Tra le forme d’arte, la musica è forse quella che più di tutte accomuna le persone. Ma ascoltare una canzone o un disco emoziona in maniera distinta, e la soggettività di ciò che ciascuno prova rappresenta una miracolosa sensazione di assoluto, che fa tuttavia tendere verso l’altro, in una forma espressiva che aiuta a migliorare i rapporti umani e le relazioni affettive e di amicizia. Dietro un’animo chiaramente rock, Cristina Donà non fa fatica a nascondere una sensibilità fuori dal comune, che la porta a scritture limpide e originali che toccano vertici espressivi di intenso lirismo. Anche l’ascolto di “Così vicini“, l’ultimo suo disco, che aggiunge nuove gemme al suo già nutrito repertorio, permette di aprire il cuore e la mente. Abbiamo avuto il piacere di incontrare Cristina alla vigilia del suo “Special Electric Tour”, una serie di concerti nei quali, accompagnata dalla band (Saverio Lanza, Emanuele Brignola e Cristiano Calcagnile), propone le canzoni del nuovo album.
Ascoltando “Così vicini” si ha l’impressione di un disco di maggiore intimità. È così?
Se intendi rispetto a “Torno a casa a piedi” sicuramente sì. Sono due prospettive, due inquadrature della realtà, completamente diverse. In “Così vicini” si avverte l’urgenza di una conversazione a due, la necessità di un “avvicinamento” all’altro, anche fisico, per eludere lo spazio che, nonostante tutte le nostre possibilità di comunicazione e di interazione, si sta facendo sempre più importante tra le persone. Il fatto che ci sia modo di comunicare con facilità non comporta automaticamente che si possa arrivare in profondità o che si possa risolvere l’aspetto della qualità nello scambio emotivo. Anzi. Guardarsi dritto negli occhi è senz’altro più efficace di quaranta sms.
Nel testo di ‘Così vicini’ sembra ci sia la volontà di ricordare il passato con tenerezza, quasi con nostalgia. È la sensazione che traspare anche dal video. Come guardi al passato?
Con curiosità e rispetto.
‘Il senso delle cose si nasconde dietro alle persone, e si racconta con parole silenziose’: un invito ad andare al di là delle apparenze, in un presente che sembra vestito di fugacità?
Cercare il significato di ciò che accade, utilizzare lo spunto creato dagli avvenimenti, soprattutto quelli dolorosi, per impreziosire le nostre vite di valore e senso è un esercizio difficilissimo. Resta uno dei suggerimenti più preziosi e vitali che abbia mai ricevuto e dunque ho pensato di condividerlo.
Tra i brani del disco, mi ha colpito molto “Perpendicolare”. Un inno alla sacralità dell’amore, quasi una preghiera laica…
Mi fa piacere ti giunga così. L’amore è una cosa sacra e come tale andrebbe trattata. Naturalmente non mi riferisco solo all’amore nella coppia, ma all’amore come sentimento verso ciò che ci circonda. A parer mio, questo sentire, non dovrebbe appartenere a nessuna religione, ma alle persone prima di tutto. L’energia, quella generata dell’amore come espressione “fisica” deve avere per forza una direzione. Quando è al suo massimo di potenza ed efficacia la immagino assolutamente “perpendicolare”.
Anche da questo disco, nonostante episodi di scrittura molto intima, traspare la tua anima rock. Con che codici oggi il rock può rappresentare la società e la vita delle persone?
Attraverso la profondità, l’energia e la sincerità, che ogni artista esprime a proprio modo.
La tua è sempre stata una scrittura poetica, fatta di ricerca linguistica e di scelta di termini mai banali. Che posto ha la formazione letteraria nella tua scrittura?
Purtroppo non ampia come vorrei. Amo leggere ma spesso non porto a termine le letture perchè la mente se ne va altrove e fatico a giungere alla fine di un libro. Lo so, è orribile. Il risultato del mio scrivere attinge da un misto tra cinema, arte, letteratura e soprattutto da un’osservazione della realtà, che da sempre mi affascina.
C’è un libro che ti rappresenta in questo momento?
Sto leggendo “Camminando”, l’ultimo libro pubblicato da mio marito, Davide Sapienza, e “Frammenti di un insegnamento perduto” di P.D. Ouspensky. Non so se mi rappresentano, diciamo che mi nutrono.
Dal disco al live il passo è breve. Hai sempre dato importanza alle tue performance dal vivo. Cosa è cambiato dalla prima volta che sei salita su un palco ad oggi?
Tutto e niente. Sono sicuramente più consapevole e matura. La mia voce è cresciuta e ha acquistato sfumature. Mi piace guardare la gente negli occhi mentre canto, cosa che non sapevo fare assolutamente quando ho iniziato. L’interazione con i musicisti è maggiore. Il desiderio bramoso e il godimento dello stare sul palco è sempre lo stesso.
Sono già passati 25 anni dalla caduta del Muro di Berlino. Che ricordo hai di quel momento? Quali muri vorresti abbattere oggi?
Ho un ricordo forte. Un senso di stranezza e libertà uniti al desiderio di raggiungere Berlino e vedere per capire, cosa che non ho potuto fare. Cosa vorrei abbattere oggi? il senso di impunità nel nostro paese. Il famoso “muro di gomma” giusto per citare una delle tante pagine nefaste della storia italiana che ancora che ancora cercano un colpevole. Credo sia il suo male maggiore.
NoteVerticali.it è un portale online. Che rapporto hai con le nuove tecnologie?
Timore, spavento, curiosità.
Pensi di ripetere presto l’esperienza di un disco (o magari un tour) anche per il mercato di lingua inglese?
A dir la verità vorrei andare all’estero con la mia lingua. Trovare un modo per farlo con una chiave originale e rappresentativa.
E…se non avessi scelto la carriera musicale?
Farei la pittrice o la fotografa, ma non in Italia. Già è difficile con il fare musica.
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…