Elisabetta Villaggio ricorda suo padre in Fantozzi dietro le quinte, edito da Baldini+Castoldi
Sono passati quattro anni dalla scomparsa di Paolo Villaggio: artista, comico, maschera, ma soprattutto padre per la figlia Elisabetta, che in un volume racconta il popolare attore genovese da un punto di vista inedito. Il libro, intitolato Fantozzi dietro le quinte – Oltre la maschera. la vita (vera) di Paolo Villaggio (Acquistalo qui), andrebbe letto dalla fine. È in particolare alla fine che l’autrice ricorda la figura paterna per salutarla – letteralmente – nell’ultimo capitolo.
In questo “dietro le quinte” in cui viene ripercorsa la vita di Villaggio insieme alla sua carriera, c’è l’aperta volontà di dichiarare sia il vuoto da lui lasciato sia il rapporto difficile che li aveva legati. Come figlia, l’autrice scrive con chiarezza di essere riuscita a volergli davvero bene solo negli ultimi anni della sua vita e non nasconde ma, anzi, sottolinea più volte la difficoltà a essersi relazionata con lui nel passato. Forse sorprende che un attore comico come Villaggio sia stato nel privato anche severo, pur ricorrendo maggiormente in tutta la biografia la sua essenza di uomo sopra le righe, anche eccentrico, fuori dagli schemi. L’evoluzione professionale che la vita aveva preso a suo tempo, passando dagli studi in giurisprudenza a serate in locali che gli prospettavano un incerto futuro nel mondo della comicità, era in sé un’evidente dimostrazione. Un po’ meno scontato, forse, è scoprire come la sua popolarità si riflettesse in modo negativo nel vissuto e nella percezione di Elisabetta, in difficoltà nel relazionarsi con essa nelle varie circostanze in cui il pubblico si mescolava con il privato.
Di Villaggio viene evocato – e narrato – molto della famiglia di origine: dai genitori borghesi e colti, alla sua infanzia e giovinezza nell’indimenticata Genova, luogo in cui ha ben presto conosciuto quella che sarebbe stata la sua compagna e moglie fino alla fine. E città in cui altri giovani promettenti sarebbero poi altrettanto emersi, come il suo vicino di casa e amico Fabrizio De André. È naturale che il ruolo del ragionier Fantozzi sia quello più citato nella biografia. Ma in essa vengono ricordate anche le esperienze cinematografiche, specie precedenti, con regie d’altro genere e livello come quelle di Mario Monicelli, Vittorio Gassman e Marco Ferreri.
Il libro (la cui prefazione è di Laura Delli Colli, giornalista e scrittrice, nonché figlia di Franco Delli Colli e nipote di Tonino Delli Colli, entrambi storici direttori della fotografia del cinema italiano) si configura come una sorta di diario, anche intervallato quanto arricchito spesso da racconti indiretti di Villaggio. Si sente la sua voce e la struttura nel complesso è scorrevole.
Una biografia che restituisce un uomo felice nella vita generosa che ha avuto la fortuna di vivere, fortunato anche negli affetti e nell’avere avuto quel suo “doppio”: il fratello gemello Piero, rispetto a lui meno noto, dalla professione universitaria assolutamente seriosa eppure, a suo parere, il vero comico della famiglia. È alla fine che l’autrice, come figlia, ricorda e saluta il padre: e questo è un ricordo soggettivo, che entra nel suo privato con l’intento della condivisione, staccandosi dal resto dei ricordi corali che nell’insieme di voci hanno dato corpo a una biografia altrettanto viva.
Elisabetta Villaggio, Fantozzi dietro le quinte, Baldini + Castoldi, 160 pagine, 2021

Ha scelto di approfondire le materie che ama da sempre conseguendo una laurea in Lettere Moderne. Che in terra brianzola è di per sé una sfida. Ma specializzandosi in Storia del Teatro Inglese e Cinema è quasi incoscienza. Tuttavia, unendo lavoro pratico a collaborazioni artistiche, da anni si occupa di recensioni culturali e anche di editoria.