Ottomarzo, una mimosa per celebrare la donna, compagna, madre, amica, troppo spesso vittima di diritti calpestati in una società ancora troppo maschilista. Sembra strano vivere la quotidianità accanto a chi fa parte di una ‘categoria’ da preservare, da difendere, quasi come se fosse una specie in via di estinzione. Sembra strano, ma purtroppo è la realtà. Ci si bea, di un’ipocrisia tutta maschile, finanche per un governo dove la rappresentanza femminile è rilevante: vigono le Pari Opportunità, viste come una conquista in una società di prevaricatori, e la cosiddetta ‘parità di genere’ rappresenta quasi come un obbligo, un dovere, quando dovrebbe essere un diritto, e pure naturale, come l’aria che respiriamo. Come naturale dovrebbe essere il rispetto per la dignità di chi, dall’altra parte del cielo, respira, soffre, gioisce e vive con un pizzico di coraggio e fantasia in più, sempre, rispetto a noi maschietti.

In questo otto marzo, in cui si ricordano le barbarie di cui le donne continuano ad essere vittima anche da questa parte di mondo, nell’Occidente avanzato e ipermoderno, e dove ciascun uomo omaggia a modo proprio la donna che porta nel cuore, in tante meritano di essere ricordate pubblicamente. Donne coraggiose, vive, che ogni giorno rendono il percorso degli uomini che hanno la fortuna di incrociarle più bello e più vivo. A me viene in mente di ricordare Teresa Talotta Gullace, una donna calabrese, la cui esistenza fu stroncata giusto settant’anni fa, il 3 marzo 1944. Teresa era nata a Cittanova, e si era trasferita a Roma in gioventù. Era sposata con Girolamo Gullace: dal loro matrimonio erano nati cinque figli, e, in quell’inverno del 1944, Teresa, di 37 anni, portava in grembo il sesto.

 

Il 26 febbraio 1944, nel corso di un rastrellamento, suo marito Girolamo viene arrestato dai nazisti, che lo portano nella caserma dell’81º di Fanteria in Viale Giulio Cesare. Gli arrestati sono più di mille, e nel loro destino c’è un viaggio senza ritorno in un campo di concentramento tedesco.  Passano i giorni, e di Girolamo nessuna notizia, finché, la mattina del 3 marzo, Teresa, insieme alle mogli e alle madri di altri prigionieri, decide di recarsi in caserma per avere notizie del marito e nella speranza di vederlo. Giunta davanti alla caserma, Teresa si fa largo tra la folla, e scorge Girolamo vicino a una finestra. D’improvviso, rompe il cordone armato e si avvicina a lui per lanciargli un fagotto con del pane. Un soldato la scorge e le grida qualcosa in tedesco, ma Teresa non si ferma, e allora il soldato le si avvicina per bloccarla. Lei fa per divincolarsi e lo colpisce con dei pugni, ma la lotta è impari perché il soldato le spara con la sua pistola Luger. Teresa muore sul colpo. Si scatena la rabbia e lo sdegno delle donne presenti, tra cui le partigiane comuniste Laura Lombardo Radice, Adele Maria Jemolo e Marcella Lapiccirella, che improvvisano in strada una camera ardente per Teresa, ricoprendone il corpo con migliaia di mimose.

 

NoteVerticali.it_teresa_gullaceTeresa diventa uno dei simboli della Resistenza ai nazisti. Nel suo nome tante donne trovano il coraggio di scendere in piazza per combattere il nemico. Proprio a lei è ispirato il personaggio della Sora Pina, interpretato magistralmente da Anna Magnani nel celeberrimo ‘Roma città aperta’ di Roberto Rossellini che trionfò a Cannes nel 1946 e che rappresenta il simbolo del neorealismo cinematografico italiano. Sergio Amidei, autore del soggetto del film, sceglie di raccontare la morte di Teresa mentre corre incontro al camion che sta portando via suo marito e gli altri prigionieri italiani. Una corsa che resterà per sempre nella memoria di tutti. Per citare Ascanio Celestini, (Teresa) “muore praticamente prima di toccar terra mentre sta volando, leggera ed elegante, spinta da una forza quasi inarrestabile, ad afferrare in volo la mano del suo uomo per trarlo via, unico e solo, da quella massa di derelitti”.

Nel 1977 il Presidente della Repubblica Giovanni Leone ha insignito Teresa della Medaglia d’oro al valor civile. A Teresa è intitolata una scuola e una via a Cittanova, e un Liceo Scientifico romano, nel quartiere Don Bosco, che ospita anche un busto che la raffigura realizzato dallo scultore Ugo Attardi. Lo scorso 4 marzo, la figura di Teresa è stata ricordata con una iniziativa congiunta delle municipalità di Roma e Cittanova, alla presenza di due suoi figli, Mario e Umberto. 

ROMA CITTA’ APERTA (Roberto Rossellini, 1945)

 

 

 

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...