Il 4 aprile 1968 il mondo fu gelato da una notizia giunta da Memphis: l’uccisione di Martin Luther King. Un colpo partito da un fucile di precisione aveva zittito per sempre chi, con parole semplici ma forti, aveva aperto gli occhi degli americani invitandoli a mettere da parte l’odio e la razzialità.
Sono passati più di quattro decenni, ma la figura di Martin Luther King resta impressa tra le più limpide del Novecento, come esempio di fratellanza e non violenza. Per approfondire il senso delle sue battaglie contro il razzismo, consigliamo di leggere un libro, edito da Feltrinelli: “Il sogno della non violenza”. Il testo, curato dalla vedova King, raccoglie la summa del rivoluzionario pensiero politico del leader di Atlanta, includendo le parti più importanti dei suoi discorsi più celebri: dal famosissimo “I Have a Dream”, pronunciato a Washington nel 1963, a “I’ve Been to the Mountain Top”, l’ultimo prima di morire a Memphis. Chiudono il volume la proclamazione del Martin Luther King Jr Day, da parte del presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan nel 1986, e una cronologia.
“Io continuo ad avere un sogno. È un sogno che ha radici profonde nel sogno americano” (Martin Luther King).