NoteVerticali.it_IreneGrandi_4A cinque anni da Alle porte del sogno, Irene Grandi pubblica il suo nuovo album, Un vento senza nome. Un disco fresco, distante per musica e testi dal lavoro precedente, dove a trascinare l’album erano le ballad (la title-track, Stai Ferma, La cometa di Halley), frutto di collaborazioni con Francesco Bianconi e Gaetano Curreri. E, a ben vedere, la prima importante caratteristica di Un vento senza nome sta proprio nelle collaborazioni: Stefano Bollani, Cristina Donà ma soprattutto Saverio Lanza (che ha già lavorato con Dolcenera, la stessa Donà, Biagio Antonacci), produttore dell’intero lavoro. Veniamo ai brani.

A memoria, scritto da Cristina Donà, porta con sé una forma canzone particolare: una lunga strofa che si apre su un ritornello che sembra esplodere e invece resta soft la prima volta:

Sei la luna piena,
dove io ti vengo a cercare
e poi possiamo ancora salire…

 

dopo aver ripreso il bridge (Tu mi fai arrivare…) esplode invece in diverse variazioni pop rock:

Sulla luna piena,
dove stiamo atterrando proprio questa sera…
Tu mi fai salire e mi fai arrivare
dove io ti vengo a cercare
e noi vi saluteremo tutti questa sera…

Il brano si chiude con il primo verso e anche questo contribuisce a dare una sensazione di completezza, di perfezione. Bello.

NoteVerticali.it_IreneGrandi_3C’est la vie e Settimo Cielo (molto più bella la seconda) aprono solo la strada all’unica vera ballad del disco: Un vento senza nome. Dodicesima nella classifica finale di Sanremo, penalizzata forse dall’attacco vocale che spiazza un po’ l’ascoltatore, dopo le note dell’intro e dall’esecuzione sul palco dell’Ariston che tante vittime ha mietuto. Il ritornello, pur restando soft, si apre anche grazie al testo:

Non sei più tornata
Sei stata di parola
Non ti sei fermata,
con il vento sei andata
Via da te, via da qui,
via da tutto quello che…

È in questi brani che la dote interpretativa di Irene Grandi viene fuori nel migliore dei modi. Hanno scritto che il brano della Grandi ‘non aveva un senso’, ma forse è proprio quello lo scopo del brano: nessuna vera apertura totale, nessuna risoluzione, perché non sappiamo che fine abbia fatto questa donna, dove l’abbia portata il vento…

Casomai ricorda tanto la Irene grandi di qualche anno fa, piacevole. Belle Cuore bianco e Una canzone che non ricordo più. Musicalmente gli ultimi due intensi brani (Roba bella, Un’alternativa) sono un’escalation verso il recitativo , intenso e ipnotico, a cui è affidato il messaggio dell’intero disco:

Noi non siamo la nostra città,
la nostra auto, le nostre cose, i nostri desideri,
perfino i nostri pensieri noi non siamo,
noi siamo l’amore che emaniamo…

IRENE GRANDI – Un vento senza nome

 

 

 

 

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