Una sera d’estate. Piacevole come l’aria che si respira dall’alto del Castello Svevo di Cosenza, restituito alla città dopo un lungo restauro. E allietato dalle note di Orelle, al secolo Elisabetta Pasquale, giovane cantautrice originaria di Bisceglie, che offre un live raffinato. Pop condito da venature jazz, con una vocalità intensa, che attraverso l’uso di commistioni inusuali dà credito a sperimentazioni acustiche che meritano attenzione.
Orelle ha pubblicato da pochi mesi il suo primo ep, ‘Primulae radix‘. Abbiamo avuto la fortuna di incontrarla al termine del concerto.
Il suo stile è un piacevole connubio di contaminazioni pop che non disegnano il rimando alla musica classica. Penso all’utilizzo del violino e del contrabbasso, ma anche alle atmosfere che l’uso del pianoforte consente di richiamare in chi ascolta. Un ‘caos’ che, in quanto portatore di ottime melodie, offre stimoli diversi e piacevoli. Qual è il segreto di questo mix tutt’altro che caotico?
Il piacere di ascoltare buona musica. Una buona metà di ciò che si scrive viene sempre dagli ascolti, l’altra metà dalle emozioni, sensazioni e esperienze personali.
In “Caos” canta “Vorrei scavarmi nel petto e vederci all’interno il vero riflesso di ciò che sento“. Ha il timore che quello che sente possa essere non del tutto compreso attraverso la sua musica?
Più che un timore è una forte probabilità, che non ricade solo su di me ma su chiunque si metta in gioco e esprima i propri pensieri, e questo non solo in musica ma nell’arte tutta, e azzarderei anche nella comunicazione interpersonale in generale.
Sempre in “Caos“, un brano che colpisce molto, il video offre una serie di suoi primi piani che si alternano a primi piani di altre persone, che cantano con la sua voce, mentre sullo sfondo scorrono, staticamente, immagini di esterni che danno l’idea della quiete assoluta. Una staticità d’insieme che contrasta in modo intelligente con il dinamismo che sembra invece sottinteso se si analizza la musica e il testo. E’ sua l’idea del video?
Si, l’idea iniziale è stata mia, ma è stata rielaborata e resa pratica in maniera eccelsa da Giovanni Labianca. Mi piaceva l`idea di rendere l`impressione di un caos interiore più che esteriore, nei pensieri non negli atti.
Il concetto di caos va di pari passo con quello di entropia, ossia quel concetto che misura il disordine presente in ogni sistema fisico, e quindi anche nell’universo. Quindi l’universo è per sua natura caotico. Ovvero: siamo destinati ad essere sopraffatti dal caos. Cosa ne pensa?
Ma magari! Eheheh.. Nel senso che siamo ormai talmente abituati a vivere incasellati, indirizzati e quindi assuefatti dal catalogarci da soli in schemi fittizi e inesistenti, che nel momento in cui smettiamo di farlo, anche per sbaglio, o qualcuno smette di farlo per noi, ci sentiamo persi. Sarebbe un bene riacquisire un po’ di quel caos primordiale, a parer mio.
Un’altra canzone interessante del suo disco è ‘Ballata dell’inetto’. Chi sono per lei gli inetti di oggi, e chi invece i furbi? E contro chi ha intenzione di combattere?
Come detto prima, viviamo in una società già prestabilita nei minimi dettagli. Gli inetti sono coloro che accettano il proprio ruolo passivamente, senza porsi domani sul dove, come e perché. I furbi, paradossalmente, li vedo in questo caso come figure positive, che invece riescono, o almeno provano, a divincolarsi da questi figuranti.
In alcuni suoi brani è frequente il riferimento alla natura. Anche la scelta di intitolare il suo lavoro ‘Primulae radix’ va in questa direzione. Cosa pensa dell’enciclica di Papa Francesco e del suo messaggio ecologico?
Non sono credente, almeno nel senso comune del termine. Mi indirizzo più verso una visione panteista della religione, quindi legata al tutto, alla natura.
Perchè la scelta del nome Orelle? E’ legato all’omonimo comune francese?
Orelle nasce dalla voglia di metterci la faccia : dalle ceneri di un vecchio progetto, durato pochissimo, in cui il mio nomignolo era “Elle” per assonanza con il mio nome Elisabetta, quindi “ora -elle” inteso come ora c`è Elle, ora ci sono io e sono sola. Poi mi piaceva un sacco il nome belga della sorella di un mio amico “Orelì” e Orelle è nato un po’ come vezzeggiativo. Ho scoperto dopo, anzi per la precisione un mio amico mi ha fatto conoscere, il comune di Orelle che, per ironia, io adoro e rientra perfettamente nei canoni di bellezza che potrebbe avere un villaggio di montagna nel mio immaginario. Credo che un giorno ci andrò in pellegrinaggio!
Si definirebbe cantautrice o è un titolo che le va stretto?
Sì, ammetto che questo titolo mi sta un po`stretto ma non per manie di grandezza, solo perché mi sento anche molto più vicina al punto di vista che può avere un musicista più che un cantastorie, e nei miei pezzi credo che ciò si percepisca, attraverso momenti strumentali o di solo. Come detto prima, non mi piace catalogare né tantomeno catalogarmi. Mi piace divertirmi, far musica in maniera spontanea e come mi passa per la testa.
In “Incantevole” c’è una lunga e bellissima coda strumentale, che abbiamo avuto modo di apprezzare anche dal vivo. Quanto un arrangiamento valorizza un brano già di per sé completo?
Beh moltissimo. Domenico Cartago in questo è stato fondamentale. È riuscito a capirmi e capire i pezzi, ha utilizzato le sue conoscenze sul piano, ma anche di armonia e arrangiamento, utilizzando i suoi mezzi per tradurre le idee si già complete che avevo in testa ma che senza sue determinate codifiche e studi sarebbero rimaste solo nella mia testa, appunto. Questo vale per tutti i brani dell’ep. Il suo lavoro è stato davvero preciso e essenziale per la realizzazione di Primulae Radix.
Tra le canzoni di “Primulae radix”, “Ipotesi plausibile” sembra la più autobiografica. E’ così?
Sì, diciamo di si. L`ho scritta in un momento di transizione sia a livello amoroso che di vita in genere. È un po’ come se avessi voluto fare una scommessa tra me e me, scommettendo di ritrovarmi nello stesso posto da lì a un tot di tempo, con gli stessi dubbi e perplessità.
Nei suoi live sente l’esigenza di omaggiare famosi colleghi. Con chi le piacerebbe duettare?
Mi piacerebbe un sacco duettare con voci quali Elina Duni, Thom Yorke, ma anche Snarky Puppy, Lalah Hataway, e tantissimi altri… Non sono brava in questo genere di risposte perché ascolto talmente tanta musica che non so scegliere!!
Nei suoi brani è frequente l’uso dell’inglese. In “Perfect Thought”, peraltro, canta solo in quella lingua. Perché questa scelta?
Il brano è stato un esperimento a porte aperte, nel senso che ho sempre provato a scrivere qualcosa in inglese, ma è il primo lavoro che pubblico ufficialmente in questa lingua. Non la sento particolarmente mia, ma se utilizzata a piccole dosi o comunque per determinati contesti, mi aiuta un sacco ad esprimere concetti che in italiano risulterebbero troppo prolissi.
NoteVerticali.it è un portale culturale che si occupa anche di cinema e letteratura. Se il suo lavoro fosse un film o un libro, cosa sarebbe?
Bella domanda.. Lo immagino con un ambientazione un po` fantasy un po’ reale ( io AMO il fantasy) , un misto tra atmosfere rilassate e cupe ma con costanti come natura, individuo e percezione del proprio essere e della propria intimità.
Cosa farà Orelle dopo “Primulae radix” e dopo i live di questi mesi? Quando ascolteremo sue nuove canzoni?
Questi mesi sono la palestra per l’Orelle di domani. Mi piace un sacco il live, mi diverto e sto bene. Capisco tanto su di me, sui ragazzi che mi accompagnano e sui pezzi del repertorio.. Le energie. Ma dopo questo periodo ci sarà un momento di stasi positiva per poter riordinare le idee, scrivere, arrangiare e far prendere forma a tutti i brani che ci sono e ci saranno, in modo da avere un`idea chiara sul prossimo album che dovremmo registrare nel prossimo inverno. Vorrei avere molto a disposizione per poter scegliere le parti e i pezzi migliori, senza accontentarmi.
ORELLE – CAOS
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…