L’eredità del cognome è qualcosa di etereo e prezioso, che rischia di nascondersi tra le pieghe del tempo per poi disperdersi in mille rivoli che con gli anni sembrano perdere di significato. In realtà sono pronti a riapparire quando meno te lo aspetti e a ricordarti chi sei sempre stata. Ne sa qualcosa Selma Quaranta, figlia di Rosa e Sebastiano, nati nella Sicilia di inizio Novecento, cresciuti tra le mura invisibili ma tutt’altro che fragili di un paesino arroccato sulle montagne. Due persone figlie del loro tempo, eppure a loro modo moderne, se si pensa che il loro è un equilibrio di coppia dove il marito interagisce con la moglie dialogando con lei e non picchiandola. Sebastiano è un uomo semplice e mite, Rosa una donna determinata e resistente, che sa essere dolce con chi è dolce e spinosa con chi vuole ingannarla. Dalla loro unione nasce anzitutto un’osteria, che diventa il punto di riferimento per la gente dei quattro paesi tutt’intorno.
E poi, in breve tempo, arrivano tre figli: Fernando, bello e tenebroso ma ingenuo come un bambino, Donato, che già da piccolo sente la vocazione al sacerdozio come un mestiere più che come una missione, e appunto Selma, la più fragile e indifesa dei tre, ma anche la più talentuosa. Selma ha mani delicate e un talento per il ricamo. E proprio grazie al ricamo conosce Santi Maraviglia, un giovane intraprendente e arrivista, che intende l’amore come appropriazione e non come dedizione, e che un giorno la conosce per sbaglio, fino a trovare vantaggioso per il suo futuro dichiararsi e chiederla in moglie. Selma decide di sposarlo andando contro le convinzioni di sua madre, rimasta sola a guidare la famiglia dopo la scomparsa in guerra di Sebastiano. Dall’unione di Selma e Santi nasceranno Patrizia, battagliera e indipendente come la nonna, Lavinia, bella come Virna Lisi, e Marinella, che sogna di lasciare la Sicilia per andare a studiare all’estero. Le tre sorelle attraverseranno gli anni crescendo e cementando sulla propria pelle un legame indissolubile, capace di superare le tragedie familiari e i piccoli ostacoli quotidiani.
Con Il cognome delle donne, edito da Feltrinelli, Aurora Tamigio trasporta il lettore in una saga familiare appassionata e originale. La storia della famiglia che prende origine dall’unione tra Rosa e Sebastiano Quaranta è un excursus che riporta alla memoria i film neorealisti del dopoguerra, con i protagonisti impegnati a lottare contro tutto e tutti pur di riuscire a dare un senso alla propria vita. Il romanzo si lascia leggere con estrema semplicità, risultando tutto fuorché banale, grazie a una prosa espositiva fresca e immediata, che restituisce la giusta profondità a personaggi inventati che ripercorrono le orme di nuclei familiari che hanno attraversato il Novecento e i suoi decenni ricchi di contraddizioni e speranze. Nella lettura si spazia dal sorriso alla commozione, e sembra che le pagine siano quelle di una sceneggiatura avvincente e ricca di colpi di scena, in una storia che restituisce dignità a personaggi comuni ma ricchi di umanità.
Aurora Tamigio, qui al suo esordio come narratrice, ci regala un romanzo intenso, da romanziera navigata. La saga familiare che mette in scena è quella di una famiglia come tante, alle prese con dinamiche comuni a quelle del tempo in cui è vissuta. La storia mostra l’evoluzione della società italiana per quasi un secolo, alle prese con un profondo rinnovamento degli equilibri economici e culturali e del rapporto tra uomo e donna: emblematica al riguardo la figura di Patrizia, personaggio femminile libero e indipendente che incarna nel profondo l’emancipazione della donna. Patrizia è figlia del suo tempo, come lo era stata Selma. Ma se la libertà di Selma aveva trovato comunque una briglia nel rapporto matrimoniale con Santi, in Patrizia il rimando al matrimonio è visto, più come come consolidamento di una relazione, come prigione e riduzione di un’autonomia faticosamente conquistata con il tempo.
Aurora Tamigio, IL COGNOME DELLE DONNE, 416 pagine, Feltrinelli, 2023.
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…