Si apre, si richiude, si riapre, si riparte, anzi no, non è il momento, forse sì, ma non adesso – una data!, troppi dati: pochi dati, niente date. Tra annunci e ritrattazioni, ritardi e sospensioni, la musica e una parte del mondo dello spettacolo non sa ancora di che vita morire, ma per fortuna chi ha ben chiaro cosa fare e vorrà fare, nonostante l’atmosfera certo non aiuti, nonostante non aiuti certo nemmeno la cosiddetta narrazione, a starsene con le mani in mano proprio non ci pensa. Arriverà il tempo, si dice, un tempo non necessariamente nuovo né più buono, ma sicuramente altro, un altro tempo arriverà, e allora meglio non farsi trovare impreparati. Sguarniti. Sarà anche per questo, allora, che coloro che avevano davvero ben chiaro cosa fare non hanno smesso mai di farlo: hanno tirato dritto per la propria strada, lavorando e promuovendo nuovi progetti che, per le solite dinamiche di click e d’influenze, hanno avuto e hanno meno risonanza di altri niente affatto migliori. È per render giustizia a loro, dunque, nonché alla nostra onnivora curiosità, che abbiamo raccolto qui quattro dei singoli più interessanti ma meno pubblicizzati, usciti nel corso di questo ultimo mese di pandemia: il criterio, come il famoso trucco, c’è anche quando non si vede.
Amedeo Minghi, Navi o marinai
Torna, Minghi, e torna al mare, con le atmosfere classiche e umanissime che da sempre contraddistinguono la sua proposta musicale, in questo nuovo inaspettato singolo che conferma la classe e il carisma di una voce, una penna, un pianoforte che dire unici sarebbe riduttivo. Navi o marinai coglie in pieno la condizione dell’uomo oggi, la sua precarietà e le sue contraddizioni, ma senza mai scadere in didascalie o sterili cronache: è la lirica, una lirica tutta giocata su antitesi e opposizioni a strutturare il testo (“Saremo vinti o vincitori a scrutandoci allo specchio / prede o predatori con le ali nel cassetto”), ed è la lirica, un ispirato lirismo, a guidare i ritmi e la melodia di un brano che sembra viaggio, vera navigazione, tra potente malinconia di un porto e irriducibile speranza di un approdo.
Elasi, Souvenir
Ultimo estratto dal disco d’esordio, uscito lo scorso ottobre col riuscitissimo titolo di “Campi Elasi”, Souvenir è la dimostrazione di come si possano conciliare le esigenze della discografia contemporanea con la propria urgenza di fare musica, musica davvero. Elisa Massara, in arte Elasi, è cantautrice ironica e raffinata, leggera e colta insieme, che sa divertirsi e divertire con un gran gusto per la contaminazione tra stili e tra linguaggi. Prova ne sia questo brano, un divertissement che si muove su sonorità niente affatto scontate, un elettropop dal respiro internazionale che sa trascinare, al contempo, l’ascoltatore meno esigente e quello più severo. Merito, questo, evidentemente, di un talento che all’istinto ha saputo prima preferire e poi affiancare gavetta e gran preparazione tecnico-artistica.
Pierdavide Carone, Buonanotte
“Di giorno dimmi buonanotte” è solo uno dei paradossi cui Pierdavide Carone invita la topica “tu” di questa ballata romantica che colpisce per originalità e sincerità di scrittura. Peculiare cantautore che fino a qualche anno fa sembrava aver intrapreso la strada maestra per la popolarità (già Amico di Maria De Filippi, in gara al Sanremo del 2012 in coppia con Lucio Dalla), Carone rilascia un nuovo singolo che ha la forza limpida dell’autenticità: una canzone ben scritta e ben costruita, sentita e mai patetica, che s’inserisce nella tradizione del cantautorato d’amore ormai meno frequentato, grazie a immagini efficaci e non scontate (“ogni tua memoria / che fa rumore come un grattacielo in costruzione”) e a un cantato che all’artificiosità di certe mode preferisce un’interpretazione all’insegna della spontaneità, con un’attenta sintonia tra “cosa” e “come”.
Mont Joseph, Ritornaro
Di questo giovane francese avevamo già parlato in occasione dell’uscita del suo ep d’esordio, Paradis (qui la nostra recensione). Ora, a distanza di poco meno d’un anno, Mont Joseph rilascia un nuovo progetto che non vuole essere né brano né canzone. Dichiarato sin dal titolo il legame con l’Italia (l’imperfetto italiano, in perfetto francese, Ritornaro), un titolo che è promessa e forse anche speranza, forse minaccia o solo desiderio, Mont Joseph costruisce un nuovo tassello del proprio percorso scenico-musicale, con un pezzo che è ambiente sonoro, atmosfera, evocazione lirico-lisergica, vagamente sensuale, in cui la parola è ridotta al minimo, con gusto rétro e come cinematografico, quasi il pezzo fosse concentrata colonna sonora d’un film evidentemente autobiografico.

Nasce a Roma nel 1993. Scrittore e critico teatrale, ha pubblicato i libri di poesia Pagine in corpo (Empiria, 2015) e L’uomo è verticale (Empiria, 2018) e il saggio critico Zero, nessuno e centomila. Lo specifico teatrale nell’arte di Renato Zero (Arcana, 2019). Dal 2017 collabora con il blog di R. di Giammarco Che teatro che fa su Repubblica.it.