Mentre scriviamo, a poche ore dalla proclamazione del vincitore di Sanremo 2025, in molti si staranno chiedendo ancora chi sia Olly. Siamo facili profeti. Probabilmente, questi molti hanno più di trent’anni e non ascoltano musica sulle piattaforme streaming. Sì, perché il neovincitore di Sanremo, ventiquattrenne genovese tifoso della Sampdoria, su Spotify ha una media di oltre 4 milioni di ascoltatori mensili. E questo già spiegherebbe il trionfo sanremese, che con la canzone Balorda nostalgia lo ha visto prevalere sul gradino più alto del podio (23,8% dei voti complessivi tra televoto, stampa e radio) davanti a Lucio Corsi (secondo classificato al 23,4% con Volevo essere un duro) e Brunori sas (terzo al 20,3% con L’albero delle noci). Quarto posto per Fedez con Battito (17,7%) e quinto per Simone Cristicchi con Quando sarai piccola (14,8%). Un responso maturato attraverso soprattutto il televoto, dove Olly ha conquistato il 31% (Lucio Corsi il 25,7%, Fedez 20,5%, Brunori il 16,6%, Cristicchi il 6,1%), rendendo concreto il dominio che già si palesava alla vigilia, dove forse altri avrebbero potuto essere considerati rivali di Olly nella gara: Fedez con 4 milioni di ascoltatori mensili su Spotify, Elodie 3,9 milioni, Giorgia 3,7 milioni, Achille Lauro 3,4 milioni.

Lucio Corsi si è classificato al secondo posto e ha vinto il Premio della Critica ‘Mia Martini’

Al di là dei freddi numeri, il giudizio finale sorprende, per diverse ragioni. Da un lato, perché lascia fuori dai primi cinque vincitori annunciati come appunto Giorgia (che si è consolata con il premio offerto da TIM, e alla quale il pubblico dell’Ariston ha tributato una standing ovation meritatissima), Elodie e Achille Lauro, dall’altro perché rivela al pubblico sanremese nomi sostanzialmente nuovi, che hanno proposto brani validi (validissimi quelli di Brunori Sas e Lucio Corsi) confermando la tendenza ormai ampiamente acquisita rispetto alla quale Sanremo sia ormai una sorpresa al di là di ogni logica nazionalpopolare. Detto del vincitore, che con una mise niente affatto ai limiti del presentabile si porta a casa un premio che ne consolida il successo tra i giovanissimi e lo eleva a standard di qualità con una canzone d’amore orecchiabile senza derive rap o trap, occorre spendere più di una parola per gli altri due artisti che lo hanno affiancato sul podio. Lucio Corsi – che ha conquistato il Premio della Critica intitolato a Mia Martini – ha portato a Sanremo l’eleganza e l’originalità, svolazzando come un marziano sul palco dell’Ariston. La sua canzone, orecchiabile e ironica, non fa parte del meglio del suo repertorio (tanto per citarne un’altra, la limpidezza di Tu sei il mattino avrebbe fatto crollare già il palco), ma è un bel sentire soprattutto rispetto a stonature, autotune e dosaggi vari. Dal canto suo, Brunori Sas ha confermato il proprio talento cantautorale che lo colloca a tutti gli effetti nell’alveo dei più grandi. Chi scrive lo segue dai suoi esordi, ovvero dal 2009, e non può che essere felice per questo ex ragazzo calabrese che fa numeri da paura negli stadi e continua a rimanere umile risiedendo a San Fili (paesino di poco più di duemila abitanti alle porte di Cosenza) dove compone musica di purissima qualità. E’ stato lui il prediletto da stampa e radio, che gli hanno consegnato il 24% (23,5% per Cristicchi, 21,1% per Lucio Corsi, 16,6% per Olly, 14,9% per Fedez) oltre a tributargli il premio intitolato a Sergio Bardotti per il miglior testo, merito già riconosciutogli dall’Accademia della Crusca. L’albero delle noci è una lirica intima e condita di malinconica speranza, un tuffo al cuore per chi, figlio di una terra crudele dove la neve si mescola al miele, da padre guarda alla vita che ha generato e si apre alla consapevolezza di una nuova felicità da poter sostenere.

Brunori Sas ha conquistato il terzo posto e il Premio ‘Sergio Bardotti’ per il miglior testo.

Brunori Sas è stata la migliore espressione artistica di un Festival vissuto nella continuità di una tradizione. Un Festival che lascia sul campo una serie di delusioni dai riscontri della classifica dell’Ariston, che sicuramente sapranno rifarsi da oggi in poi nelle radio e nelle hit parade. Pensiamo a Giorgia, Achille Lauro e Elodie, depositari di brani qualitativamente al di sopra della media complessiva delle canzoni in gara, ma anche a Tony Effe (quasi 5 milioni di ascoltatori mensili su Spotify), Rose Villain (4,6 milioni), Rocco Hunt (3,2 milioni), Rkomi (3,1 milioni), The Kolors (2,6 milioni), Gaia (2,5 milioni), Coma_Cose (2,3 milioni), Noemi (2,1 milioni), Clara (2 milioni) e Francesca Michielin (1,9 milioni). Soccombente la vecchia guardia, rappresentata da Massimo Ranieri e Marcella Bella, i cui brani sottotono (specie per Marcella) non hanno aiutato molto. Conferma per Francesco Gabbani, ormai assunto al ruolo di classico per faniglie, e per Irama, giusto compromesso tra fanbase (2,8 milioni) e qualità musicale.

Poche polemiche quest’anno, e questa cosa non può che essere un bene. Carlo Conti si è riappropriato di una macchina che aveva già guidato prima delle conduzioni di Claudio Baglioni e di Amadeus, e ha saputo riprenderne le redini senza lasciarsi investire dal tritacarne mediatico che inevitabilmente si è generato. Il Festival ha militarizzato Raiuno e in generale le reti pubbliche televisive e radiofoniche, con migliaia di inviati ad ogni ora del giorno. Una sovraesposizione per certi aspetti assurda che ha inevitabilmente sconfinato dalla musica allo spettacolo e da qui al trash. Poco da dire sui co-conduttori che hanno affiancato Conti, dei quali salviamo Gerry Scotti, Nino Frassica, Bianca Balti e Geppy Cucciari, sempre pungente nel punzecchiare la politica con eleganza e stile, oltre al superospite Roberto Benigni le cui battute ha fatto ricordare le occasioni in cui salire su quel palco equivaleva a far venire la tachicardia ai dirigenti Rai. Una segnalazione d’obbligo la merita il Teatro Patologico, la compagnia di attori speciali diretti egregiamente da Dario D’Ambrosio che hanno portato al Festival la riflessione verso quanto l’arte possa essere terapeutica per chi vive in condizioni di disagio. Giù il sipario, appuntamento a Sanremo 2026.

Sanremo 2025 – Classifica finale

1. Balorda nostalgia – Olly
2. Volevo essere un duro – Lucio Corsi
3. L’albero delle noci – Brunori Sas
4. Battito – Fedez
5. Quando sarai piccola -Simone Cristicchi
6. La cura per me – Giorgia
7. Incoscienti giovani – Achille Lauro
8. Viva la vita – Francesco Gabbani
9. Lentamente – Irama
10. Cuoricini – Coma_Cose
11. La tana del granchio – Bresh
12. Dimenticarsi alle sette – Elodie
13. Se t’innamori muori – Noemi
14. Tu con chi fai l’amore – The Kolors
15. Mille vote ancora – Rocco Hunt
16. Grazie ma no grazie – Willie Peyote
17. Amarcord – Sarah Toscano
18. La mia parola – Shablo feat. Gue, Joshua e Tormento
19. Fuorilegge – Rose Villain
20. Eco – Joan Thiele
21. Fango in Paradiso – Francesca Michielin
22. Non ti dimentico – Modà
23. Tra le mani un cuore – Massimo Ranieri
24. Anema e Core – Serena Brancale
25. Damme ‘na mano – Tony Effe
26. Chiamo io, chiami tu – Gaia
27. Febbre – Clara
28. Il ritmo delle cose – Rkomi
29. Pelle diamante – Marcella Bella

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...