Parlare di Antonio Tabucchi senza citare il Portogallo sarebbe un’offesa che lo scrittore nato a Pisa non meriterebbe. Tabucchi era italiano e portoghese insieme, amava Fernando Pessoa e Lisbona, forse perché aveva nell’animo lo stesso spirito di saudade e di dolcezza triste che si respira ballando il fado o sorseggiando una limonata affacciati sull’Oceano. Ma era pisano di origine, e come tale non disdegnava lo spirito polemico e ribelle tipico dei toscani, puntiglioso e aperto al confronto, divertito dall’ottenere arricchimento da posizioni diverse dalle proprie, purché espresse con coerenza e dignità.
Nonostante avesse già all’attivo diverse pubblicazioni, il mondo, me compreso, lo conobbe nel 1994, quando consegnò alle stampe ‘Sostiene Pereira‘, il suo capolavoro letterario, che fece man bassa di riconoscimenti conquistando il Premio Super Campiello, il Premio Scanno e il Premio Jean Monnet per la Letteratura Europea. La storia, ambientata nella Lisbona del 1938, violenta per l’oppressione dittatoriale ma bellissima e disincantata nei suoni e colori che consentono di omaggiarla ancora oggi, è un elogio partecipe alla libertà di informazione contro tutti i regimi: Pereira, giornalista mediocre, responsabile della pagina culturale del ‘Lisboa‘, ormai vecchio e stanco, scopre di avere un cuore militante grazie all’incontro con Monteiro Rossi, intellettuale e soprattutto partigiano, e finisce per svegliarsi dal torpore in cui era sprofondato invitando i cittadini a ribellarsi all’oppressione salazarista. Da ricordare il film, tratto dal libro, e diretto da Roberto Faenza nel 1996, dove a vestire i panni di Pereira è un Marcello Mastroianni da Oscar.
Altro episodio bellissimo e struggente, quello di Si sta facendo sempre più tardi, del 2001, racconto epistolare (Premio France Culture per la letteratura straniera) che finisce per elogiare la parola come elemento di modernità e di presenza che permane nel mondo consentendo di superare le sue brutture e le sue ingiustizie. Legato a doppio filo a quest’opera, Il tempo invecchia in fretta, del 2009, che illustra con estrema lucidità quanto la barriera del cronometro che segna la vita di ciascuno possa essere superata grazie alla potenza dei sentimenti.
Su tutto, come si citava all’inizio, Pessoa, il suo pessimismo e la sua modernità insieme, che Tabucchi sposa e fa propri, intuendo quale possa essere la forza della poesia. E quanto forte e dirompente possa farsi il ruolo di intellettuale, mai consolatorio, mai arido, ma sempre vivo e vigile, con il vizio di scrivere per indurre al coinvolgimento e alla partecipazione, e difendere la libertà, a tutte le latitudini, In Europa come nel mondo intero.
SOSTIENE PEREIRA – Scena finale
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…