Dino Campana è stato un poeta sofferente. Dilaniato e solo, forse ha trovato soltanto nella poesia un conforto sincero. La sua biografia, fitta di mistero, è stata la più studiata del Novecento letterario. E questo probabilmente non era affatto quello che avrebbe voluto il poeta. Perché non era una vita artefatta la sua, non era l’artista che vuole fare della sua vita un’opera d’arte. I suoi eccessi e i suoi disorientamenti non erano per lui un valore aggiunto, il suo modo trasgressivo di eccedere era involontario. E anzi, il suo desiderio forse, sarebbe stato quello di essere esattamente come “gli altri”. Sono state inventate storie bugiarde su di lui, e alcuni episodi della sua vita sono stati romanzati, ma quelli di cui non si sa invece ancora nulla, forse potrebbero essere più vicini
alla realtà. E allora diventa possibile che si dia più valore al personaggio che al poeta. Ma per capire a pieno il mondo di un poeta bisogna conoscere anche la sua biografia.
In maniera ancora più incidente se la sua poesia nasce da momenti privati, cose viste, luoghi vissuti.
Era un uomo solo Dino Campana, una solitudine non esclusivamente umana ma anche letteraria. I suoi Canti Orfici non sono riconducibili a stili letterari convenzionali. Non si possono inserire in una dicitura da manuale, nelle notti corrotte dei suoi paesaggi dove si passa da immagini di prostituzione a attimi di estrema purezza, la poetica del viaggio. Perché Campana continua a frasi trasportare: da un delirio a un altro, dalle ossessioni incontenibili, da manie di persecuzione.
Nel 1918 entra in manicomio, nel 1932 ci muore.
E questa è una delle cose più chiare a riguardo della sua biografia.
IN UN MOMENTO
In un momento
Sono sfiorite le rose
I petali caduti
Perché io non potevo dimenticare le rose
Le cercavamo insieme
Abbiamo trovato delle rose
Erano le sue rose erano le mie rose
Questo viaggio chiamavamo amore
Col nostro sangue e colle nostre lagrime facevamo le rose
Che brillavano un momento al sole del mattino
Le abbiamo sfiorite sotto il sole tra i rovi
Le rose che non erano le nostre rose
Le mie rose le sue rose
P. S. E così dimenticammo le rose.
Riferimenti:
(1) Stefano Drei, DINO CAMPANA – Ritrovamenti biografici e appunti testuali, Carta Bianca Editore, 2014.
(2) Gianni Turchetta, Dino Campana: biografia di un poeta, Universale Economica Feltrinelli. 2003