Un secolo di vita e letteratura e vita nelle impressioni di uno dei più grandi scrittori italiani del Novecento

Per uno scrittore legato alla realtà, scrivere di letteratura non può non significare scrivere di vita. Così è stato per Raffaele La Capria, intellettuale e scrittore a tutto tondo, che nelle sue opere non ha mai rinunciato a raccontare, pur nell’artificio della finzione, la realtà del suo presente, delle sue giornate, del suo mondo. La sua Napoli, testimone delle vicende narrate nei suoi romanzi a cominciare dai primi, Un giorno d’impazienza e Ferito a morte, è stata la Napoli dell’ironia e della sfrontatezza, delle conquiste e della nobiltà d’animo. Una Napoli espressione di un tempo ormai remoto, di cui La Capria, dall’alto dei suoi 99 anni e otto mesi di vita, è stato testimone coerente per un secolo.

Grazie a Minimum Fax arriva ora in libreria Cent’anni di impazienza – Un’autobiografia letteraria, un volume in cui un maestro della narrativa italiana del secolo scorso racconta in prima persona i suoi libri, ripercorrendo epoche e stagioni lontane. Ogni capitolo è dedicato a una diversa pubblicazione. Si parte appunto da Un giorno di impazienza, del 1952, quello che La Capria definisce fatalmente “una falsa partenza” perché a suo parere ogni scrittore finisce per domandarsi se il libro d’esordio “doveva essere necessariamente quello o se non avrebbe potuto essere invece un altro”. Un’impazienza che a ben vedere finisce per pregiudicare il suo giudizio verso l’opera, e che caratterizza il sentimento del giovane protagonista, desideroso di rivendicare un ruolo da protagonista in un mondo per lui ancora troppo grande e misterioso. Ferito a morte, del 1961, è invece il romanzo della vittoria del Premio Strega e quindi quello della consacrazione: la storia di una bella giornata a Napoli vissuta da chi, come il protagonista Massimo, è in partenza e sta per lasciarla è in realtà la storia di un’intera generazione che sta per abbandonare i propri sogni e la propria gioventù. Da qui, le altre pubblicazioni, fino a Doppio misto, raccolta di racconti del 2012 che narra la partita amorosa tra uomo e donna attraverso una girandola sentimentale in cui felicità e infelicità si attraversano a vicenda, dove l’artificio letterario dell’io narrante permette allo scrittore di raccontare il proprio privato (a partire dal matrimonio con l’attrice Ilaria Occhini) mostrando la propria verità senza pudore alcuno.

Cent’anni di impazienza è la nuova edizione, riveduta e corretta, di quel Cinquant’anni di false partenze pubblicato vent’anni fa. Il volume, attraverso il quale Raffaele La Capria ripercorre la storia dei suoi libri e con essi quella della sua vita, oltre a includere i saggi riferiti alle opere pubblicate dopo il 2002, ha il grande merito di completare il “lungo romanzo involontario” di un autore dallo stile costantemente condito di raffinatezza ed eleganza. Qualità, queste, che fanno dello scrittore partenopeo il cantore appassionato di un’epoca così ricca di trasformazioni sociali, capace di declinare a tinte meridionali la “leggerezza nella pensosità” di calviniana memoria nel cosiddetto “stile dell’anatra”, ovvero colei che, come spiega abilmente Emanuele Trevi nella prefazione, “procede sulla superficie dell’acqua placida e quasi maestosa, al prezzo del lavoro indefesso che sott’acqua svolgono le zampette”.

Raffaele La Capria e Ilaria Occhini in una foto degli anni ’60

Cent’anni di impazienza è perciò un libro necessario e indispensabile, che permette a chi non conosce La Capria di avvicinarsi a un autore che ha saputo impreziosire i propri scritti di una sapienza romanticamente autentica, conquistata con l’esperienza condita al talento innegabile del raccontatore di storie, in equilibrio tra verità e possibilità, senza nascondere quel gusto del rimpianto che spesso si fa fatica a mostrare, ma che è esso stesso linfa esistenziale imprescindibile. Ma è un libro necessario anche per chi La Capria lo conosce bene dal punto di vista pubblico, ma magari ignora i momenti di silenzio trascorsi tra una pubblicazione e l’altra, significativi di un profondo rispetto anzitutto verso se stesso, non necessariamente obbligato a scrivere e pubblicare a cadenze regolari, e poi verso i lettori, non meritori di esser presi in giro con contenuti non dettati dalla reale esigenza di dire le cose e di dirle in un determinato modo e in determinato tempo, non perdendo mai di vista la propria coerenza.           

Raffaele La Capria, CENT’ANNI DI IMPAZIENZA – Un’autobiografia letteraria, Minimum Fax, 193 pagine, 2022.

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