Douglas Timothy Petersen è un inglese razionale e metodica, che per lavoro fa il biochimico. Ha 54 anni, è sposato con la bella Connie, che ne ha qualcuno in meno, personalità vulcanica e istrionica, con talento artistico, e una gran voglia di vivere e di godersi la vita. Una coppia talmente male assortita sulla carta, che nella realtà ha alle spalle un matrimonio piuttosto felice, nonostante l’aborto del primo nato, e un figlio adolescente, Albie, che sta per andare al college. Ma capita che, nel bel mezzo della notte, mentre manca poco alla tanto agognata vacanza familiare che sancirà la partenza di casa del figlio, Connie svegli Douglas con una frase che non lascia spazio a dubbi: “Credo di volerti lasciare”. Inizia così “Noi”, saga familiare che segna il ritorno in libreria di David Nicholls (in italia con Neri Pozza) dopo il meritato successo di “Un giorno”. La storia di Douglas, Connie e Albie si trasforma in un romanzo familiare che diverte e appassiona, commuove e fa sorridere, e soprattutto si fa leggere con straordinaria attenzione. Sì, perché lo stile di scrittura è quello di Nicholls, e dopo “Un giorno” lo conosciamo molto bene: ironico e tagliente, ma capace di iperboli sentimentali in grado di raccontare l’amore anche davanti a un aneddoto che fa ridere a bocca aperta. Nicholls è così, e la storia che mette in piedi ci fa appassionare al viaggio dei tre protagonisti, quello che comunque si fa per volontà della stessa Connie (“…non c’è fretta. Vedremo. Aspettiamo e vediamo come le cose andranno a finire…”), ma che evolve in modo inatteso generando conflitti caratteriali che potrebbero tranquillamente fare la fortuna di un film. Douglas è disarmante nel proprio sforzo di generosità, teso a voler a tutti i costi che Connie resti con lui, ma anche che Albie, ribelle e anarchico come tutti gli adolescenti, e forse anche di più, gli dimostri finalmente quel bene che fatica ad emergere nelle relazioni che ha con il genitore. In mezzo, l’Europa che li accoglie tra meraviglie artistiche e imprevisti inattesi, e un lungo, intenso flashback che ci fa capire quanto complicato e difficile sia stato il rapporto tra Douglas e Connie, ma anche tra il nostro buffo biochimico e la propria famiglia d’origine. E che ci rende ancora più simpatico il suo personaggio, del tutto fuori posto nelle situazioni che contano, ma che nella vita ha sempre saputo cavarsela, partendo da quella volta che conquistò la sua bella grazie ai suoi interessi e alla sua capacità scientifica. Una persona fuori dal comune, quindi, che poi si perde nelle banalità e che si affida alla testardaggine, oltre che al cuore per recuperare il rapporto con le persone a lui care.
Nicholls mostra di saper raccontare alla perfezione una storia che evolve nel tempo: se in “Un giorno” si analizzava la stessa data a cadenza annuale, qui i canoni sono diversi, e ci offrono una visione narrativa che intreccia il presente con il flashback, la realtà con i ricordi. Un sapiente affresco di caratteri, quindi, attraverso cui l’autore inglese ci offre un nuovo originalissimo ritratto borghese, un laboratorio di emozioni in cui non trova affatto posto la nostalgia, anzi: leggendo il romanzo, lasciandosi assorbire fino in fondo dalla storia, e pensando al rapporto tra Douglas e Connie vengono in mente le parole finali della deandreiana “Giugno ‘73” (‘…io mi dico è stato meglio lasciarsi che non essersi mai incontrati…’), un’espressione che certo non conosce rimpianto né rancore. Piuttosto, la linfa per far andare avanti persone e relazioni sembra essere la curiosità, e la volontà di mettersi in gioco sempre e comunque.
Non sono particolarmente coraggioso, né dotato di un fisico imponente,
ma quella notte guardai l’ora – le quattro e qualcosa – sospirai,
sbadigliai e scesi di sotto, scavalcando il nostro inutile cane.
Mi trascinai di stanza in stanza e dopo aver controllato porte e finestre risalii in camera.
“E’ tutto a posto” dissi. “Dev’essere l’aria nei tubi dell’acqua”.
“Ma di che stai parlando?” fece Connie, tirandosi su.
“Non ci sono ladri in giro”.
“E chi ha parlato di ladri? Ho detto che secondo me
il nostro matrimonio è arrivato al capolinea, Douglas. Penso che ti lascerò”.
Mi sedetti sul bordo del letto.
“Be’, sempre meglio che avere i ladri in casa” dissi, ma nessuno di noi due rise,
e per quella notte non dormimmo più…
(Da “Noi”, di David Nicholls, Neri Pozza)
Noi (Us) – David Nicholls
Traduzione: Massimo Ortelio
430 pagine, Neri Pozza
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…