Se non ci fosse stato Peter Brant, probabilmente non ci sarebbe stato Andy Warhol. La frase non è una semplice provocazione, ma è anzi utile per comprendere l’importanza di una delle più importanti collezioni di arte contemporanea del mondo. Era il 1967, russi e americani si guardavano in cagnesco e si sfidavano a colpi di navicelle spaziali, la Beatlesmania aveva invaso il mondo e gli hippy chiedevano a gran voce di fare l’amore invece che la guerra, che comunque si combatteva già in Vietnam. In questo scenario, in una New York culturalmente vivacissima di stimoli artistici e culturali, Peter Brant, poco più che ventenne, acquista la sua prima opera di Warhol, un disegno della ormai celebre Campbell’s Soup. E da qui inizia il grande sodalizio con il padre della Pop Art, che oggi viene celebrato in una mostra, appunto “Andy Warhol dalla Brant Foundation”, che dopo aver raggiunto Milano, staziona a Roma, nelle sale di Palazzo Cipolla, e qui rimarrà per tutta l’estate, fino al 28 settembre prossimo.
Inutile dirlo, ma, dopo Milano, quella di Roma è un’occasione imperdibile per poter ammirare uno dei gruppi espositivi più importanti dell’arte contemporanea. L’evento, sotto il patrocinio di Fondazione Roma in collaborazione con Comune di Milano e Palazzo Reale, Soprintendenza Speciale per il Patrimonio Storico-Artistico ed Etnoantropologico e per il Polo Museale della città di Roma, nonché prodotto e organizzato da Arthemisia Group e 24 ORE Cultura – Gruppo 24 ORE, è curato dallo stesso Peter Brant e da Francesco Bonami. Oltre 150 sono le opere in esposizione, tra cui tele, fotografie e sculture che fanno parte tutte della Brant Foundation e raccontano – come si legge nelle note ufficiali – “una storia intensa ed uno scambio culturale unico fra il giovane collezionista e l’artista”.
Si va dai primi disegni di Warhol al suo autoritratto in verde del 1964, dal red Elvis del 1962 alla distesa delle bottiglie di Coca-Cola (Silver Coke Bottles, del 1967), al ritratto di Mao, che rilegge in chiave ironicamente diabolica una delle icone dei nemici del capitalismo. Su tutte, troneggia Blue Shot Marilyn, il ritratto della Monroe, sogno proibito di più generazioni, ferito da un colpo di pistola (reale!) esploso da un’amica dell’artista nel 1964, frutto di un banale quanto divertente equivoco linguistico: un giorno questa amica dell’artista, indicando il ritratto della divina di Hollywood, chiese a Warhol “Should I shoot Marylin?”. Alla domanda, interpretata come “Posso fotografare Marylin?” ovviamente Warhol rispose di sì, ignorando che la sua interlocutrice stesse alludendo al significato alternativo del verbo “to shoot”, che oltre a “fotografare” significa anche “sparare”. Così, da una borsetta venne fuori una pistola che immortalò il volto ritratto della Monroe consegnando alla storia della Pop Art uno dei suoi capolavori che, ironia della sorte, Brant avrebbe poi acquistato per 5.000 dollari nel 1967.
Una mostra imperdibile, insomma, che, attraverso capolavori e opere meno conosciute, ci fa apprezzare la creatività e l’estro di un artista a dir poco geniale e, manco a dirlo, attualissimo.
Andy Warhol dalla Brant Foundation
Fondazione Roma Museo – Palazzo Cipolla
Via Del Corso, 320, 00186 Roma – T 06 6786209
Fino al 28 settembre 2014
INFOLINE: 06 98373328
ORARI: lunedì 14.00 – 20.00 martedì -domenica 10.00 – 20.00 il servizio di biglietteria termina un’ora prima della chiusura
Idealista e visionario, forse un pazzo, forse un poeta, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…