Einaudi ripropone in una nuova edizione il libro di Domenico Starnone in cui l’autore porta il lettore nel mondo del cinema tra fantasia e realtà.

Uscito già nel 2010 per Minimum Fax, Einaudi Editore ripropone Fare scene – Una storia di cinema di Domenico Starnone, che esprime la sua duplice natura già nell’incipit. La nota “Questo libro è un’opera di fantasia“, ferma restando, trova nella dedica “A Geppe, ai fratelli” della pagina successiva un affondo nella sua vita privata, almeno nel suo passato.
Da bambino” è l’inizio della prima frase e questo bambino è Starnone stesso, oppure il suo alter ego nato come lui a Napoli e bambino nell’immediato dopoguerra. Un bambino all’interno di una famiglia umile, ma ambiziosa nel volersi riscattare specie grazie alla figura paterna. Un bambino che viene avvicinato al cinema dalla nonna materna, ma che nel padre trova un uomo moderno tanto da comprare un proiettore per usarlo a casa loro, il cui pubblico sono la sua famiglia ma anche amici e parenti.
Tutte sollecitazioni che immettono il bambino protagonista – futuro Domenico – sulla strada del cinema. Che gli fanno comprendere ben presto che cos’è il cinema, ovvero sì la traduzione in immagini della realtà, ma anche dei pensieri e degli stati d’animo.

ACQUISTA QUI IL LIBRO

Un bambino che da adulto farà lo sceneggiatore, sperimentando le vere difficoltà che s’incontrano dietro e durante la realizzazione di un film. Dal tradurre in immagini stati d’animo e pensieri, impresa poi non così facile, al cercare d’interessare le varie case di produzione cinematografiche fino ad arrivare al cuore di una in particolare, che investirà sul progetto.
Che poi il film approdi al Festival di Cannes come alla Mostra del Cinema di Venezia – onori che accadranno al protagonista del libro – solo chi lo ha creato, e patito insieme alla sua creazione non così lineare come si potrebbe credere, sa che cosa ci sia stato dietro effettivamente.
Starnone stesso è diventato sceneggiatore nascendo però come scrittore. Da scrittore ha visto trarre da alcuni suoi romanzi film quali La scuola e Auguri professore per diventarne lui stesso sceneggiatore. E per proseguire in questo modo nella strada del mondo cinematografico.
In uno stralcio del libro – che con molte probabilità ricalca, se non esprime, il pensiero dell’autore – Starnone scrive: “Del lavoro che faccio il momento che mi piace di più è la prima stesura. All’inizio non c’è granché: molte chiacchiere, appunti, uno schema. Ti pare che non verrà fuori niente, le prime frasi sono stentate, cancelli, ricominci, cancelli. Poi all’improvviso prendono a scorrerti davanti persone, avvenimenti, luoghi, gesti, espressioni del viso, e senti le frasi dei dialoghi, ti sembra che siano proprio quelle che la gente di cui stai raccontando la storia pronuncerebbe. Scrivi, il racconto comincia a correre, e vedi, fai il film”.

Come se in questo breve paragrafo avesse svelato i segreti più intimi non solo dello scrivere una sceneggiatura. Ma anche del fare scene.

Domenico Starnone, FARE SCENE, 208 pagine, Einaudi, 2023.

Di Tiziana Cappellini

Ha scelto di approfondire le materie che ama da sempre conseguendo una laurea in Lettere Moderne. Che in terra brianzola è di per sé una sfida. Ma specializzandosi in Storia del Teatro Inglese e Cinema è quasi incoscienza. Tuttavia, unendo lavoro pratico a collaborazioni artistiche, da anni si occupa di recensioni culturali e anche di editoria.