Il Dolby Theatre di Los Angeles è già tirato a lucido da un pezzo, e Neil Patrick Harris, il conduttore scelto un po’ a sorpresa, sta già schiarendo la voce per quella che si preannuncia essere l’occasione d’oro della sua vita professionale. Tutto è pronto, insomma, per la cerimonia degli Oscar 2015, l’87ma della serie, che arriva immarcescibilmente come la primavera (quella, prima o poi, dovrà pur arrivare da queste parti!). Una cerimonia che per l’Italia non avrà sicuramente il sapore che ebbe lo scorso anno, con il trionfo di Paolo Sorrentino e del suo La grande bellezza, e che quest’anno avrebbe potuto avere un altro significato, se Il capitale umano di Paolo Virzì fosse entrato nei nominati come Miglior Film Non In lingua Inglese. Pazienza.

A fremere sono senz’altro i nominati effettivi: scopriamo quelli che ambiscono alle statuette principali, relative a film di cui già ci siamo occupati su queste pagine. Come capita spesso in questi casi, ci sono diverse pellicole che concorrono per più statuette, e che rientrano a buon diritto tra i nominati come Miglior Film. E’ il caso, per quest’anno, di American Sniper, per la regia di Clint Eastwood, Birdman, diretto da Alejandro González Iñárritu, Boyhood, che vede come regista Richard Linklater, Grand Budapest Hotel, di Wes Anderson, The Imitation Game, diretto da Morten Tyldum, Selma – La strada per la libertà, per la regia di Ava DuVernay, La teoria del tutto, di James Marsh, e Whiplash, diretto da Damien Chazelle. Tra essi, Iñárritu (Birdman), Linklater (Boyhood), Anderson (Grand Budapest Hotel) e Tyldum (The Imitation Game) hanno avuto una nomination anche come registi, insieme alla sorpresa Bennett Miller, in odore di premio per Foxcatcher.

Scorrendo la lista dei nominati, c’è da dire subito che, pur apparendo a prima vista evidente quanto distinta sia la separazione tra l’impegno sociale e le storie private, le strade in realtà si intersecano in modo abbastanza complesso. C’è il sogno americano, che nel film di Eastwood si trasforma in denuncia contro la guerra e le sue assurde declinazioni (pensiamo all’Iraq del 2004 e alla replica di questi ultimi mesi, con la tragedia siriana), e che invece nel film di Linklater assume i toni un po’ edulcorati di una saga familiare che rappresenta il successo quotidiano, senza fronzoli, delle persone normali che vivono il proprio quotidiano. C’è poi la storia di personaggi di successo, dal Turing di The Imitation game all’Hawking de La teoria del tutto, al Luther King di Selma: destini certo diversi, ma relativi a personaggi significativi e di richiamo per l’immaginario collettivo, americano e non solo. In questo senso, anche il protagonista di American Sniper, suo malgrado, lo è. E film come Birdman, Whiplash Grand Budapest Hotel suonano un po’ lontani, ma ci ricordano che il cinema rappresenta evasione, gioco teatralità, che incarna i desideri dell’uomo comune verso l’immaginario collettivo. In questo senso, non ci dispiacerebbe un premio per Whiplash o per Birman, ma siamo convinti che la giuria degli Academy Awards premierà American Sniper o Boyhood.

Sulle interpretazioni attoriali, competono nei ruoli da protagonista maschile, Steve Carell per Foxcatcher, Bradley Cooper per American Sniper, Benedict Cumberbatch, l’Alan Turing di The Imitation Game, il Birdman Michael Keaton, e lo Steven Hawking Eddie Redmayne per La teoria del tutto. Qui, non ce ne vogliano gli altri, ma ci sentiamo di tifare per Michael Keaton, la cui prova è davvero degna di nota, in quanto il film si regge da solo sul suo talento d’attore, immenso.
A contendersi invece la statuetta per la Miglior attrice protagonista, troviamo Marion Cotillard, che abbiamo visto in Due giorni, una notte, Felicity Jones moglie di Hawking in La teoria del tutto , Julianne Moore, protagonista di Still Alice, Rosamund Pike per il noir coniugale L’amore bugiardo, e poi Reese Witherspoon per Wild. In questo caso, vediamo favorita la Moore, che affronta la storia della protagonista affetta da Alzheimer con piglio e partecipazione che meritano sicuramente un encomio. Non ci dispiacerebbe però che la statuetta finisse nelle mani della Cotillard, che incarna la lotta al disagio sociale in una storia molto partecipata.
Passando al premio per il Miglior attore non protagonista, in questo caso i contendenti sono Robert Duvall per The Judge, Ethan Hawke per Boyhood, Edward Norton per Birdman, Mark Ruffalo per Foxcatcher e J. K. Simmons per Whiplash. In questo caso vediamo avanti sugli altri un mito come Duvall, ma dal nostri canto tifiamo spudoratamente per Simmons, che nella parte dell’insegnante canaglia è praticamente perfetto.
Il riconoscimento per Migliore attrice non protagonista vede invece gareggiare in nomination Patricia Arquette per la madre in Boyhood, Laura Dern per Wild, Keira Knightley per The Imitation Game, Emma Stone per Birdman, e Meryl Streep per Into the Woods. In questo caso ci sembra sussista una maggiore imprevedibilità, e le nostre preferenze vanno alla Knightley, anche se vorremmo vedere ancora la Streep stringere in mano un’altra statuetta.

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