Pietro Fenoglio, torinese, è un maresciallo dei Carabinieri trasferito a Bari, dove vive con la moglie Serena, insegnante di lettere in un liceo. Fenoglio è una persona tranquilla e schiva, e si rapporta con una certa difficoltà con un ambiente troppo rumoroso e vociante per i propri gusti. Ma ha imparato a conviverci, e allo stress causato dal suo lavoro, a causa del quale è costretto a respirare quotidianamente episodi di violenza e di miseria, risponde con flemma tipicamente sabauda, indossando le cuffie del suo walkman (adora la musica classica) e rifugiandosi in casa con sua moglie, a cui ama preparare il caffè dopo pranzo. Non solo. Fenoglio vive il suo lavoro con la pazienza certosina di chi, prima di chiudere un caso, vuole che tutte le tessere del puzzle combacino perfettamente. È questo lo scenario in cui si svolge ‘Una mutevole verità’, romanzo di Gianrico Carofiglio per Einaudi. Ambientato come già specificato a Bari, nel 1989, il romanzo racconta l’indagine di Fenoglio su un caso di omicidio la cui soluzione sembra già evidente dopo la terza pagina: un uomo è stato ucciso, c’è una testimone che inchioda un ragazzo, il quale non ha altra arma per difendersi che quella, banalissima, di dichiararsi innocente. Fenoglio parte da questa sterile richiesta d’aiuto per stravolgere un impianto accusatorio che sembra troppo solido, arrivando a dimostrare che il caso che sembrava perfettamente risolto in realtà nasconde crepe e spiragli che aprono a una verità inattesa, e quindi mutevole.
Nella brevità di 118 pagine, Carofiglio ci consegna una storia scorrevole ma non facile, lineare ma non semplice. Una sorta di prequel delle vicende narrative che lo hanno fatto conoscere al grande pubblico, quello che ha apprezzato le storie dell’avvocato Guido Guerrieri, qui citato come difensore dell’imputato nel caso in cui Fenoglio indaga. Dopo ‘Il bordo vertiginoso delle cose’ , intensa storia di amore e amicizia fatta di flashback e ricordi, e ambientata sempre a Bari, Carofiglio scrive un poliziesco nella sua accezione più classica del termine, che segna l’esordio nella letteratura italiana di un personaggio nuovo: Pietro Fenoglio, schivo e malinconico, antieroe per eccellenza, e perciò perfino simpatico.
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…