L’universo femminile è al centro del nuovo libro della scrittrice romana edito da Einaudi
Self-Portrait – Il museo del mondo delle donne di Melania G. Mazzucco, edito da Einaudi, è un saggio artistico, o un saggio sull’arte. Un’arte volutamente scelta e selezionata nel mondo femminile, che ripercorre i secoli secondo un ordine cronologico. La struttura del volume – che può essere ben utilizzato come testo universitario, specie per la natura documentaristica o documentata, ma anche per lo stile didascalico, non per questo meramente cattedratico, che lo caratterizza – non è complessa, ma ben definita in capitoli brevi che presentano ciascuno delle immagini – cuore delle scelte iconografiche visive – le quali, a loro volta, rimandano al contesto esistenziale da cui sono non estrapolate, ma solo isolate.
Si tratta anche di un contesto storico-sociale che, nel suo svilupparsi nel corso dei secoli, ripercorre le fasi della vita della donna. L’indice stesso mostra chiaramente questa concezione dei capitoli suddivisi dalla nascita – a sua volta preceduta dall’esordio – alla giovinezza. Cui non segue la scontata vecchiaia bensì la gravidanza che, in certe artiste quali Frida Kahlo, ha conosciuto l’esperienza dell’aborto. Viene poi esplorata la sessualità, per poi spaziare dalla vita da madre alla vita della donna sola. Il lavoro viene analizzato artisticamente quanto sociologicamente, attraverso le donne lavoratrici del passato. In tal modo viene approfondita la figura della bambinaia, come anche della lavandaia. È specie attraverso il lavoro delle artiste stesse che si ripercorre la loro difficoltà primaria a esercitarlo quando, nei secoli più lontani, non potevano nemmeno frequentare l’accademia necessaria a formarle professionalmente.
Eppure, essendo state figlie del proprio tempo, nella contemporaneità si sono affermate figure quali Gabriele Münter, compagna e promotrice di Vasilij Kandinskij, ma pittrice ancor prima di lui. Ne era passato di tempo da quando Artemisia Gentileschi – della quale la Mazzucco seleziona e commenta Susanna e i vecchioni – nel Seicento era stata un’eccezione di pittrice professionista, più che altro perché figlia d’arte. E perché aveva avuto dalla sua anche utili conoscenze paterne, nonostante i drammi personali che derivarono da una di queste. In ogni capitolo dedicato a un’artista prescelta, l’autrice realizza approfondimenti biografici che in brevi stralci inquadrano ciascuno la vita di queste donne fuori dal comune, contesti compresi. Donne colte nel loro vissuto e nel loro modo di essere. Oppure nel modo che, invece, avrebbero voluto vivere veramente. Donne madri, oltre che artiste: un duplice ruolo che in certe epoche sarebbe stato preferibile disgiungere. O addirittura non viverlo affatto. A tutto ciò, la Mazzucco unisce interpretazioni e riflessioni formulate per cogliere in maniera soggettiva quanto personalizzata l’opera – oltre che l’artista – prescelta. E non è un caso che tra queste opere, oltre che ritratti, ci siano anche molti autoritratti. Come peraltro il titolo della sua opera rivela da subito.
SELF-PORTRAIT – Il museo del mondo delle donne, Melania G. Mazzucco, 248 pagine, Einaudi, 2022.

Ha scelto di approfondire le materie che ama da sempre conseguendo una laurea in Lettere Moderne. Che in terra brianzola è di per sé una sfida. Ma specializzandosi in Storia del Teatro Inglese e Cinema è quasi incoscienza. Tuttavia, unendo lavoro pratico a collaborazioni artistiche, da anni si occupa di recensioni culturali e anche di editoria.