Assegnati a Roma i David di Donatello per i titoli che hanno trionfato nella stagione . La cerimonia di premiazione ha visto avvicendarsi sul palco il gota del cinema italiano per celebrare quei lavori che si sono distinti per la capacità di intercettare pubblico raccontando storie. Io capitano di Matteo Garrone e C’è ancora domani di Paola Cortellesi si sono aggiudicati il maggior numero di statuette, rispettivamente sette e sei. Lavoro prezioso quello di Garrone che racconta l’epica di due immigrati dal Senegal nel loro viaggio per raggiungere l’Italia. Una favola moderna carica di passione che il regista romano confeziona in chiave drammatica mostrando tutta la sua capacità di rappresentare la verità. Esordio stupefacente quello della Cortellesi (che ha vinto anche come migliore attrice protagonista, mentre Emanuela Fanelli è stata premiata come miglior attrice non protagonista) che racconta una storia del dopoguerra italiano con passione degna del neorealismo. La sua protagonista è una donna che ricorda quanta forza ci sia stata nelle anime di madri, moglie, sorelle e figlie in grado di essere il perno centrale della famiglia. Il punto di forza del film è l’umiltà con cui la regista ha diretto e intrepretato l’opera alternando ironia e dramma in maniera degna del cinema classico.

Cinque statuette per il giallo storico Rapito di Marco Bellocchio. Partendo da un fatto di cronaca del passato, il regista piacentino confeziona una storia celebrale, dove le atmosfere horror s’intersecano con la riflessione. Ottimamente confezionato il film, indaga sulle conseguenze di un eccessivo radicalismo religioso in Italia mostrandone le origini. Il punto di forza in Rapito è la purezza formale nel rappresentare quanto alcune superstizioni siano difficili da superare.

Palazzina LAF, il film di e con Michele Riondino che esplora l’universo delle morti sul lavoro fino a raggiungere verità grottesca e reale allo stesso modo, è stato premiato per le interpretazioni maschili: lo stesso Riondino miglior attore protagonista e Elio Germano che ha vinto il premio come migliore attore non protagonista.
David alla carriera per per il musicista Giorgio Moroder e per l’attrice Milena Vukotic. La Vukotic ha attraversato cinquant’anni di settima arte lavorando con i più grandi e mantenendo intatto il suo talento nel caratterizzare personaggi di grande eclettismo. Attrice sopraffina, è stata in grado di passare da Cechov alla signora Fantozzi essendo credibile e molto affascinante.

La situazione del cinema italiano che esce da questa sessantanovesima edizione dei David è interessante. Titoli capaci di attrarre il pubblico perché bravi a inquadrare i sentimenti del periodo storico attuale dove le reinscrizioni abbondano. In un mercato che deve essenzialmente lucrare, è normale che le sfumature siano alleate poco efficaci. Un film richiede identificazione, occorre sposare una tesi e portarla a quella fetta di mercato che in essa si riconosce. Missione compiuta.

Di Paolo Quaglia

Nasce a Milano qualche anno fa. Usa la scrittura come antidoto alla sua misantropia, con risultati alterni. Ama l’onestà intellettuale sopra ogni altra cosa, anche se non sempre riesce a praticarla.