Il 29 novembre 2010 ci lasciava, con un gesto estremo, quasi come a voler farsi da parte in un mondo che forse non gli apparteneva più, Mario Monicelli. Tra i registi che hanno inciso più di tutti nel cinema italiano dal dopoguerra fino alla fine del Novecento, Monicelli, viareggino d’adozione, ha trasportato su pellicola la storia degli italiani attraverso un occhio critico, a volte grottesco, mai compiaciuto. Un occhio che ha messo a nudo i vizi e le virtù dell’italiano medio, attraverso personaggi comuni in balia di storie a volte più grandi di loro, a volte minime rispetto agli eventi che stavano accadendo attorno a loro, senza però mai denigrarli, anzi elevandone la dignità e la considerazione. E lo ha fatto nel modo forse più difficile, strappando un sorriso amaro, disincantato, disinibito, sincero.

Abbiamo raccolto di seguito i migliori titoli di una filmografia che attraversa mezzo secolo di cinema.

1. LA GRANDE GUERRA (1959)

Affresco melodrammatico antimilitarista che racconta le miserie dei soldati italiani al Fronte durante la Prima Guerra Mondiale. Un capolavoro del neorealismo post-rosselliniano con una coppia esplosiva quanto simbolica, Alberto Sordi e Vittorio Gassman, a interpretare il romano Oreste Jacovacci e il milanese Giovanni Busacca, due figure grette e meschine ma capaci di un ultimo atto di dignità che li consegna alla storia minima di chiunque. Espressioni di un’Italia colpita al cuore da un conflitto che cancellò i sogni di una generazione. Nel cast una indimenticabile Silvana Mangano.

2. I SOLITI IGNOTI (1958)

Ispirato da una novella di Calvino, il film racconta l’impresa poco degna di essere raccontata di un gruppo di ladri scalmanati alle prese con un colpo che avrebbe dovuto cambiar loro la vita. Primo ruolo comico di un Gassman proveniente dal teatro impegnato, il film ospita un cast d’eccezione (Marcello Mastroianni, Claudia Cardinale, Tiberio Murgia, Carlo Pisacane, Renato Salvatori) in cui spicca il cameo di Totò che da solo vale quanto tutta la filmografia comica dagli anni ’80 in poi.

3. AMICI MIEI (1975)

Film monicelliano solo nella regia ma non nella ideazione, considerando che il progetto iniziale era stato partorito da Pietro Germi, che non riuscì poi a terminarlo a causa della malattia che lo avrebbe portato alla morte.  Un film che però è monicelliano nell’anima, per la grettezza, anche qui, dei personaggi narrati. Un gruppo di amici che sfida tempo e destino lasciandosi andare alle burle più pesanti che non risparmiano niente e nessuno. Ugo Tognazzi, Philippe Noiret, Gastone Moschin, Duilio Del Prete e Adolfo Celi in un ritratto genuino quanto tagliente della società fiorentina e italiana degli anni ’70. Battute e gag memorabili, indimenticabile.

4. L’ARMATA BRANCALEONE (1966)

L’epopea picaresca raccontata dalla parte di un cialtrone dal cuore grande. Vittorio Gassman si supera e si esalta in un road movie ante littteram immaginato come esperienza di vita della gente comune precedente all’anno Mille. Originalissimo per contenuti, dialoghi, linguaggio, un film unico in tutti i sensi. Nel ruolo di un nobile dalla lingua lunga ripudiato dalla famiglia, un inedito  Gian Maria Volontè. Nel cast anche Catherine Spaak e Carlo Pisacane.

 

5. GUARDIE E LADRI (1951)

Tra i capolavori del neorealismo, il film, girato in coppia con Steno, regala una delle migliori prove attoriali di Tòtò nei panni di uno spiantato ladruncolo che cerca di sfuggire a un solerte quanto imbranato brigadiere, magistralmente interpretato da Aldo Fabrizi. Sullo sfondo, le famiglie di entrambi, e una storia che strappa qualche sorriso e tanta commozione.

6. ROMANZO POPOLARE (1974)

Una storia minima di provincia, che parla di sentimenti, di tradimenti, ma soprattutto di operai e di fabbrica. Accanto a Ornella Muti e Michele Placido, Ugo Tognazzi cuce sulla sua maschera attoriale il suo personaggio più riuscito. Intriso di malinconia e disillusione, di quell’animosità tutta lombarda e quella visione potenzialmente aperta ad affrontare, da “uomo degli anni settanta”, la vita con disincanto, l’operaio attivista sindacale tifoso del Milan e amico dei terroni che pensa con le parole di Beppe Viola e di Enzo Jannacci, che impreca per Rivera e che da “pirla martinitt” perde la testa per Vincenzina, e che, quand’e il momento, capisce che è ora di “salutare a centrocampo e andare…”.

7. I COMPAGNI (1963)

Tra i migliori film politici della cinematografia italiana, racconta la vita e le difficili conquiste degli operai di una fabbrica nella Torino di fine Ottocento, quando si lavorava ben quattordici ore al giorno. Marcello Mastroianni è il leader sindacale che tutti avremmo voluto conoscere, innamorato del socialismo e realmente povero in canna. Nel cast Renato Salvatori, Annie Girardot, Francois Perier e una giovanissima Raffaella Carrà.

8. TOTO’ E CAROLINA (1955)

Una storia che precorse i tempi e che per questo fu costretta a subire l’onta della censura. Il film fu distribuito, con numerosi tagli, ben due anni dopo la sua ultimazione. Totò interpreta un agente di polizia dal cuore d’oro alle prese con una giovane ragazza fuggita di casa perché rimasta incinta, interpretata da un’ottima  Anna Maria Ferrero. Nel cast un gruppo di indimenticabili attori quali Maurizio Arena, Arnoldo Foà e Mario Castellani.

9. LA RAGAZZA CON LA PISTOLA (1968)

Il film che consacrò Monica Vitti come attrice comica dopo le esperienze esistenzialiste con Antonioni. Una storia di femminismo ante litteram, che prende in giro valori ritenuti sacrosanti quali l’onore e il rispetto, ma anche gli usi e costumi british in un mondo che era ancora troppo grande per una ragazza italiana di provincia. Nel cast Carlo Giuffrè e Stefano Satta Flores.

10.  UN EROE DEI NOSTRI TEMPI (1955)

Alberto Sordi gigioneggia in una delle sue interpretazioni più memorabili dell’italiano mediocre. Sullo sfondo, una Roma in pieno boom economico dove però parlare di politica era quasi una colpa. Franca Valeri, Tina Pica, Mario Carotenuto, Leopoldo Trieste e due giovanissimi Giovanna Ralli e Carlo Pedersoli (prima di diventare Bud Spencer) in un film che fa sorridere anche oggi.

 

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...