Ci sono persone che nascono già con un destino segnato. Pensate a chi vive in un luogo infestato da guerre, costretto ogni giorno a respirare la paura di non farcela e a coltivare la speranza di fuggire da quella realtà per cercare un futuro migliore. A volte però il destino segnato attraversa anche chi dal destino stesso ha avuto tanto da guadagnarci, essendo nato nella ricchezza e avendo coltivato questo status sociale ed economico come unico elemento con il quale rapportarsi. E’ il caso di Livio Maiorano, giovane rampollo di una ricca famiglia di Crotone, figlio di un notaio, iscritto alla Facoltà di Giurisprudenza a Pisa in quanto erede designato a calcare le orme del padre nello studio di famiglia.
Tutto sembrerebbe calzare a pennello, anche perché la famiglia si fida di Livio, lo mantiene e lo supporta, ma solo economicamente ed esteriormente. In realtà, il ragazzo vive un tormento interiore che da un certo punto in poi lo ha portato ad essere altro da quello che i genitori credono che lui sia. Dopo ogni festa comandata trascorsa in famiglia, Livio sale regolarmente a Pisa per frequentare i corsi e studiare, e frequentemente aggiorna i suoi genitori circa l’esito di ogni esame. La verità è che il suo percorso universitario è fermo a pochi esami sostenuti e nulla più. Da anni, Livio inventa ogni cosa, persino ad Alessia, la sua amica del cuore con la quale divide un appartamento con vista sull’Arno, e tutto ciò che racconta alla famiglia sul prosieguo del suo excursus da studente è palesemente frutto della sua fantasia e nulla più. Il castello di bugie regge fino al punto in cui si avvicina la seduta di laurea, ovvero l’evento per eccellenza in cui la famiglia diventa spettatrice della conclusione pubblica del percorso dello studente. Ed è proprio in questa occasione che quanto messo in piedi da Livio va inevitabilmente in crisi.
Con Il laureando, Maurizio Amendola racconta il disagio esistenziale di un giovane di oggi, un figlio di ottima famiglia, un prodotto di eccellenza della borghesia italiana. Una storia originale, che potrebbe essere tratta da diverse storie realmente accadute, nella quale i due piani del vero e del verosimile si intersecano e nella mente del protagonista diventano una cosa sola. Quella narrata è una storia di ambizioni familiari, ma è anche una storia di solitudine, acuita dall’immagine di una famiglia perfetta che tale non è, e che anzi è attraversata da profonde lacerazioni esistenziali, acuitesi nel corso del tempo dall’incidente che ha squarciato la vita della sorella di Livio: un trauma terribile che sembra non aver lasciato alcuna conseguenza presso Livio e i suoi genitori, ma che in realtà ha amplificato una coesistenza già difficile. Il desiderio di rimuovere il dolore come ostacolo a quella ricerca ossessiva della felicità come status symbol sociale e non come modo di essere sembra essere il mantra al quale si aggrappano la madre del protagonista, talmente inquadrata nella parte da autodichiararsi notaia essa stessa senza esserlo, e da ricevere per questa bizzarra autoincensazione i commenti cattivi dei concittadini, pronti alla ipocrita critica personale ma allo stesso tempo ad assecondare quella folle mania di autoesaltazione puerile.
Nel suo romanzo, edito da 66thand2nd, Amendola esplora con disincanto e senza alcun accanimento moralista la psiche del protagonista, una sorta di anima viaggiante alla ricerca di una felicità interiore che appare lontanamente remota, ma anche il resto della sua famiglia, indugiando non poco sul contesto che riguarda quella emigrazione 3.0 che attraversa, in forme diverse ma pur sempre presenti, le nuove generazioni di ragazzi nati al Sud che cercano riscatto e valorizzazione lontani da una terra che continua a esser loro matrigna. Un romanzo che riesce a farsi leggere agevolmente, con uno stile fresco e immediato che risente positivamente dell’esperienza di Amendola come sceneggiatore e docente di sceneggiatura presso la Scuola Holden di Torino. Non a caso, il plot narrativo ben si presta all’adattamento cinematografico che ci auguriamo possa aver luogo presto.
Maurizio Amendola, IL LAUREANDO, 66thand2nd, 144 pagine, 2023.

Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…