Istinto, energia, baldoria, adrenalina: sono queste le parole d’ordine di Chimica, uno dei brani più attesi (e già più discussi) del 72° Festival di Sanremo (1-5 febbraio 2022). A portarlo sul palco del Teatro Ariston, la regina del nostro cantautorato, Rettore, e l’emergente, ma già avviata sulla strada di una meritatissima notorietà, Ditonellapiaga (Margherita Carducci, romana, classe 1997).
Affiatate e complici, divertite e sanamente ribelli, le due cantautrici hanno incontrato in conferenza stampa i giornalisti per dare qualche delucidazione su questa tutt’altro che prevedibile eppure così naturale collaborazione. “Il brano è nato lavorando con i miei storici collaboratori, e inizialmente era pensato per entrare nel mio primo disco, poi abbiamo pensato di proporlo a Rettore: sono da sempre una sua ammiratrice, e in effetti è un pezzo scritto proprio pensando a lei”, racconta Ditonellapiaga. Nessun dubbio da parte di Rettore: “Non conoscevo Margherita, mi sono informata: è un’artista straordinaria, ha studiato molto, e questo si sente. Per me non è affatto un’emergente: è già una professionista. Tra le due, la ventiquattrenne sono io! Sono io la scavezzacollo!”.
Sul brano, Rettore e Ditonellapiaga anticipano: “Chimica è un brano scatenato, dance e rockettaro. L’orchestra di Sanremo saprà valorizzarlo al massimo, grazie alla direzione del maestro Fabio Gurian. Anche i violini, qui, saranno più ritmici, non solo lirici”. E su quel passo già al centro delle solite polemichette tipicamente italiane, cioè clericali («E non m’importa del pudore / delle suore me ne sbatto totalmente»), le due si divertono, ricordano d’aver studiato entrambe dalle suore (Rettore non si tira indietro e ricorda l’affetto e il sostegno della sua “Suor Esterina, che poi la Curia non mi ha più fatto incontrare: sarebbe dovuta intervenire in Rai, anni fa, per raccontare della mia infanzia, in occasione di uno speciale ideato da Natalia Aspesi su Rai Tre e dedicato, tra gli altri, anche a me, come rappresentante della musica moderna, ma la Curia si oppose”) e ribadiscono l’autonomia della loro scrittura: “Ci divertiamo, è anche un gioco, è umorismo, questa è una canzone che invita a liberarsi, a scatenarsi, e non c’è mai volgarità” . Forse a far storcere il naso a molti è che a scrivere e cantare simili seri divertissements siano due donne: “Dobbiamo abbattere questo muro di gomma, vogliamo davvero la parità di genere! Noi siamo sempre in difficoltà, dopo 40 anni le donne ancora non si possono permettere, più di tanto, di dire certe cose. Però, bisogna andare avanti e insistere! Quando ho cominciato io era più difficile di adesso, essere considerata davvero una cantautrice e cantare certe cose non è mai stato facile: oggi qualcosa è cambiato, penso a Veronica de La Rappresentante di Lista, a Levante, che sono cantautrici…”, dice Rettore, e Ditonellapiaga conferma: “Rettore è stata un’apripista, in questo senso. Viene percepita come ‘trasgressiva’ una cosa assolutamente normale: cantiamo quello che dovrebbe essere normale per tutti. Fortunatamente, la mia generazione è più paritaria, dobbiamo senz’altro ancora lottare, ma siamo davvero tutte insieme, finalmente: non c’è competizione tra noi giovani cantautrici”.

Sana irriverenza, umorismo, sarcasmo mai gratuito e soprattutto gioco, specie linguistico, tratti distintivi della penna di Rettore cui Ditonellapiaga guarda senz’altro come a un modello di scrittura, come dimostra il suo disco d’esordio. Se, infatti, per il nuovo lavoro di Rettore bisognerà ancora aspettare, lavoro che arriverebbe a dieci anni di distanza dall’ultima raccolta, The Best of the Beast (2012), e che sicuramente non sarà solo di inediti (“Forse inserirò anche una mia versione di Musica ribelle, di Finardi, c’è un passo che mi piace dedicare ai giovani, oggi: «Mollare le menate e metterti a lottare». L’ho registrata e l’avevo proposta per la serata delle cover, ma alla fine ne abbiamo scelta un’altra [Nessuno mi può giudicare, ndr]”), il disco d’esordio di Ditonellapiaga è stato rilasciato pochi giorni fa: Camouflage.
Un titolo che è tutto un programma, se è il trasformismo e l’eclettismo il filo rosso di questa proposta musicale che, tra urban e hip-hop, cantautorato e elettronica, si fa ascoltare e ballare con stessa tenacia, andando a costruire quasi un’autobiografia in musica. Ironia (Vogue, Connessioni), psichedelia (Prozac), ma anche malinconia e lirismo (Spreco di potenziale), in un unico percorso scandito in dodici tracce, tessere di un mosaico in musica tutto volto alla raffigurazione di un’identità come multipla che sembra portarsi dietro anche il ritratto di una generazione, grazie soprattutto a una scrittura che attinge a piene mani dal gergo giovanile, da uno specifico parlato, senza però rinunciare al calembour o all’invenzione. Una scrittura che dà il proprio meglio nella scansione e nella ritmica, tra deviazioni, accelerazioni e dilatazioni che si sanno bilanciare con un certo istinto melodico tipicamente italiano, col risultato di raggiungere un singolare e riuscito ibrido tra classico e ultra-contemporaneo (si ascoltino, per esempio, Dalla terra all’universo e Come fai, tra i migliori del disco). In linea con le esperienze, specie al femminile, degli ultimi anni (riecheggiano, qui e là, atmosfere alla M¥SS Keta, ma la vena cantautorale brilla di ben altro sangue), ma con creatività tutta personale, Ditonellapiaga consegna così un disco d’esordio tra i migliori degli ultimi anni, a riprova che si può fare “pop” senza essere banali, divertire senza essere superficiali.

Di Sacha Piersanti

Nasce a Roma nel 1993. Scrittore e critico teatrale, ha pubblicato i libri di poesia Pagine in corpo (Empiria, 2015) e L’uomo è verticale (Empiria, 2018) e il saggio critico Zero, nessuno e centomila. Lo specifico teatrale nell’arte di Renato Zero (Arcana, 2019). Dal 2017 collabora con il blog di R. di Giammarco Che teatro che fa su Repubblica.it.