È il 6 aprile 1941 quando gli aerei tedeschi iniziano a bombardare la capitale del Regno di Jugoslavia. Alla fine di marzo, Adolf Hitler ha deciso di affiancare l’alleato Benito Mussolini aggredendo Belgrado. È l’inizio dell’Operazione 25, che solo con i bombardamenti tra il 6 e l’8 aprile causerà la morte di centinaia di persone e porterà alla paralisi un intero paese.
In questo contesto si apre il fronte balcanico della Seconda Guerra Mondiale, in un luogo – l’ex Regno di Jugoslavia – che vedrà sorgere una importante formazione partigiana per la liberazione.
Meša Selimović (1910-1982), scrittore di lingua serbo-croata, racconta il complesso rapporto tra civili e partigiani nel romanzo breve Nebbia e chiaro di luna, pubblicato originariamente nel 1965 con il titolo Magla i mjesečina e finalmente portato in Italia da Bottega Errante Edizioni nella collana Estensioni, anche grazie al prezioso contributo del traduttore Dino Huseljić, giovane italianista e filologo nato in Bosnia-Erzegovina e formatosi in Italia.
All’interno del rapporto tra i due giovani sposi Ljuba e Jovan, si inserisce la vicenda di un giovane partigiano che trova ospitalità nel loro focolare domestico. L’evento fa scaturire un tormentato flusso di pensieri che coinvolge i due giovani coniugi. La scrittura di Selimović, che si snoda tra una voce narrante capace di lasciare il posto, di volta in volta, al flusso interiori dei due protagonisti, e una scelta dei vocaboli forte e mai stucchevole, svela i sentimenti senza giudicare e in maniera cruda, come nel caso di Ljuba, che si confronta con il crollo delle proprie certezze, con quel germe interiore che instilla dubbi e riflessioni su ciò che è stato, su ciò che è e su tutto quello che potrebbe essere: «[…] si era calmata, aveva dimenticato, la vita non è una festa ma rassegnazione, e non aveva senso appesantirla oltre con il pensiero di ciò che non poteva essere. Non ce n’era bisogno, perché anche ciò che l’aveva sfiorata, come un soffio di vento, aveva scosso la sua indifferente tranquillità, le aveva legato le gambe e le mani, l’aveva riempita di una terribile stanchezza, doveva solo far passare quella notte, anche la pioggia forse aveva le sue colpe, veniva giù da giorni, aveva l’anima impregnata di umidità, stava iniziando a marcire da qualche parte nel profondo, come se la pelle si fosse lasciata penetrare creando una pozzanghera».
Nel romanzo la storia jugoslava è un’ombra, un’architettura necessaria a far emergere il contrasto tra Ljuba e Jovan, la disillusione di fronte ai grandi eventi storici e alla brutalità della guerra – evento supremo capace di entrare nelle case delle persone, di violare la loro intimità, di pretendere un cambiamento o, più crudelmente, di rappresentare l’essenziale necessità di riedificare la realtà.
Considerata da Selimović la propria opera “artisticamente più riuscita”, Nebbia e chiaro di luna si ritaglia un posto di prim’ordine nella storia della letteratura serbocroata novecentesca.
Una personalità, quella di Selimović, caratterizzata da un amore per la profondità psicologica che ci viene ricordata anche dal suo amore per Venezia, che descrisse come una città “aperta a tutto quello che è umano”, occasione di preziose suggestioni per lo scrittore[1]. Parliamo di un uomo che non ha temuto il confronto con la storia né quello con la contemporaneità. Si narra che non abbia avuto timore di criticare il politico bosniaco Branko Mikulić. Una presa di posizione che è costata all’autore l’ostracismo da parte della società[2].
Così Selimović si siede degnamente a fianco di Ivo Andrić, altro famigerato raccontista e romanziere novecentesco di lingua croata vincitore del Nobel per la letteratura nel 1961. E questa posizione gli è concessa proprio dal grande valore storico-culturale e psicologico portato avanti nella narrativa di Nebbia e chiaro di luna, un’opera meritatamente recuperata dall’editoria italiana.
Meša Selimović, NEBBIA E CHIARO DI LUNA, Bottega Errante, 2023.
[1] D. Capasso, R. Russi, Il sogno italiano, Lulu.com, 2013
[2] E. Kusturica, Dove sono in questa storia, Feltrinelli, 2013