Il 29 dicembre se n’è andato quello che secondo molti è stato il più grande calciatore della storia. Diversi gli epiteti e i soprannomi, da quello storico-sportivo di maggior prestigio, “O Rei do Futebol”, fino al soprannome Pelé, nato per scherno.

Edson Arantes do Nascimento lascia in eredità agli amanti del calcio immagini da capogiro, numeri stellari e una storia che lo lega indissolubilmente al Brasile e alla Seleção, con la quale ha conquistato tre coppe Jules Rimet[1] tra il 1962 e il 1970. Potevano essere quattro, se nel 1966 i difensori avversari non avessero compreso che per fermare quel funambolo di poco più di un metro e settanta, bisognava usare le maniere forti. Una strategia che non avrebbe però funzionato nel 1970, anno del terzo mondiale in quattro partecipazioni per la Seleção di Pelé che ad oggi resta l’unico, nella storia dei mondiali, ad aver vinto tre edizioni.

Tre come i mondiali vinti in F1 da Ayrton Senna, unica personalità sportiva, nella storia del Brasile, ad aver trasceso per talento, carisma, personalità e impatto sociale ed emotivo la dimensione sportiva, entrando nel cuore dei brasiliani e divenendo immortale.

Due leggende per certi aspetti simili, ad esempio per il loro perfezionismo nella preparazione fisica, per altre cose diversi come il cielo e la terra sulla cima di Monte Cristo, dove il Cristo Redentore osserva dall’alto Rio de Janeiro.

Si dice che i brasiliani abbiano amato di più Ayrton. Vecchi sondaggi[2] che osano l’inosabile: mettere a confronto due uomini che hanno fatto la storia dello sport e non solo.

Ma per quale ragione vi è questa idea? Forse perché Pelé, a differenza dell’altro eterno metro di paragone calcistico Diego Armando Maradona, ha mostrato uno spirito più conservatore, un animo che si è espresso con classe ed eleganza fuori dal campo, anche nella politica. Senna, al contrario, ha più volte sfidato il “sistema”, a partire dalla sua celebre guerra sportiva e mediatica alla fine degli anni ’80 con il presidente della FIA Jean-Marie Balestre.

Edson è sempre stato “perfetto”, Ayrton è stato un fuoco. Senna vinceva in F1 al volante di Lotus e McLaren quando il Brasile attraversava un periodo buio nel calcio, con una Seleção costruita su grandissimi talenti come Zico, Falção, Careca e Socrates che non riusciva a vincere il mondiale in un pesante digiuno iniziato dall’addio di Pelé. Due mesi dopo la morte di Ayrton, il Brasile sarebbe tornato sulla vetta del mondo a USA ’94, con il celebre e toccante striscione esposto dai Verdeoro al termine della finale vinta ai rigori contro l’Italia: Senna aceleramos juntos, o tetra é nosso. “Il quarto titolo è nostro”. Un passaggio di consegne intersportivo tra la F1 e il calcio, preceduto da quello, inverso, all’inizio degli anni ’80, che ha visto Ayrton diventa il più importante sportivo del Brasile, raccogliendo così il trono vacante di Pelé.

Una volta il cantante Toquinho ha detto che Pelé è stato il Senna del calcio[3], in una irrinunciabile tendenza ad avvicinare, anche solo per facilitarne l’adorazione, i due fenomeni.

Così, mentre il Brasile sognava, prima del maledetto 1 maggio 1994, un presidente come Ayrton Senna, Pelé diventava, nel ’95, ministro straordinario dello sport, carica che lo porterà a proporre una legge contro la corruzione nel calcio brasiliano. Un gesto che forse andrebbe rispolverato per poter ricordare l’impegno e i valori di Pelé, e il fatto che la sua perfezione esteriore non possa escludere a priori un coinvolgimento emotivo intenso, fatto di fuoco e di fiamme, con il suo Brasile; passione mostrata appieno negli anni della nazionale e attraverso quella fedeltà al Santos, il club con cui ha vinto dieci titoli nazionali e per tre volte la Copa Libertadores[4].

Il resto è storia: quantità e qualità dei goal senza precedenti, versatilità nella finalizzazione, livello tecnico sublime e una potenza di tiro non pienamente apprezzabile dalle immagini d’epoca. E poi il confronto con l’altro genio del calcio, Maradona: una rivalità che non si è consumata sui campi di gioco, ma nei dibattiti tra giornalisti, amanti del calcio e tifosi. Un dilemma senza possibilità di soluzione: chi è stato il migliore?

Infine, l’idea stessa che un singolo giocatore possa meritare, per talento, spettacolarità e carisma, di rappresentare l’intero mondo del calcio in un determinato momento storico, o addirittura metastoricamente.

Del resto, nel 1986, vent’anni dopo l’unico mondiale perso dai Verdeoro con Pelé in campo, Venditti cantava di quando “la regina d’Inghilterra era Pelé”…

 

 

[1] Dal 1930 al 1970 veniva assegnata la Coppa Jules Rimet in onore del presidente FIFA ideatore della competizione; dal 1974 si assegna la Coppa del Mondo FIFA

[2] M. Alves, The Telegraph, Inside Pele’s complicated relationship with Brazil, 29/12/2022

[3] E. Audisio, Repubblica, Saudade di Senna felice e vincente, 4/5/1994

[4] La Copa Libertadores è l’equivalente sudamericano della UEFA Champions League