In occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, l’Università della Calabria ha ospitato un convegno con docenti, ricercatrici e professioniste
Anche l’Università della Calabria ha aderito alla Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienza, istituita nel 2015 dall’Assemblea Nazionale dell’ONU e patrocinata dall’UNESCO con lo scopo di sensibilizzare e invitare gli Stati membri, le università, la società in generale “a promuovere la piena ed equa partecipazione di donne e ragazze nelle scienze, in materia di istruzione, formazione, occupazione e processi decisionali“. Venerdì 11 Febbraio scorso l’ateneo calabrese ha ospitato una tavola rotonda con docenti, ricercatrici e professioniste sul tema “Donne e scienza”. La prima idea della tavola rotonda parte dal convegno “Donne e scienza” svoltosi lo scorso 22 Ottobre a Tessano, comune di Dipignano (CS), nell’ambito degli eventi culturali innovativi del Progetto “Arte e Scienza“, ideato da Marcella Giulia Lorenzi dell’Associazione “Mauro Francaviglia” e realizzato in collaborazione con il Museo del Rame e degli Antichi Mestieri di Tessano-Dipignano (CS), finanziato dalla Regione Calabria con Fondi PAC 2014-2020, ann.’19.
La tavola rotonda dell’Unical, moderata da Marcella Giulia Lorenzi, è stata introdotta da Giovanna Vingelli, ricercatrice di Sociologia presso la Facoltà di Economia dell’ateneo calabrese, che ha introdotto il concetto di leaky pipeline, espressione che letteralmente in italiano si traduce come “tubo che perde”, una metafora con la quale si intende identificare il fenomeno del graduale abbandono delle carriere da parte delle donne impegnate nelle discipline scientifico-tecnologiche. Un mondo, quello STEM (acronimo per Science, Technology, Engineering and Mathematics), caratterizzato a tutt’oggi dalla mancata realizzazione professionale dell’universo femminile, e ciò nonostante i contributi spesso determinanti delle donne nelle conquiste scientifiche. Un tema, questo, ripreso dagli interventi successivi. Tra i relatori si sono avvicendate Angela Costabile, ordinaria di Psicologia dello sviluppo, Giuliana Mocchi, ordinaria Storia della Filosofia, Manuela Stranges, ricercatrice di Demografia, che attraverso dati statistici sulla presenza femminile nelle STEM, che evidenziano (dati Unesco) quanto solo il 28% dei ricercatori mondiali sia donna e che solo una studentessa su tre scelga materie STEM (con casi di veri e propri crolli, come Informatica, scelta da appena il 3% delle studentesse), ha poi riportato i risultati di un’indagine Almalaurea del 2019, che tracciano un profilo delle differenze di genere quantomai esplicativo, dal quale si evidenzia, per esempio, che alla scuola media il 35% delle ragazze (contro il 26% dei ragazzi) ottiene voti uguali o superiori al 9, che alle superiori il 91% delle ragazze non viene rimandato (per i ragazzi la percentuale è dell’85%), che il 38% dedica allo studio più di 15 ore settimanali (per i maschi è il 16%). Non solo, ma il 39% delle femmine (contro il 26% dei maschi) compie esperienze internazionali, e il 77% delle ragazze (contro il 63% dei maschi) è interessato a proseguire gli studi all’Università. Insomma, uno scenario che evidenzia in modo oggettivo quanto le donne siano più portate degli uomini allo studio. ha preso poi la parola Maria Rita Acciardi, architetto con esperienza di governance amministrativa e attualmente Consigliere federale della Federazione Italiana Giuoco Calcio Figc-LND, la quale ha rimarcato, nonostante l’esistenza di un diaframma culturale nell’avvicendamento delle donne a ruoli apicali, la presenza di quello femminile come di un “contributo di eccellenza”, purtroppo troppo spesso mortificato in una società che discrimina fortemente le donne anche dal punto di vista della retribuzione (gli stipendi maschili restano in media ancora più alti). Marisa Michelini, professore ordinario di Didattica della Fisica all’Università di Udine, ha invece posto l’attenzione su pregiudizi e stereotipi culturali difficili da eliminare in un mondo che considera la scienza una questione a prevalenza maschile.
Particolarmente intenso l’intervento di Gabriella Mazzulla, professoressa associata di Ingegneria dei Trasporti presso l’Università della Calabria e coordinatrice del Corso di Laurea in Ingegneria Civile, che ha smesso per un momento i panni della scienziata per raccontare la propria storia personale, fatta di tanti sacrifici e numerosi ostracismi verso la sua formazione prima e carriera accademica poi, in un mondo prevalentemente maschilista come quello dell’Ingegneria dei Trasporti. A Marta Petrusewicz, docente ordinario di Storia Moderna all’Università della Calabria e attuale Assessore al Comune di Rende, il compito di demitizzare, mediante aneddoti assai significativi, gli stereotipi di genere delle diverse attitudini dei sessi. Patrizia Piro, Pro-Rettrice delegata al Centro Residenziale dell’Università della Calabria, ordinario di Costruzioni Idrauliche, Marittime e Idrologia, ha invece inteso porre l’attenzione sull’importanza di iniziative come questa, sottolineando l’importanza del sostegno in famiglia, nei rapporti che le donne impegnate nel mondo scientifico consolidano con compagni e figli: un percorso certo non semplice, soprattutto se si vuole mantenere un ruolo di primo piano (“un io forte“) sia negli affetti, sia nel lavoro. In collegamento da Roma, Anna Falcone, avvocata e attivista politica, che si è ricollegata agli interventi che l’hanno preceduta per rimarcare la necessità di riscrivere un modello di società sulla base di riforme che tornino al ruolo delle istituzioni svuotato di tecnocraticismo ma di reale rappresentanza dei cittadini. L’intervento successivo, di Sandra Plastina, professoressa associata di Storia della filosofia, ha avuto poi il compito di tracciare un approccio filosofico partendo da termini quali attitudini, modelli, stereotipi e riferimenti, riportando all’attenzione figure storiche forse poco note quali quella di Trotula de Ruggiero, scienziata salernitana dell’XI secolo, e Moderata Fonte, letterata del Cinquecento che nella sua opera Il merito delle donne evidenziava già la particolare attitudine delle donne verso la scienza. La parola è poi passata a Ilenia Picardi, ricercatrice in Sociologia presso l’Università degli Studi di Napoli Federico II, che ha parlato del modello del labirinti di cristallo, che identifica la disparità di genere come un soffitto di cristallo quale “frontiera” da conquistare e infrangere. Non è riuscita a intervenire Mariafelicia De Laurentis, professore di astronomia e astrofisica presso l’Università di Napoli Federico II, che era tra le invitate a partecipare: singolare la sua storia, che l’ha portata a diventare una delle protagoniste indiscusse dell’astrofisica mondiale, riuscendo a fotografare un buco nero, nonostante le tante difficoltà incontrate a causa del fatto di essere donna. Singolare, infine, la testimonianza di Alessandra Barbarossa, studentessa dell’Università di Bologna, che ha raccontato le difficoltà di giovane studentessa alle prese con il gender gap.
Un’iniziativa molto valida, che ha testimoniato la necessità di confrontarsi e discutere su un tema quantomai attuale.
Idealista e visionario, ama l’arte come la vita, con disincanto, sogno e poesia…