni altamente prestigiose.
Giunti a questo punto, era quasi obbligatorio dare sostanza a quanto di buono era stato ottenuto durante un lavoro di tale portata, e La Sicilienne lo fa in modo a dir poco egregio. La sua tracklist è una continua rivisitazione in chiave moderna del repertorio classico siciliano, e non mancano i momenti in cui è facile lasciarsi andare alla commozione per via di una magnifica connotazione autoriale.
Poesia, amore per la propria terra e per i suoi tratti distintivi migliori, che vanno dalla flora alla fauna senza escludere il popolino, quello vero, immenso serbatoio di storie affascinanti, curiosità, attimi esistenziali . Insomma, un progetto musicale ambizioso, audace – anticipato dallo struggente video di La Sicilienne (Oh Nici, Oh Nici) – che non può non essere preso in considerazione se si è pronti a scoprire, o riscoprire, un universo tanto bello quanto distante dall’attuale quotidianità.