Giuseppina Torregrossa confeziona una classica storia a tinte gialle, tra tanti sospettati e un antieroe chiamato a risolvere il caso
Ci sono giorni nei quali morire dovrebbe essere vietato. La vigilia di Natale, per esempio. Quando tutto il mondo che vive secondo ritmi da calendario decide che è giunto il tempo per essere più buoni, per dedicarsi alla famiglia e per mangiare senza problemi di tutto e di più. In realtà non è così, per cui capita che si muoia anche alla vigilia di Natale. Come succede a Michele Noci, anziano amministratore di un grande condominio romano, uomo dal fisico e dal carattere prepotente e dai modi turpi e grossolani, che viene trovato morto nella tromba delle scale proprio la mattina del 24 dicembre. Un episodio certamente inatteso, che sconvolge gli equilibri dei condomini e stravolge i piani di Mario Fagioli detto “Gladiatore”, ispettore svogliato a due anni dalla pensione, stanco della professione e della vita privata dopo una carriera che prometteva esiti di tutt’altro genere e un’esistenza caratterizzata dalla profonda solitudine. A Fagioli vengono affidate le indagini, con l’indicazione che egli chiuda prima possibile il caso archiviandolo come morte accidentale. In realtà, dopo una iniziale ritrosia, Fagioli si appassiona alla vicenda, scoprendo un mondo di intrecci e relazioni tra i condomini che rendono sospettabile praticamente chiunque.
Un condominio è la rappresentazione metaforica della società umana. Un luogo dove in superficie tutti si rispettano, ma dove a volte si possono nascondere sentimenti che vanno ben oltre le apparenze. “Morte accidentale di un amministratore di condominio” di Giuseppina Torregrossa parte da questo assunto per raccontare una storia di cronaca nera che si svolge all’interno di un universo variegato e originale come solo un agglomerato urbano può essere. Un intreccio di storie, di vissuto, di relazioni, di invidie, con i personaggi che si muovono sul naturale palcoscenico della vita ondeggiando tra il rimpianto e la maledizione per un’esistenza ormai segnata dagli anni e dalla vita. Il romanzo, edito da Marsilio nella collana Lucciole, si connota sin da subito a tinte noir a causa dell’evento scatenante, la morte dell’amministratore di condominio, persona temuta e odiata da diversi residenti dello stabile. L’ispettore Mario Fagioli, a cui viene affidato il caso, è il classico antieroe, personaggio sempre ai margini della vita, senza una famiglia, senza un ruolo specifico in un lavoro che svolge ormai quasi per inerzia sognando l’agognata pensione. La palermitana Giuseppina Torregrossa, da navigata scrittrice (di cui ricordiamo Il conto delle minne, edito da Mondadori nel 2009, tradotto in dieci lingue) ha il merito di coinvolgere il lettore conducendolo verso l’evoluzione di una vicenda che, al di là del piano narrativo tendente al giallo, offre spunti di leggerezza e di caratterizzazione spinta dei personaggi, attraversando binari a volte prevedibili, a volte inattesi. Come nel più classico dei gialli di Agata Christie, diversi sono i sospettati, ognuno per una motivazione ben plausibile. Su di loro si avventa l’intuito di Fagioli, distante anni luce dall’eleganza di un Poirot, ma dotato di un acuto spirito di osservazione che sovrasta la sua iniziale indolenza.
Un volume piacevole da leggere, per la soddisfazione di ogni lettore.
Giuseppina Torregrossa, MORTE ACCIDENTALE DI UN AMMINISTRATORE DI CONDOMINIO, 192 pagine, Marsilio, 2021.
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…