Mila e Jack sono due adolescenti che si incontrano per caso d’estate, a Lungamira, cittadina sulla riviera adriatica. Tra lei, dodicenne timida ma curiosa, e lui, quindicenne di origini inglesi, nasce un’amicizia che nel corso del tempo è destinata a cementarsi, grazie anche a una lunga corrispondenza epistolare che nel corso degli anni mantiene il rapporto attenuando la distanza. Poi, inspiegabilmente, Jack fa sparire le proprie tracce, e Mila non la prende bene. I due si ritrovano dopo ben sette anni e in una circostanza del tutto inattesa. Brusko, celebre musicista rock compagno di Mila, scompare a causa di un incidente, e Jack, che nel frattempo è diventato frate, si presenta al funerale sull’altare per pronunciare l’omelia. L’occasione è il pretesto perché i due tornino a parlarsi. Questa volta senza i turbamenti adolescenziali che li avevano fatti conoscere, ma con una consapevolezza diversa forgiata dall’età adulta.
Io, Jack e Dio (La Nave di Teseo) è il ventiduesimo romanzo di Andrea De Carlo. Scrittore poliedrico, ottimo musicista, De Carlo torna alla narrativa dopo aver regalato opere popolari e discusse, dove le relazioni sono state sempre al centro di tutto. La novità più interessante di quest’ultima prova narrativa è senz’altro il ricorso alla spiritualità come elemento terzo che si pone in relazione con il rapporto di coppia tra i protagonisti. Una presenza importante, che inevitabilmente ridisegna gli equilibri di coppia offrendo una nuova interpretazione della vita a due. Il Dio di De Carlo, però, emerge in misura dirompente come creatura crudele e vendicativa. Un Dio del Vecchio Testamento, insomma, che opprime le sue creature impedendo loro di vivere secondo le leggi più naturali dell’amore e della pacifica convivenza. Un romanzo complesso, che pone interrogativi nuovi e percorre strade meno battute di una narrativa come al solito ricca di rimandi e di sensazioni.
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…