Caterina Venturini regala al lettore un romanzo sincero e melancolico dalla prosa fluida e diretta

 

Quello che ci aspettiamo è solo l’inizio… Quello che non ci aspettiamo invece è quello che cambia la nostra vita…

NoteVerticali.it_Caterina_Venturini_l_anno_breve_coverL’anno breve” di Caterina Venturini (Rizzoli) presenta una sorta di manuale sull’anatomia dell’adolescenza e della percezione psico-emotiva sulle scelte che si fanno lungo il percorso di vita, studiato e vissuto da Ida Ragone, quarantenne insegnante precaria d’italiano, che si ritrova ad insegnare ai ragazzi malati di un ospedale della Capitale, ognuno portavoce della propria storia di cui la protagonista saprà ricoprire il ruolo di custode.

L’inaspettato è un punto basilare in quest’opera letteraria la cui prosa fluida e diretta mostra al lettore la figura femminile di stampo pedagogico all’interno della società e delle sue affini istituzioni. Le regole a cui l’insegnante è soggetta sono ben diverse dalla realtà quotidiana dell’ambiente scolastico: camice bianco e soprascarpe blu, camice verde sopra camice bianco, mascherina alla bocca se si è raffreddati o se i ragazzi hanno i “valori bassi”.

La torre dell’ospedale con i suoi vari reparti sembra simboleggiare quel tronco di cono rovesciato dantesco in cui  l’inferno è il dover assistere impotenti a giovani vite che combattono tra flebo, fili ed attese di un miracoloso trapianto per continuare ad occupare il loro posto nel mondo.

Ida infatti non può chiedere niente ai pazienti, trasformandosi così in una capsula contenente un ipotetico saputo mischiato ad un confuso sapere; in questo caso l’eroina del romanzo è la voce umana che è diversa dagli altri suoni perché può essere udita al di sopra dei rumori che seppelliscono tutto il resto.

La voce di Ida è il fil rouge di un linguaggio interiore che accompagna il lettore a riflettere sull’irripetibilità dell’adolescenza e l’importanza di saperla conservare, nel bene e nel male, rendendola pietra miliare del proprio bagaglio esperenziale.

La professoressa Ragone dovrà salire e scendere ogni giorno dalla torre e andare per reparti a mendicare le sue lezioni individuali, trovandosi così a curare l’amarezza di piccoli uomini e donne sopraffatti da canule, aghi e farmaci e al contempo cullarne la bellezza che risiede nella similarità di essere uniti dallo stesso cordone ombelicale della Madre Terra.

La battaglia degli studenti è la sopravvivenza; la battaglia di Ida è la comprensione in un habitat che non le appartiene professionalmente ma che proprio la sua professionalità potrà renderlo aderente al contatto diretto con giovani infermi mediante un linguaggio parallelo fatto di dialettismi, come accade con Giulia; i loro diversi binari lessicali viaggiano verso la stessa direzione discorsiva, e così l’idioma della “Scialla Generation” si incontra con ilarità con quello forbito dell’insegnante che accoglie con un sorriso l’aggettivo “ripijato” dal sapore romanesco.

NoteVerticali.it_Caterina_VenturiniNe “L’anno breve” il linguaggio è un pezzo di legno che gradualmente viene modellato secondo ideali stilistici con i quali Ida articolerà discorsi che attraverseranno varie tipologie di argomentazione tramite una personale traiettoria metodologica che saprà analizzare e carpire i piccoli frammenti dell’anatomia emozionale dei suoi studenti.

La scrittrice porterà la protagonista a confrontarsi con la sua adolescenza risalente all’inverno di 20 anni fa, dove una sedicenne Ida condivide i pomeriggi con l’amica Elis che si rivela essere un canovaccio da cui apprende gli strumenti per rendere l’anoressia una filosofia di vita.

Inizialmente l’amica del cuore ammortizzerà il suo peso nel sentirsi inadeguata e affatto presentabile al mondo circostante per poi emergere da quel torpore di accettazione del proprio sé, accogliendo la sua vita fatta di crepe di periferia ed un vociferare perpetuo. Elis è una sorta di oracolo che le annuncia quella particolare attitude nell’aiutare gli altri con un insegnamento antropologicamente filantropico. Nel giardino primaverile della torre “un piccolo bosco di platani tenta una misura d’ombra per questi esili pazienti che hanno ricominciato da poco a sedersi all’aperto…”.

Anche quest’anno breve si avvia a una conclusione e cosa abbiamo concluso noi tutti, non sappiamo ancora.”.

Salvatore, Andrea, Giulia, Rosy e Leila, Mattia e Eta Beta, Elisa, Franco e Sonia: l’anno breve di Ida Ragone, tra l’elemento fictional dolce amaro ed un realismo pedagogico, brucerà tra sguardi, attese, ricordi e addii dove il ponte di vedetta è la torre del disincanto. Caterina Venturini regala al lettore un romanzo sincero e melancolico il cui battito è la meccanica di cuori che s’incontrano e successivamente si salutano lungo la scia di colori tracciati all’interno dei loro microcosmi.

 

 

 

 

 

 

 

 

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