Un disco d’esordio di alto livello per Il Geometra Mangoni, che presenterà il nuovo lavoro anche in tour 

“I sogni muoiono solo un momento prima dell’alba,
quando fuori è ancora buio,
alcuni sopravvivono prigionieri fra legioni di luce
la normalità è annullarsi,
ma dentro di noi è ancora estate…”

NoteVerticali.it_GeometraMangoni_Lanticiclone-delle-azzorre_coverC’è un senso di attese e di speranze perdute nell’incipit di questo disco, che apre “E’ tutto qui“, prima traccia de “L’Anticiclone delle Azzorre” (QuiBaseLuna), album di esordio del Geometra Mangoni, all’anagrafe Maurizio, già lead vocal e chitarrista dei MURIéL. Il progetto musicale si declina in nove tracce che ci regalano un’intensità non comune. Parole e musica si susseguono incontrandosi in uno spazio indefinito, che lascia il posto a una visionarietà che accomuna l’intero disco. Brani certamente non facili, almeno al primo ascolto, che in prima battuta portano avanti un concetto di provvisorietà. Una provvisorietà che si respira tra i solchi di questo lavoro, e che contamina l’ascoltatore in modo senz’altro coinvolgente.

Fuori tempo, quale tempo, non ho tempo ancora…” canta Mangoni in “Un altro inverno“, e sembra raccogliere un senso di disequilibrio che lascia feconda la creatività, e che tuttavia apre alla speranza: “Ci sarà l’estate… che comunque arriverà…” declama poeticamente il Geometra nel bell’inciso del brano, che si accompagna a un video sui generis per ambientazione e soggetto, diretto da Giacomo Triglia, che porta il cantautore a impersonare una sorta di viaggiatore che all’interno di un treno interstellare viene condotto tra diverse epoche storiche.

Nell’insieme, i testi dell’album, coprodotto con Stefano Castagna, sembrano voler evocare una sorta di disagio esistenziale di fondo, a cui si accompagna un sound arricchito, forse troppo, dalla freddezza del synth, che ci pare ispirato a ciò che si ascolta in Nord Europa, con melodie in minore che si trasformano in maggiore in incisi quasi sempre intrisi di positività, o che almeno aprono al desiderio e, appunto, alla speranza: “Ci vestiremo dei nostri abiti migliori, faremo finta di non averli mai usati” tratta da “Ci lasceremo” è forse la migliore dichiarazione di intenti possibile per chi vuole superare il pessimismo e le negatività di un presente indesiderato.

NoteVerticali.it_IlGeometraMangoni_1Un disco fatto di istanti, che evidenzia l’importanza del presente, e del tempo nelle sue sfaccettature. Un lavoro che definiremmo anche ‘meteorologico’, e non poteva essere altrimenti, data la scelta del titolo. Il flusso delle stagioni appare infatti più volte a far capolino tra strofe e incisi, oltre a guadagnarsi in ben due casi (oltre a “Un altro inverno“, prodotto con Saverio Lanza, c’è anche “L’ultima estate insieme“, forse l’episodio più radiofonico dell’album) la palma del titolo. Ma ci sono anche “Fra giorni e poesia“, “La domenica” e “Domani” che mostrano una evidente influenza legata al concetto temporale e alla sua importanza evidentemente focale per l’artista. Il presente a volte, come proprio nel caso dell’intensa “Domani“, è visto addirittura come un concetto all’interno del quale si è abituati a rimandare ad altra data iniziative o assunzioni di responsabilità: “…la soluzione è tutta nel domani, domani cambierò casa, cambierò lavoro. Ma adesso c’è che dormirò…“. E ancora: “Oggi il vero uomo ancora rivoluzionario  è chi dorme fino a tardi e non sogna“. Un concetto oblomoviano, non c’è che dire, che mostra un suo piacevole autoconvincimento in un altro episodio del disco, “Organetto arancione“, quando Mangoni canta: “Siamo il braccio destro di tutti i nostri incubi. e ancora: “Acqua da bollire, siamo acqua da bollire.

NoteVerticali.it_IlGeometraMangoni_3In generale, “L’Anticiclone delle Azzorre” avvicina Mangoni alle migliori espressioni del nuovo cantautorato italiano di oggi: ci sembra di cogliere omaggi a Fabi e Gazzè, e una generale comunanza di intenti con Dente e Colapesce, specie in casi come “Fra giorni e poesia“, dove il cantato si fa più soft e la melodia strizza l’occhio alla ballad. Mancano però giochi di parole che restano in testa, e, forse, una certa autoironia che potrebbe rappresentare un plus non indifferente.

Certo, c’è anche una voglia di rifiutare etichette precostituite, che Mangoni canta in “La danza della formica“, brano in cui si esalta la necessità di emergere distinguendosi dal conformismo, di spezzare l’iter ciclico di chi non ha più orecchie (“Ballerò su questo stato, su questo sonno ucciso, che mi sta a suggerire tutti i miei sogni in tutti i miei giorni…“). E, in generale, una voglia di semplicità e di chiarezza, che al di là di ogni amplificatore emozionale, avvicini alle basi dell’affettività. Forse, allora, come canta Mangoni all’inizio del disco:

il senso è tutto lì,
fra sguardi semplici,
fra gesti stupidi,
fra i tuoi abbracci,
il senso è tutto qui…

Allora, anche i geometri hanno un cuore.

Non ci resta che ascoltare il disco anche dal vivo. Mangoni promette un live diverso dal solito, anche perchè sarà “aumentato”, grazie all’utilizzo di sensori di spazialità e strumenti modificati che interagiranno con la performance,  trasformando quindi l’artista in strumento. Si parte l’11 dicembre da Massa Carrara (Theremin Live Music), poi il 19 all’Antico Caffè Boglione di Bra (CN) il 19 dicembre 2015, e due tappe finora a gennaio: il 2 al Capanno Black Out di Prato e il 6 al FAQ Live Music Club di Grosseto.

 

 

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...