Abbiamo intervistato il musicista, compositore e arrangiatore cosentino che ha all’attivo diverse collaborazioni di rilievo (una su tutte quella ormai consolidata con la Brunori SAS) e che, con la sua band Red Basica, è tra i protagonisti di ‘Musica contro le mafie’
Sentirsi reclamati da un luogo, nel senso di un passato che torna ciclicamente, reclamando il proprio inviolabile diritto, con il risultato di mandare in fumo i propri piani di fuga. E’ quanto assorbito da Mirko Onofrio, musicista, compositore e arrangiatore di origini cosentine, ‘fiato storico’ della Brunori Sas e testa pensante in diversi progetti musicali ricchi di originalità. Ce ne sono attualemnte due che impegnano i giorni e le notti di Mirko. Da un lato, “San Fili Soundscaping“, un percorso intimo, fiabesco, quasi mistico, fatto insieme a Paolo Presta, alla ricerca di radici mai dimenticate. Una sorta di ineluttabilità psico-antropologica che, senza scomodare l’ancestralità cara a Vinicio Capossela, trasmette un senso di fortissimo legame con le proprie origini, letto e trasdotto attraverso il linguaggio che è proprio a Onofrio, quello musicale. E, dall’altro, “Facialized“, progetto nato e portato avanti con i Red Basica, gruppo pop-rock di otto elementi, e nel quale si guarda alla concretezza del momento storico che stiamo vivendo seppure – ci dice Mirko – “in modalità sempre piuttosto cripitche“. Eppure una cosa in comune i due progetti ce l’hanno: in entrambi i casi si tratta di musica “a spartito”, cioè interamente frutto di un lungo lavoro di composizione in senso “classico”, sia pure destinato a ragioni non certo accademiche. Abbiamo incontrato Mirko alla vigilia dell’esibizione dei Red Basica al MAM di Cosenza in occasione dell’edizione 2017 della manifestazione “Musica contro le mafie“.
La musica non ha barriere, nè limiti, quasi come la fantasia. Come concili la tua esperienza di ottimo musicista pop (in esperienze quali quella con Brunori, Colapesce, Dimartino, per esempio) con espressioni di sperimentazione pura quale San Fili Soundscaping?
Per me non ha mai rappresentato un problema conciliare percorsi musicali apparentemente o forse anche sostanzialmente antitetici, e anzi è proprio il poter variare (entro certi canoni) che mi rende la musica un fatto ancora possibile. Da ragazzino passavo con disinvoltura e senza filtri da Battisti a Luigi Nono e per fortuna quest’ attitudine alla trasversalità me la sono sempre portata un po’ dietro anche se nel tempo ho imparato a capirne e a rispettarne le differenze cercando piuttosto una strada per quanto possibile mia.
Parliamo invece dei Red Basica. Quali sono gli stimoli che si inviano e quelli che si ricevono da un’esperienza di band come la vostra?
Red Basica è nato come un cantiere in cui, forte della fiducia di musicisti straordinari, ho avuto la fortuna di mettere empiricamente a punto i miei brani in oltre dieci anni cimentandomi così di volta in volta in questioni tanto pratiche come la composizione e l’arrangiamento quanto estetiche e di linguaggio creandomi un repertorio di musica originale abbastanza corposo per lo più strumentale. In questo momento stiamo facendo conoscere Facialized, un unico brano di un’ora da intendersi più come una specie di “mini-serie tv di sei episodi senza immagini” che come una suite nel senso prog del termine. Il tema trattato, molto cripticamente a dire il vero, è quello della discrepanza tra la traduzione letterale e quella interpretata delle Sacre Scritture a cui fa da sfondo un’umanità spinta sempre più oltre per mano di Dei immorali e sanguinosi appartenenti alla nostra stessa specie. Ecco credo che la risposta alla tua domanda circa gli stimoli in entrata e in uscita trovi un sua legittima collocazione proprio nella “stranezza” e nell’impopolarità di certe proposte.
Torniamo a Brunori. In cosa sei cambiato da quando la SAS è diventata meritatamente un brand musicale di successo? Non pensi possa esserci il rischio di un appagamento, una sorta di ‘appiattimento artistico’, per chi come Dario ha iniziato dalla gavetta e oggi è diventato famoso?
Più che cambiato mi sono arricchito. Tutta l’umanità in cui ci siamo imbattuti, tutti gli artisti e le band incrociate durante i tour, tutte le figure che lavorando dietro le quinte rendono tutto ciò fattibile, i locali e i teatri, gli studi radio-tv, le città che altrimenti non avrei visitato etc sono tutte cose che inevitabilmente ampliano la visuale e quindi il modo di vedere il mondo che, grazie alla formidabile persona che è Dario, ogni tanto vedo anche io a colori! Per quanto riguarda il rischio di un appiattimento artistico non vedo il pericolo perché la sensazione generale, anche se l’anno prossimo festeggeremo i dieci anni, è quella di un’avventura appena iniziata.
La partecipazione tua e di altri artisti a Musica contro le Mafie testimonia un impegno civile che ben si sposa con quello artistico. Secondo te il mondo musicale – e quello culturale in genere – è abbastanza attento ad accogliere gli stimoli e le richieste di aiuto che arrivano dalla società civile, specie nei contesti di maggior degrado?
Non penso che la musica possa sostituirsi alla politica e sinceramente non so se oggi come oggi più che della musica il mondo abbia bisogno di fermarsi un attimo a riflettere seriamente sui rischi che corre per il solo fatto di esserci. Certo la musica come l’arte in generale possono “smuovere le coscienze” ma il lavoro sporco purtroppo tocca farlo a chi governa e a chi viene governato e allo stato attuale delle cose l’emergenza mi sembra più di tipo civile e ambientale che culturale. Però sì la musica può causare in una persona quell’impulso, quella specie di illuminazione che lo porta poi a rivedere la realtà in un modo anziché in un altro, e quindi a comportarsi di conseguenza in quello che comunque sembra un inesorabile tira e molla tra il bene e il male. A dirla tutta, io sono poco fiducioso, credo che la fase calante dell’umanità sia in atto già da un bel pezzo e che la musica come da sempre sia un modo per eludere la fine, ma che diritto ho di restarmene in silenzio?
Che progetti hai in cassetto?
No, devo andarci piano con i progetti altrimenti poi ci si disperde. A parte Brunori Sas solo San Fili Soundscaping e Red Basica. Andando vedendo…
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…