La musica può essere appiglio per le alte e le basse maree. Ma è anche il modo per immergersi nel proprio animo, esplorare se stessi e portare a galla, in forma di canzone, qualcosa che ci appartiene. E’ la filosofia dei Laboa, band torinese che ha all’attivo un’esperienza decennale. Enrico Spina (chitarra e voce), Nicholas Bena (chitarra), Alessio Scullino (batteria) e Andrea Albano (basso) offrono un rock crepuscolare, in cui predomina un suono post industrial che ben si sposandosi con le tematiche narrate dai testi.
Il loro EP d’esordio si chiama Fiumi e ci regala 5 canzoni intense che raccontano l’ansia esistenziale di chi si affaccia al mondo degli adulti non avendo affatto le istruzioni per stare a galla. Il singolo estratto dall’EP è Gaia, suona molto radiofonico e offre un ascolto piacevole, nonostante il testo esprima fondamentalmente il rimpianto per il passato che non tornerà (“Se si potesse, vorrei tornare indietro per prendermi cura di te…“). Al singolo si accompagna un video (girato da Edoardo Comba, Matilde Corno e Aurora Binotto e montato dalla band) che mostra i Laboa in un’uscita spensierata nelle campagne della provincia torinese.
Se il pessimismo che attraversa il disco è ben espresso nella ballad Non riesco (“Fumo le mie lacrime per dimenticarmi di te, dite che dovrei smettere di lamentarmi…“) il disincanto, altro tema ricorrente nel disco, si registra perfettamente in un verso di Diventare grandi, ultima traccia dell’EP: “Lavoreremo per pagare i danni, comunque vada andremo a confessarci. Come vedi resta solo cenere…“.
Fiumi è stato prodotto da Enrico Dadone, registrato e mixato da Edoardo Campia, masterizzato da Simone Squillario. La fotografia e l’artwork sono a cura di Maria Elisa Ferraris e Xavier Claro.
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…