NoteVerticali.it_Francesco_Piccolo

Forse il bisogno più intimo che ciascuno di noi possiede, al di là dell’istinto naturale verso la soddisfazione delle proprie necessità primarie, è quello di un riconoscimento da parte del mondo in cui ci si trova a vivere, sia esso quello degli affetti, o quello pubblico. L’unicità che attraversa ognuno nel sentirsi qualcosa di diverso, che gli consenta cioè di distinguersi rispetto alla massa, e di essere additato per caratteristiche positive (l’aspetto, il carattere, i modi di fare) fa però spesso a pugni con il desiderio di far parte di un “cosmo” sempre più vasto, dal microcosmo del proprio nucleo familiare a quello degli amici, per allargarsi poi naturalmente alla comunità, un desiderio che se da un lato spaventa, dall’altro ci fa sentire quasi protetti, perché parte di qualcosa di più grande e meno nascosto. Il desiderio quindi di essere come “TUTTI”, ovvero di sentirsi parte non contraddetta di una realtà non ostile e non severa, che approva comportamenti e opinioni accettando idee senza imporle a prescindere. Alle soglie dei suoi primi cinquant’anni, Francesco Piccolo affronta questo percorso di maturazione mettendo insieme la propria vita privata con quella pubblica, e compiendo un magistrale esercizio letterario in un “romanzo non romanzo” che racconta 40 anni di vita politica italiana. “Il desiderio di essere come tutti“, edito da Einaudi, fresco vincitore del Premio Strega, inizia con l’apertura di un bambino di Caserta al mondo, attraverso i misteri e le meraviglie della Reggia, rifugio nascosto ma anche straordinario palcoscenico per il proprio ingresso nel mondo. Prosegue poi con una scelta, stranamente giustificabile per chi ha appena 10 anni, perchè è una scelta politica: quella di stare dalla parte dei più deboli, in una parola, di essere comunista.

NoteVerticali.it_Enrico Berlinguer

La folgorazione per il piccolo Francesco arriva durante una partita di calcio vista in tv, che nella triste cornice del bianco e nero (siamo nel 1974) mette a confronto due modi di essere: la Germania Ovest e la Germania Est, realtà ibride perchè inspiegabilmente divise in un animale senza testa e in uno senza corpo, e realtà diversissime tra loro (i tedeschi dell’Ovest nelle loro divise moderne e magari pure griffate, quelli dell’Est con maglietta e calzoncini che sembrano quelli della squadretta parrocchiale) che si affrontano ad Amburgo nel corso dei Campionati Mondiali di Calcio. E’ il 22 giugno, e al 78′ minuto di quella partita apparentemente senza storia, che vedeva nettamente favoriti i crucchi dell’Ovest, gli Ossis riuscirono a segnare grazie a Jurgen Sparwasser, che sfruttò un preciso diagonale del difensore Kurbjuweit per mettere il pallone alle spalle della porta difesa da Maier. Proprio con quel gol, Francesco capisce che lo sgarrupato Davide può battere il meglio attrezzato Golia, che il debole può sostenere la propria dignità davanti al forte, anzi deve essere difeso e spronato a farlo. Una convinzione che matura nel corso degli anni, che vedono Piccolo crescere e parallelamente il PCI, sotto la segreteria di Enrico Berlinguer, affrontare un percorso complesso e coerente che lo porta ad aumentare i consensi e a porsi come alternativa democratica alla semimonocrazia democristiana.

NoteVerticali.it_Unità Tutti 13 giugno 1984 BerlinguerIl libro prosegue nella narrazione, intrecciando sempre più le vicende personali del protagonista con quelle pubbliche del suo partito, attraverso un percorso fatto di ostacoli e di cadute, con l’obiettivo però di mantenere quella ‘purezza’ che è stata insieme merito e demerito della sinistra italiana. Quella voglia di dare cioè al paese una risposta prima di apertura (con il passaggio alla fase del compromesso storico) quindi di chiusura (dalla vicenda di Aldo Moro, rapito e ucciso dalle Brigate Rosse, in poi) che ha di fatto non solo impedito un confronto concreto su scelte e idee, ma anche relegato gli uomini e le donne di sinistra in una sorta di ‘gabbia dorata’ da cui è stato difficile mantenere un occhio critico costruttivo su un paese che intanto stava cambiando pelle, consegnandosi al craxismo prima e al berlusconismo poi, dalla ricercata purezza alla conclamata impurità.

Mantenendo un occhio disincantato sulla realtà, con uno stile di scrittura che sa colpire e sdrammatizzare al punto giusto, Piccolo ci conduce verso una storia, la sua, che è metafora della storia italiana. Un viaggio che, pur attraversato da mille e più contraddizioni, offre un ritratto schietto e sincero di una generazione non solo abituata a perdere ma forse troppo propensa ad abbandonare il campo lasciandolo ai vincenti, che si astiene dal confronto non perchè sa di perderlo, ma forse perchè non vuole vincerlo. Una generazione che rimpiange quel “TUTTI” di berlingueriana memoria (è il titolo a caratteri cubitali apparso sull’Unità del 13 giugno 1984, il giorno dei funerali di Berlinguer) ma poi spera che vinca Berlusconi perché farà passare la legge sul condono edilizio. Una generazione che parte dalla questione morale (Piccolo cita l’intervista del 28 luglio 1981 di Berlinguer a Eugenio Scalfari su “Repubblica”) per approdare placidamente lungo le rive del ‘Chesaramai’, dal nomignolo affibbiato dal protagonista alla moglie, metafora del percorso che lega la purezza all’impurità, l’approfondimento alla superficialità, l’assolutismo al cerchiobottismo. Una generazione che forse oggi dà un altro significato a quel “TUTTI”, declinandolo in un obiettivo raggiunto mettendo da parte la coerenza per un po’ di vacua felicità.

«Il 22 giugno 1974, al settantottesimo minuto di una partita di calcio, sono diventato comunista».

IL DESIDERIO DI ESSERE COME TUTTI – Francesco Piccolo
Einaudi – collana “SuperCoralli”
272 pagine
 

Di Luigi Caputo

Idealista e visionario, ama l'arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia...