Al Rendano di Cosenza è andato in scena l’adattamento teatrale dell’opera di Fabio Genovesi, con Angela Finocchiaro e Bruno Stori
Diceva Oscar Wilde che “la società spesso perdona il criminale, ma non perdona mai il sognatore”. Sì, perché sognare offre una prospettiva diversa alla realtà che come tale è accettata dalla stragrande maggioranza delle persone. Quella comfort zone che lascia ciascuno nella sicurezza del proprio limite, del proprio perimetro conosciuto e calpestato, che forse non si è mai amato, ma che si accetta perché di esso si conosce ogni palmo. Capita così che chi vive un’esistenza ordinaria fatta di giornate sempre uguali tra loro, di un lavoro ripetitivo, di rapporti finti, di stress, si senta come il fatidico criceto sulla ruota della quotidianità, senza rendersi conto di aver messo da parte per sempre le proprie ambizioni e i propri sogni. Come Angela, assicuratrice milanese che scopriamo in coda verso Roncobilaccio a causa dei vacanzieri che rientrano dal mare in una domenica d’estate. Sembra tutto normale, finché un’onda anomala la investe all’improvviso e la farà catapultare in un universo parallelo dal quale non riemergerà più la stessa.
“Il calamaro gigante”, andato in scena al Teatro Rendano di Cosenza la sera di sabato 9 novembre, ha aperto la rassegna “L’Altro Teatro 2024-2025”. Lo spettacolo, ispirato all’omonimo romanzo di Fabio Genovesi, con la regia di Carlo Sciaccaluga e la produzione esecutiva di Michele Gentile, ha visto avvicendarsi sul palco la coppia composta da Angela Finocchiaro e Bruno Stori. La prima, a incarnare l’assicuratrice milanese omonima dell’attrice lanciata nel 1979 da Maurizio Nichetti in “Ratataplan”, e il secondo nei panni di Montfort, sua guida e suo compagno d’avventura. Un personaggio strano, ispirato alla figura di Pierre Denys de Montfort, zoologo e naturalista francese vissuto a cavallo tra diciottesimo e diciannovesimo secolo che, nonostante gli studi e le scoperte che lo resero pioniere della malacologia e della concologia, perse la sua credibilità a causa delle sue teorie sul kraken o “calamaro gigante”, un leggendario mostro marino la cui esistenza sarebbe stata provata solo nel 1861, quarant’anni dopo la sua morte solitaria e in preda agli stenti.
Ma è proprio il calamaro gigante la chiave del viaggio affrontato da Angela e Montfort. Un peregrinare avventuroso a metà tra il reale e l’onirico, che consente ai due di imbattersi in situazioni che travalicano i secoli ma che sono tutte accomunate da uno stesso elemento: il coraggio. Quello di affrontare l’ignoto per andare alla scoperta di nuovi universi e per riconciliarsi con le proprie ambizioni e, appunto, con i propri sogni. Una drammaturgia originale e appassionata, che attraverso un approccio a tratti leggero e surreale ma mai banale, diverte e incuriosisce lo spettatore, avvolto dalla storia che meraviglia offrendo spunti continui di riflessione e tenendo elevato il livello di attenzione. Un adattamento teatrale efficace quello proposto, attraverso un’operazione non certo semplice, che unisce la recitazione alla danza e alla musica (firmata da Rocco Tanica e Diego Maggi). Angela Finocchiaro e Bruno Stori, entrambi bravissimi, affiancati da otto giovani performer (Gennaro Apicella, Silvia Biancalana, Marco Buldrassi, Simone Cammarata, Sofia Galvan, Stefania Menestrina, Caterina Montanari, Francesca Santamaria Amato) catturano l’attenzione di chi li osserva rapito e da loro si lascia trasportare in mondo in cui non esistono limiti. Una scenografia tutto sommato semplice quella curata da Anna Varaldo – grazie alle luci di Gaetano La Mela, ai video di Willow Production (per la regia di Niccolò Donatini) e Robin Studio, all’ideazione delle creature marine di Alessandro Baronio e ai costumi della Sartoria Teatrale Nanina – che è capace tuttavia di rappresentare abilmente ciò che l’immaginazione della voce dei personaggi riesce a rievocare.
Capita così alla protagonista Angela di tornare bambina e di ritrovarsi a scuola alla lavagna mentre sta disegnando il suo animale preferito, appunto il calamaro gigante, oppure a casa della nonna che al buio si rifugia nel ricordo del nonno, suo compagno di una vita. O ancora, a Montfort, di immedesimarsi in esploratori dimenticati come don Francesco Negri, sacerdote ravennate che, spinto da interesse naturalistico e dalla passione per la conoscenza, nel 1663 partì alla volta della penisola scandinava, e fu il primo viaggiatore in assoluto a raggiungere Capo Nord. O come il capitano di fregata Frédéric Bouyer, che, al comando del piroscafo francese Alecton sulla rotta della Guyana, per primo avvistò il calamaro gigante, ispirando Jules Verne che lo immortalò nel suo romanzo Ventimila leghe sotto i mari. E ancora, personaggi veri e presunti che i due protagonisti riesumano dalla propria fantasia, per viaggiare con loro e guidare lo spettatore alla scoperta di mondi lontanissimi nel tempo e nello spazio. E per invogliarlo a lasciarsi andare e a non perdere mai la speranza. Perché se esiste il calamaro gigante, metafora dell’impossibile che diventa vivo, allora tutto può essere vero.
La rassegna “L’Altro Teatro 2024-2025”, ideata da Gianluigi Fabiano e Giuseppe Citrigno, è supportata dall’amministrazione comunale di Cosenza e co-finanziata con “risorse PSC Piano di Sviluppo e Coesione 6.02.02 erogate ad esito dell’Avviso “Programmi di Distribuzione Teatrale” della Regione Calabria – Dipartimento Istruzione Formazione e Pari Opportunità – Settore Cultura”.
IL CALAMARO GIGANTE
dal romanzo omonimo di Fabio Genovesi
adattamento di Fabio Genovesi, Angela Finocchiaro e Bruno Stori
con Angela Finocchiaro, Bruno Stori
e con Gennaro Apicella, Silvia Biancalana, Marco Buldrassi, Michele De Paola, Sofia Galvan, Stefania Menestrina, Caterina Montanari, Francesca Santamaria Amato.
Musiche: Rocco Tanica e Diego Maggi
Regia: Carlo Sciaccaluga
Scene e costumi: Anna Varaldo
Disegno luci: Gaetano La Mela
Video: Willow Production (regia Niccolò Donatini) e Robin Studio
Ideazione creature marine: Alessandro Baronio
Costumi: Sartoria Teatrale Nanina
Direttore di allestimento: Daniele Donatini
Assistente regia: Silvia Biancalana
Assistente scenografa: Nina Donatini
Produzione: Enfi Teatro, Teatro Nazionale di Genova
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…