Chi ruba può essere perdonato solo se confessa la propria colpa, e se dimostra di aver agito per amore. Come non poter perdonare perciò un ‘reo confesso’ che risponde al nome di Francesco De Gregori, specie se il frutto della propria ‘colpa’ è un omaggio in musica alle canzoni di uno dei suoi fari di sempre, Bob Dylan?
Si chiama proprio ‘Amore e furto’ l’ultima fatica discografica dell’artista romano, che vedrà la luce a ottobre. Undici canzoni scelte tra quelle poco battute del vasto repertorio di Mr. Zimmermann, tradotte, con arrangiamento originale. I brani, registrati durante le pause del ‘Vivavoce tour’ e la preparazione del concerto-evento del 22 settembre all’Arena di Verona per i 40 anni di ‘Rimmel’, includeranno titoli come ‘Not dark yet’ del 1997 (che è diventata ‘Non è buio ancora’) e ‘Subterranean homesick blues’ del 1965, che il Principe nel disco canta come ‘Acido seminterrato’.
Un amore lungo una carriera, quello di De Gregori nei confronti di Dylan, esplicitato da omaggi più che dichiarati: su tutti le storiche ‘Buonanotte fiorellino’, chiaramente ispirata dalla dylaniana ‘Winterlude’, e ‘Atlantide’, che si rifà a ‘Three angels’. Ma diversi sono i brani degregoriani in cui il Dylan-style è molto evidente, da ‘Cose’ del 1989 a ‘Finestre rotte’ del 2008. In generale, negli anni De Gregori ha modellato anche i suoi live secondo lo stile e l’impronta del folksinger americano, attirando spesso anche giudizi poco positivi da parte di chi – e noi siamo tra questi – ritiene che la poesia del cantautore romano sia unica e certamente non legata a influenze pur autorevoli come quelle di Dylan.
Ascoltiamo perciò senza preconcetti questo ‘Amore e furto’, in attesa, chissà, di qualcuno che, in Italia, tributi un omaggio discografico a Francesco De Gregori.
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…