Pubblicato da Rizzoli, L’elisir dei sogni, il nuovo romanzo di Silvia Cinelli, è un tributo a una famiglia che di fatto non esiste più attraverso eredi veri e propri.
Ma le sopravvive la loro famosissima creazione Bitter Campari. O meglio, con il nome in cui nel tempo è diventata nota a livello internazionale: il Campari.
Campari è Gaspare Campari, il suo creatore. Il liquorista venuto a Milano con la sua esperienza già acquisita a Novara dove nel 1860, pochi anni prima, aveva gettato le basi per questo nuovo liquore amaro.
Campari è il suo bitter, dalla ricetta segreta e con le sue tipiche peculiarità come il colore rosso che lo contraddistingue. La sua creazione.
Campari è Davide, il figlio maschio non primogenito che anela a svolgere lo stesso lavoro del padre. E che solo i disegni del destino del fratello Guido, o meglio della Provvidenza in tal caso, gli permetteranno di realizzare il suo sogno.
Campari è il loro locale, prima nel Coperto dei Figini e poi nella Galleria Vittorio Emanuele II quando i primi furono abbattuti per far posto a quest’ultima.
Campari è anche la loro bottega, oltre al locale, e l’abitazione familiare al piano superiore del caffè.
Davide Campari è già alla nascita l’uomo del (suo) destino: primo bambino a venire alla luce proprio nella Galleria. Erede di Gaspare, dotato di spirito imprenditoriale da avere trasformato la bottega liquorista in impresa vera e propria con sbocco internazionale.
Il romanzo segue le vicende dei Campari, inizialmente guidati dalla vedova Letizia, dal 1882 che fu l’anno della morte improvvisa di Gaspare.
Ma è su Davide che inizia ed è su Davide che finisce.
L’autrice fa terminare la sua narrazione nel 1904, anno di apertura della moderna fabbrica a Sesto San Giovanni. Non arriva a un’altra data fondamentale: il 1915, anno in cui il Caffè Camparino, locale storico tuttora attivo nella Galleria milanese, viene aperto sempre dallo stesso Davide.
Tuttavia nel romanzo l’autrice sa restituire molto bene, oltre che in tono suggestivo, le atmosfere milanesi del predecessore Caffè Campari: aperto da Gaspare nel 1867, anno in cui forse non casualmente nacque Davide, rivive nella sua laboriosità e nel cuore delle vicende familiari Campari.
Perché Campari è soprattutto e a monte la famiglia stessa, con le proprie relazioni fra figli e fratelli che mutano nel tempo e che purtroppo si esauriscono senza una vera discendenza.
La cifra stilistica dell’autrice è quella di rendere ogni atmosfera viva e quasi tangibile. Le sue descrizioni di fatti e movimenti, anche di un singolo personaggio, sono quasi plastiche. E sempre evocano movimento ed energia.
Evocando in questo anche l’energia stessa di Milano, con la sua laboriosità non solo nella famiglia Campari ma anche in ciò che li circonda. Con la sua mondanità, richiamando nel Caffè Campari nomi illustri quali Giuseppe Verdi, Arrigo Boito e altre personalità allora in vista di politici e di artisti.
L’adiacente Teatro alla Scala, cuore del vero centro storico milanese, è presente come altri scorci altrettanto storici che vanno da Piazza San Babila a via della Spiga.
Perché la storia dei Campari (famiglia, caffè e prodotti) a sua volta fa da sfondo alle vicende socio-politiche di fine Ottocento; ai moti proletari del 1898 che, per contro, accompagnano la nascita dell’impresa di Davide.
Uno spirito imprenditoriale il suo che lo ha portato a cogliere, fra i primi di quell’epoca in fermento, rischi e opportunità dell’investimento pubblicitario.
Eppure Gaspare, senza il quale nulla sarebbe iniziato, non scompare del tutto.
Il flusso narrativo ogni tanto viene interrotto da brevi flashback che narrano il suo passato, la sua gioventù lavorativa e la sua avventura milanese sempre accanto alla moglie Letizia.
Su stessa ammissione dell’autrice nella nota finale, ciò che durante la lettura si sospetta siano delle licenze poetiche, si scopre che effettivamente lo sono. Nel rispetto, tuttavia, di date e di struttura portante sia della biografia sia del racconto.
Silvia Cinelli, L’ELISIR DEI SOGNI – La saga dei Campari, 333 pagine, Editrice Rizzoli, 2024.
Ha scelto di approfondire le materie che ama da sempre conseguendo una laurea in Lettere Moderne. Che in terra brianzola è di per sé una sfida. Ma specializzandosi in Storia del Teatro Inglese e Cinema è quasi incoscienza. Tuttavia, unendo lavoro pratico a collaborazioni artistiche, da anni si occupa di recensioni culturali e anche di editoria.