Abbiamo intervistato l’autore toscano che nel suo nuovo lavoro affronta tematiche relazionali partendo dalla storia di due fratelli
Fausto e Bianca sono in vacanza su un’isola, alla ricerca di una serenità che permetta loro di superare una crisi di coppia che li sta lancinando. Un loro momento di intimità è interrotto dallo squillo del telefono di Fausto. Il padre lo informa che Franco, il fratello gemello che vive con lui in un cascinale adibito ad agriturismo, ne ha combinata una delle sue, “una cosa brutta, una cosa grave”, e lo esorta a raggiungerlo. Il senso di responsabilità di Fausto e il fortissimo legame con il fratello lo portano a lasciare Bianca sull’isola e a recarsi subito verso il cascinale del padre, sperando che la faccenda si risolva in poche ore. In realtà non sarà così semplice. Fausto si troverà coinvolto in una vicenda i cui contorni resteranno oscuri fino alla fine. Ciò, inevitabilmente, finirà per minare il suo rapporto già precario con Bianca, la quale, rimasta sola, dopo la vana attesa del rientro del marito deciderà di raggiungere la sorella Azzurra, sua gemella, che si trova in vacanza con amici. Le carte si rimescoleranno in modo turbinoso. La realtà mostrerà a Fausto e Bianca, divisi non solo dalla distanza, un’immagine diversa da quella che si era manifestata fino a quel momento, e ognuna delle coppie di gemelli si riapproprierà della propria dualità esistenziale accorgendosi che in fondo non l’aveva mai smarrita.
Con “Le anime gemelle“, romanzo edito da Feltrinelli, Emiliano Gucci esplora le dinamiche di coppia intrecciate a quelle della gemellarità tra individui e, più in generale, ai rapporti familiari, offrendo una lettura dalla forte connotazione psicologica che appassiona e incuriosisce. Fausto e Franco, Bianca e Azzurra sono facce molteplici di destini apparentemente disgiunti, ma che in realtà si muovono lungo una bisettrice esistenziale che distrugge ogni vano tentativo di linearità, dove la solidità dei rapporti fra fratelli finisce inevitabilmente per intralciare e stravolgere le relazioni di coppia e dove i conflitti familiari irrisolti mostrano le proprie crepe nonostante gli anni e l’età.
Abbiamo rivolto alcune domande all’autore del romanzo, Emiliano Gucci, fiorentino di nascita e pratese di adozione. Di seguito l’intervista.
Il tema principale della storia è quello della gemellarità. Uno dei protagonisti, Fausto, nonostante l’età adulta e una vita indipendente, non riesce a liberarsi dal fortissimo legame che ha con il fratello gemello Franco. Abbiamo letto nel libro che l’idea della storia è venuta da una corrispondenza con una sua amica. Ha conosciuto coppie di gemelli che le hanno dato ulteriore ispirazione?
Indubbiamente quella corrispondenza è stata un motore importante, tanto che la prima lettera di Cristina, così si chiama l’amica in questione, è diventata pagina del mio romanzo. Ho dei cugini gemelli di cui ho ricordato qualche aneddoto d’infanzia, e avevo due carissimi amici gemelli, uno dei quali purtroppo oggi non c’è più. Non nego che in suo fratello, dopo la tragedia, io stesso abbia inconsciamente cercato la sua presenza, ciò che mi manca di lui, come se qualcosa vivesse ancora nell’uomo che porta il suo stesso volto.
Essere gemelli significa vedere inevitabilmente il mondo con occhi diversi da quelli degli altri. C’è un passo del libro in cui Fausto, a proposito del fratello Franco, scrive: “Non concepivo la mia esistenza distaccata dalla sua: stare al mondo era così. Altri bambini avevano un corpo e una testa. Noi eravamo due corpi e due teste”. Inevitabile, uno sdoppiamento di personalità che si propaga fino all’età adulta e finisce per condizionare le scelte di vita mettendo ciascun gemello costantemente alla ricerca della propria identità, soprattutto quando il fratello gemello cessa di essere specchio di se stessi per diventare invece suo opposto. Eppure Fausto è diverso da Franco, e i diversi destini che li distinguono nella vita di relazione lo testimoniano. Si può vivere in modo indipendente nonostante la gemellarità?
Sì, la citazione non è fedelissima al testo ma il concetto è quello. La ricerca di un’indipendenza, di un’identità, è proprio uno dei temi affrontati dal romanzo. Direi che la risposta a questa domanda ho cercato di darla scrivendo, ovviamente non puntando a una tesi assoluta ma limitandomi alla piccola storia che ho voluto raccontare, convinto che abbia tratti comuni con molte altre.
In mezzo ai due fratelli, c’è la figura del padre, che verso Franco ha un approccio quasi protettivo, mentre considera Fausto più maturo, caricandolo così di maggiori responsabilità che inevitabilmente finiranno per condizionare la sua vita. Fausto sembra attribuire proprio al padre la sua infelicità. Questo aspetto ci sembra sia stato volutamente marcato nella storia. E’ così?
Tra Fausto e il padre ci sono questioni irrisolte, c’è un non detto che brucia. E da parte del figlio c’è un’acredine che viene dal passato, da ciò che il genitore non ha fatto per instradarlo all’autonomia di cui parlavamo prima. Anzi, Fausto è convinto che il comportamento del padre lo abbia penalizzato in questo, tenendolo al cappio e in certi casi rendendolo una “toppa” per i guai combinati dal fratello. Va pur detto che in epoche passate l’atteggiamento dei genitori nei confronti dei figli gemelli era privo di tutte quelle accortezze che oggi troviamo banali: era molto comune dargli nomi simili, vestirli in maniera identica, fargli frequentare la stessa scuola e iscriverli alla stessa scuola calcio eccetera.
Lo sdoppiamento di personalità dei due personaggi si riflette anche nello stile narrativo. L’artificio adottato nel romanzo è quello di un capitolo narrato in prima persona alternato a uno descritto in terza persona. Questa soluzione è stata casuale o progettata volutamente sin dall’inizio della stesura?
Sinceramente io non lo considero un artificio ma piuttosto lo strumento migliore che potessi trovare, in un’opera simile, per restituire al meglio l’urgenza dei fatti, lasciandoci ascoltare di volta in volta anche il pensiero e la coscienza dei protagonisti attraverso la loro voce. Ed è proprio scrivendo che mi sono reso conto di questa necessità, dunque senza progettarlo a monte. In alcuni capitoli trovavo conveniente staccare da una narrazione in terza persona al passato remoto per immergermi nel vivere presente del personaggio, che poi per me è una persona vera, viva: leggere la circostanza coi suoi occhi, restituirla con le sue parole.
L’altra coppia gemellare della storia è composta da Bianca, moglie di Fausto, e da sua sorella Azzurra, diversissime sia nel corpo che nello spirito. Tuttavia, la sicurezza di Bianca finirà per vacillare proprio a causa dell’assenza di Fausto, impegnato a risolvere i problemi del fratello. Non sveliamo i dettagli, ma potremmo dire che le apparenti sicurezze di Fausto e Bianca vengono meno anche a causa dell’instabilità dei propri fratelli gemelli. E’ d’accordo con questa visione?
Sono d’accordo sul fatto che sia “anche” per questo, ma sicuramente c’è ben altro dietro il loro deragliare. Franco è destabilizzato anche dal proprio dissidio morale, dunque da se stesso, al cospetto di un fratello che compie azioni per lui riprovevoli: che fare, seguire il cuore o la ragione, coprirlo o denunciarlo? Al contempo Bianca perde le sue certezze di donna risoluta, vincente, quando la sorella sembra sul punto di raggiungere la propria felicità. “Soltanto una di voi due sarà felice”, avevano predetto due zingare al mercato, quando erano bambine, e adesso che quell’una non sembra essere lei, tutto vacilla.
La famiglia d’origine spesso condiziona le scelte future delle persone. Cos’hanno di diverso Fausto e suo padre rispetto al padre e al figlio protagonisti del suo romanzo precedente, “Con tutto il bene che posso”?
Beh, sono persone distanti, di certo colte in momenti diversi della loro vita. Daniele ed Enzo, figlio e padre in “Con tutto il bene che posso”, vengono raccontati durante una settimana in cui, costretti dalla fuga di Franca, madre e moglie, cercano di recuperare un rapporto affinché la donna si decida a tornare. E così provano a mostrarci il loro lato migliore, anche nel fare i conti con gli sbagli del loro passato, mentre in “Le anime gemelle” Fausto e suo padre sembrano sfidarsi, a tratti quasi volessero annientarsi a vicenda.
Un altro tema che compare nel romanzo, sia pure in modo indiretto, è quello della natura. Fausto torna dalla sua famiglia d’origine e assiste a uno spettacolo mortificante, quello del bosco e dei suoi abitanti quasi completamente distrutti dal fuoco e dall’incuria umana. Con l’estate, questo problema ricompare nella propria terribile drammaticità. Cosa si può fare secondo lei per preservare il patrimonio dei nostri boschi? Pene più severe? Maggiore sensibilizzazione?
Il problema c’è, ma io non sono uno di quegli scrittori che ha una soluzione buona per ogni male del mondo, anzi, a volte non ne ho una per finir bene la frase. Di certo vedo l’essere umano capace di non riconoscere più il padre e la madre, il nero e il bianco, l’ambiente naturale dal quale proviene, il valore della vita: immaginare di coltivare una coscienza ambientalista laddove si assiste a un azzeramento delle coscienze mi pare più illusorio che lodevole, opportunistico se non ipocrita. Come dire, il discorso dovrebbe partire da molto più lontano.
Curiosando nella sua biografia, scopriamo un ricordo molto intenso di Beppe Fenoglio, che da romanziere scrisse sulla Resistenza, affrontando pagine della storia italiana che forse sono poco conosciute ai più. In questi anni prende sempre più piede un vento di revisionismo che vorrebbe far sembrare quasi inutile celebrare la Resistenza e l’antifascismo. Cosa ne pensa in proposito?
Beppe Fenoglio fu anche tra i primi a raccontarci i lati meno romantici della Resistenza, quelli più raffazzonati, brutali, e nel salotto buono pagò in prima persona questo suo approccio non dogmatico alla materia che conosceva benissimo, partigiano e antifascista qual era. Ecco, già liberare la storia dai dogmi credo aiuterebbe a tenerla viva nel tempo e a preservarla dalle strumentalizzazioni delle mode di turno.
Come si è avvicinato al mondo della letteratura e quali sono le sue letture preferite?
Ricordo benissimo il primo libro “da grandi” che scovai su un bancone, al mare, da ragazzetto, e come convinsi i miei genitori a comprarmelo, come lo divorai, quanto mi affascinò. Era “Il colore dei soldi” di Walter Tevis, un autore di cui poi ho letto pochissimo, questo per dire quanto gli scrittori più importanti lo siano sul momento, per me, nell’innescare un qualcosa che spinge altrove, talvolta anche a non riconoscerli più. Mi sono nutrito di Fante e Bukowski a vent’anni, di Dostoevskij e Cechov a venticinque, e poi di Céline e Drieu La Rochelle, di Bernhard, della Kristof, poi del nostro magico Novecento… Adesso leggo di tutto e apprezzo anche diversi autori italiani contemporanei.
NoteVerticali si occupa, oltre che di letteratura, anche di cinema e musica. Credo che il romanzo si presti a una trasposizione cinematografica. In questo caso, volendo giocare con la fantasia, chi immaginerebbe nel cast e a che tipo di musica penserebbe come colonna sonora?
Spero che la trasposizione cinematografica sia presto una possibilità concreta, quindi eviterei di giocare con la fantasia e manterrei volentieri il silenzio in merito alle strade che potrebbero aprirsi in tal senso. “Le anime gemelle” è stato per lunghi tratti pensato per immagini, sarebbe indubbiamente bello vederle animarsi di vita propria sul grande schermo. Le mie idee di supporto, qualora fossero richieste, di certo non mancherebbero, specialmente sulla colonna sonora.
Emiliano Gucci, LE ANIME GEMELLE, 256 pagine, Feltrinelli, 2021.
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…